L’Armenia si prepara a un cambio al vertice. Dopo le improvvise dimissioni del capo del governo Tigran Sargsyan, annunciate lo scorso 3 aprile in seguito alle forti critiche ricevute per una controversa riforma delle pensioni, nel paese caucasico si sta lavorando alla formazione del nuovo governo, che dovrà essere formato entro i primi di maggio. Arriva intanto il nome del nuovo primo ministro, che dovrà raccogliere l’eredità di Sargsyan e cercare di far uscire l’Armenia dalla stagnante situazione economica nella quale il paese si trova da tempo.
Il dimissionario Tigran Sargsyan, nominato primo ministro nel 2008 in seguito a un’esperienza decennale come presidente della Banca Centrale dell’Armenia, avrebbe deciso di lasciare l’incarico probabilmente in seguito alla forte polemica scatenatasi a causa della già citata riforma delle pensioni, legge voluta fortemente proprio da Sargsyan, ma che aveva scatenato non poche polemiche: la riforma infatti non sembrava garantire ai lavoratori un reddito pensionistico decente, tanto che addirittura la Corte Costituzionale dell’Armenia, qualche settimana fa, decise di dichiararla incostituzionale.
Gli anni di governo di Sargsyan sono stati difficili, caratterizzati dalla grave crisi economica che tutt’ora colpisce il paese caucasico. Nel corso del suo mandato, nel 2009 l’Armenia ha fatto registrare la seconda peggior recessione al mondo, e come se non bastasse, nel 2011, secondo la rivista Forbes, l’Armenia è stata la seconda peggior economia sempre a livello mondiale, dietro solo al Madagascar. Proprio le disfatte del paese caucasico in campo economico avevano portato in molti negli ultimi anni a criticare l’operato di Sargsyan, che dal canto suo aveva sempre continuato a difendersi dalle polemiche.
Tra le numerose critiche ricevute ultimamente da Sargsyan, quella che ha fatto più scalpore è stata la discussione avuta di recente con l’ex presidente Robert Kocharyan. Tutto è partito dalle accuse di Sargsyan, secondo cui l’ex presidente armeno sarebbe stato la vera causa della crisi economica che sta investendo il paese, a causa di alcune decisioni sbagliate prese negli anni del suo governo. Per tutta risposta, Kocharyan ha criticato pubblicamente il capo del governo, affermando che “per il paese è un lusso mantenere un primo ministro inutile”, scatenando le ire di Sargsyan e segnando probabilmente un deciso passo in avanti verso le sue dimissioni.
C’è stato anche chi, come la parlamentare Lyudmila Sargsyan – omonima del primo ministro dimissionario – del Congresso Nazionale Armeno (partito d’opposizione), ha addirittura affermato che le improvvise dimissioni del capo del governo sarebbero state forzate da qualcuno, sostenendo che “quando presiedeva la riunione del consiglio dei ministri della mattina, non sapeva ancora che avrebbe dovuto dare le proprie dimissioni in serata”. Secondo la parlamentare del CNA, i ripetuti fallimenti del paese in ambito economico non sono però imputabili alla sola figura di Sargsyan.
Intanto il giorno successivo all’annuncio, il presidente armeno – altro omonimo dell’ex primo ministro – Serzh Sargsyan, ha deciso di accettare le dimissioni del governo, emettendo un decreto il quale ha stabilito che i membri dell’attuale governo continueranno comunque ad adempiere ai propri obblighi fino a quando non ne verrà formato uno nuovo.
Il 13 aprile, una decina di giorni dopo le dimissioni del primo ministro, il presidente Sargsyan ha preso la decisione di affidare l’incarico di formare il nuovo governo all’ex presidente del Parlamento Hovik Abrahamyan, nominandolo nuovo premier dell’Armenia. Abrahamyan, già ministro dell’amministrazione territoriale sotto la presidenza di Kocharyan, ha a disposizione venti giorni di tempo per la formazione del nuovo governo, dopodiché dovrà mettersi subito al lavoro. Intanto sono già stati rivelati i nomi dei possessori di alcune poltrone, come Armen Yeritsyan, ministro delle situazioni di emergenza, o Davit Harutyunyan, capo di stato maggiore. La definitiva formazione di governo si attende entro maggio.
Foto: World Economic Forum