UNGHERIA: Orbán rieletto, ma la maggioranza dei due terzi è in bilico

Tutto come previsto nelle elezioni di ieri. Vince il Fidesz, perde la coalizione di centro-sinistra, rafforza la propria posizione la destra radicale, mentre al fotofinish i verdi confermano la presenza in parlamento. In realtà la questione più importante ovvero se il Fidesz avrà nuovamente la maggioranza dei 2/3, non è stata ancora decisa e ruota intorno a poche decine di voti di un collegio di Budapest dove momentaneamente il candidato di Orbán viene dato in vantaggio. Con la conquista di questo seggio “gli arancioni” otterrebbero 133 seggi su 199, i 2/3 precisi dell’assemblea.

Le elezioni hanno confermato il grande sostegno di cui gode il Fidesz nel paese. Il partito raccoglie il 44,5% e vince in 90 dei 100 collegi uninominali. Orbán, ieri sera, ha parlato di una grande vittoria che certifica il consenso del Fidesz e conferma la volontà degli ungheresi di stare nell’UE, evitare pericolose devianze radicali, ribadendo però il forte ruolo che la nazione magiara deve giocare. Fidesz ha ottenuto senza dubbio un risultato importante, ma non è tutto oro quel che luccica. Il partito ha perso il 7,5% rispetto alle precedenti elezioni e deve fare i conti con un’emorragia di circa 700.000 voti, risultando la peggiore performance dal 1998. Il partito di governo ha però ottenuto percentuali bulgare fra i votanti all’estero. E’ la prima volta che gli ungheresi residenti all’estero hanno goduto del diritto di voto, e lo hanno fatto ripagando la possibilità offertagli dal Fidesz che ha raggiunto percentuali vicine al 95% sui 65.000 votanti.

Ben diverso il clima nel centro-sinistra. La coalizione ha racimolato il 26% guadagnando sei punti rispetto alla debacle storica del 2010. In questa tornata però il partito socialista si presentava in alleanza con diverse forze liberali, quindi nonostante un aumento numerico dei voti il risultato è da considerarsi negativo. La netta sconfitta è stata evidenziata nei discorsi post-elettorali dei diversi leader. Nonostante non siano fuoriuscite ancora accuse reciproche è chiaro che ci si avvicina ad una resa dei conti. Se oggi il candidato premier Mesterházy ha dimostrato la sua incapacità, sia politica che d’immagine, ieri sera è tornato in grande spolvero sulla scena l’ex-premier Gyurcsány. Magra consolazione per la coalizione è quella di esser riuscita a recuperare alcune posizioni storiche a Budapest (qui conquista 8 collegi su 18) rendendo così incerte le prossime elezioni comunali.

L’estrema destra ungherese, fenomeno politico su cui si sono riversati molti fari mediatici negli ultimi anni, conferma nel frattempo la sua forza guadagnando quasi 100.000 voti, il 4%, e arrivando al 20,5%. Nonostante questo Gábor Vona, leader dello Jobbik, non si è mostrato particolarmente entusiasta anche perchè gli obiettivi del partito erano: scardinare l’elettorato del Fidesz, superare la coalizione di sinistra e vincere in numerosi colleggi uninominali. Di questi obiettivi non ne è riuscito nessuno, e anche Vona, seppur di poco, è uscito sconfitto nel suo collegio. Jobbik ha però dimostrato di essere un movimento attivo, che nonostante scissioni e scandali gode di un forte appoggio popolare, non più localizzabile solo nelle zone nord-orientali del paese (una volta base dell’elettorato socialista) ma ormai ha consolidato posizioni anche nelle zone occidentali, arrivando in numerosi casi al secondo posto.

Infine l’ultimo partito che arriva in parlamento superando la quota del 5% è LMP (La politica può essere diversa), di orientamento verde e liberale. Il raggiungimento dell’obiettivo non era scontato sebbene nel 2010 avesse conquistato il 7,5% dei voti. Negli ultimi anni infatti si sono susseguite spaccature interne dovute ai tentativi del partito socialista di coinvolgere alcuni suoi esponenti nell’alleanza di sinistra. András Schiffer, leader del partito, ha però mantenuto salda l’idea di estraneità alle due coalizioni, congratulandosi con Orbán per la vittoria e augurandosi una sana cooperazione con l’opposizione di sinistra.

Le elezioni ungheresi hanno in sostanza confermato gli equilibri politici, evidenziando forza e sostegno di cui gode Orbán. Certo, nel netto successo elettorale del Fidesz, è da valutare il reale peso che hanno avuto le modifiche alle “regole del gioco” (legge elettorale, legge sui media, etc.). I leader del centro-sinistra hanno riconosciuto il risultato senza però congratularsi con Orbán, ed anzi hanno parlato di manipolazioni e di paese non democratico. Quello che è certo è che ora Orbán avrà altri quattro anni per continuare la strada intrapresa nel 2010.

Chi è Aron Coceancig

nato a Cormons-Krmin (GO) nel 1981. Nel 2014 ho conseguito all'Università di Modena e Reggio Emilia il Ph.D. in Storia dell'Europa orientale. In particolare mi interesso di minoranze e storia dell'Europa centrale. Collaboro con il Centro Studi Adria-Danubia e l'Istituto per gli incontri Culturali Mitteleuropei.

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3 commenti

  1. Una domanda: quando si parla di ” prima volta che gli ungheresi residenti all’estero hanno goduto del diritto di voto” si parla anche della minranza ungherese (maggioranza) in Slovacchia del sud?
    Grazie per la risposta.
    E.S.

  2. Aron Coceancig

    Sì, il governo Orban ha esteso la cittadinanza ungherese a tutte le persone che ne fanno richiesta, parlano la lingua ed hanno dei discendenti ungheresi. Quindi questa è stata la prima volta che anche le minoranze ungherese nei paesi confinanti hanno potuto votare. In Slovacchia tuttavia essendo impossibile per legge godere di doppia cittadinanza sono numericamente poche le persone che hanno goduto del diritto di voto, al contrario della Romania.

    • Enzo Salomone

      Grazie. Lo temevo. Mi fa molta paura queto atteggiamento, non per il valore in se, al limite comprensibile, ma per il pericolo destabilizzante che sconvolge le pur deprecabili “divisioni” di Jalta in un modo aggressivo e viscerale con contraccolpi pericolosissimi. Penso ai Sudeti e mi corre un brivido nella schiena. Del resto il “principio” è già stato attuato con la Crimea, con tutte le attenuanti storiche che si posssono applicare al caso. C’immaginiamo se l’Austria lo applicasse al Süd Tyrol?

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