Mostar, il cui nome deriva dal suo ponte antico (lo Stari Most) e dalle torri sulle due rive del fiume Neretva, i “custodi del ponte”(mostari), è oggi una tranquilla città della Bosnia Erzegovina, fiore all’occhiello del turismo regionale. I turisti sono attratti dal caratteristico ponte antico a schiena d’asino, dalla meravigliosa città vecchia con le sue moschee, le chiese cattoliche e ortodosse, gli edifici e i monumenti risalenti all’impero Ottomano e dalla recente storia della città, coinvolta pesantemente nelle cruente vicende della guerra nei Balcani.
E’ però sufficiente una passeggiata di pochi minuti al di fuori delle aree turistiche e della città storica, oggi completamente ricostruita grazie agli aiuti della comunità internazionale, per svelare le profonde ferite provocate dalla guerra.
Dopo che la Bosnia Erzegovina in seguito ad un referendum popolare dichiarò l’indipendenza, la città di Mostar tra il 1992 e il 1993 fu soggetta a pesanti bombardamenti e a un assedio durato nove mesi. Le truppe serbe e montenegrine, appoggiate dall’esercito popolare jugoslavo, bombardarono per la prima volta Mostar il 3 aprile 1992 e nelle settimane successive presero il controllo della città. Il 12 giugno 1992 le forze alleate composte da croati d’Erzegovina e bosniaci musulmani riuscirono a riconquistare Mostar, che continuò a subire bombardamenti dalle postazioni sulle montagne rimaste in mano alle truppe serbe e montenegrine.
Nel 1993 i croati e bosniaci musulmani, dopo aver combattuto fianco a fianco, cominciarono una cruenta lotta per il controllo della città. Il 9 novembre 1993 lo storico ponte di pietra risalente al XVI secolo, simbolo della città, fu distrutto dal fuoco di un mortaio croato.
Il 25 febbraio 1994 fu firmato il cessate il fuoco. Mostar rimase divisa tra croati e bosniaci musulmani e solo nel 1996 fu ristabilita la libera circolazione da una parte all’altra della città.
Ai giorni nostri, in tempo di pace, i ragazzi di Mostar hanno ridato vita all‘antica tradizione locale di tuffarsi dal ponte vecchio. I tuffi, un tempo effettuati per attirare l’attenzione delle ragazze, sono oggi diventati una attrazione turistica e una piccola fonte di guadagno per i ragazzi del posto. Uno spettacolo messo in scena nei mesi estivi dai membri del “club dei tuffatori”, con sede nella torre di Tara, una ex polveriera sulla riva sinistra del fiume Neretva. Il tuffatore rimane in cima al ponte con un cappello in mano, mentre un secondo ragazzo comincia a battere le mani per attirare i turisti. Il tuffo non avviene fino a quando non sia stata raggiunta una somma minima di offerte. Solo a quel punto l’intrepido “Icaro” spicca il volo da un’ altezza di 24 metri…
Prendete coraggio e tuffatevi nelle gelide acque verde smeraldo della Neretva: qui il reportage fotografico