E’ un po’ che non si sente più parlare di Grecia. Non perché la situazione abbia smesso di essere critica ma perché la povertà ha smesso di fare notizia. Cosa dire “di nuovo” d’altronde: la gente è sempre in fila per il pane, la miseria corrode la società, la incattivisce, non mancano gli scontri violenti, gli scioperi sono ormai abituali, la frustrazione della popolazione aumenta, la politica non trova soluzioni e lo Stato si fa sempre più autoritario. Ma in fondo chi se ne frega. La Grecia, ormai, non sembra essere nemmeno più Europa. Per noi è dall’altra parte del mare ma ci interessiamo più dell’India. La nostra stampa tace, forse per farci stare tranquilli, forse per incuria e sciatteria.
Fondamenta d’ingiustizia
Ci sono i dati, aridi e feroci, a raccontare la tragedia: la disoccupazione è aumentata fino al 27,9% a giugno. La natalità è diminuita del 10% dal 2009. I suicidi sono raddoppiati dal 2009. La proroga ottenuta dal governo di Atene per raggiungere il pareggio di bilancio vale poco: già si parla di un nuovo bailout. Oltre alla politica di tagli quello che manca è una strategia per rilanciare il paese che da tre anni non arresta la propria discesa agli inferi. Anche il quotidiano greco Khatimerini si interroga: per salvare l’Europa si vuole sacrificare la Grecia? Ma l’Europa che nascerà avrà fondamenta d’ingiustizia.
Tra cibo scaduto e malnutrizione
Per combattere la crisi (e la malnutrizione che colpisce sempre più persone, anche bambini) si è recentemente acconsentito alla vendita di cibi scaduti nei supermercati. Sappiamo tutti che la data di scadenza anticipa, in genere, l’effettivo degrado del prodotto, ma ciò nulla toglie alla gravità di una simile scelta. Oltre a essere un’offesa alla dignità dei greci. Un popolo che ha pagato oltremisura le proprie responsabilità e che ora va salvato.
Oxfam (Oxford Commitee for Famine Relief) è una confederazione di organizzazioni non governative che si occupa della lotta alla povertà e alla fame. In un recente report ha lanciato il suo allarme, già perché Oxfam adesso si trova oggi a lavorare in Grecia. Nella nostra Europa, non nella miseranda Africa o in qualche tormentato paese dell’Indocina. E il messaggio è chiaro: non solo la Grecia ma l’Europa tutta si sta trovando ad affrontare un decennio perduto (lost decade) dal quale uscirà più povera: l’aumento dei poveri oscillerà tra i 15 e i 25 milioni di persone nel 2025 (fra poco più di dieci anni, domani insomma).
L’austerità che ci rende poveri
Max Lawson, uno dei responsabili di Oxfam, ha dichiarato al giornale britannico The Guardian che “Oxfam è stata fondata nel 1942 a causa della carestia in Grecia. Mai avremmo pensato di doverci tornare più di settant’anni dopo trovando il paese in condizioni terribili”. E denuncia: “Le misure di austerità, che in passato hanno portato al collasso paesi dell’America latina o dell’Asia, stanno uccidendo l’Europa. I soli beneficiari di tali misure sono i ricchi, quel 10% della popolazione che sta aumentando il proprio tenore di vita”. E conclude: “Il modello europeo è sotto attacco“.
E l’Italia sarà la prossima Grecia. Non lo dice nessun rapporto ufficiale, non lo dice il presidente di Bankitalia né il ministro delle Finanze. Lo dice la direttrice delle poste di una piccola cittadina di provincia, 20mila abitanti.
E mentre la nostra civiltà cade noi stiamo a guardare, come inebriati. La fine ha una sua voluttà. E noi europei amiamo la tragedia. Nel teatro di Epidauro mettono in scena la fine. Ma il vero dramma è che non c’è nemmeno un cane a vedere Europa che scende agli inferi.
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Foto: Rai.it
E’ il governo delle Troike che fa pagare all’Europa la crisi americana. Scambiano la carta straccia stampata dalla Fed con beni reali e moneta valida. Tanto le loro basi militari la occupano da nord a sud…