I risultati dei censimenti del 2011 in Europa centrale: calano ungheresi e romeni, aumentano le minoranze

La scorsa settimana sono stati resi pubblici i risultati del censimento effettuato in Romania nel 2011, questi vanno così ad aggiungersi ai dati di Ungheria e Slovacchia fornendo un interessante quadro demografico dei tre paesi danubiani.

Nel 2011 sono stati censiti poco più di 20 milioni di abitanti in Romania, un calo di un milione e mezzo rispetto alla precedente rilevazione. L’emigrazione ha giocato un ruolo fondamentale nonostante dai dati ufficiali risulta che “solo” 727.000 cittadini romeni abbiano abbandonato il paese, fra questi 341.000 hanno scelto di trasferirsi in Italia mentre 171.000 in Spagna. Numeri bassi rispetto alla reale portata del fenomeno in quanto molti immigrati non vengono registrati, o risiedono in Italia solo periodicamente.
Il calo demografico comporta non solo l’invecchiamento della popolazione, ma anche la carenza di lavoratori qualificati in settori strategici, come la sanità colpita da un’emorragia di giovani laureati alla ricerca di migliori condizioni lavorative. Questa situazione è riscontrabile anche in Ungheria dove il 2011 ha registrato un forte calo della popolazione, scesa sotto la soglia psicologica dei 10 milioni. Se i romeni si dirigono (o meglio si dirigevano nel 2011) verso i paesi mediterranei i vicini ungheresi preferiscono le mete nordiche come Germania o Gran Bretagna.
Le tendenze demografiche slovacche sono invece differenti ed indicano un lento ma costante aumento della popolazione.

In questi paesi la questione nazionale assume un ruolo di primo piano. Così se analizziamo i dati delle nazionalità maggioritarie balza subito all’occhio il calo che negli ultimi dieci anni si è registrato in Slovacchia e Ungheria. Nel 2001 l’85,8% della popolazione slovacca si dichiarava di nazionalità slovacca, mentre nel 2011 questa percentuale è scesa all’80%. Questa tendenza è ancora più evidente in Ungheria dove l’etnia magiara è passata dai dieci milioni del 1990 agli 8,3 del 2011. Questi dati non trovano corrispondenza nell’aumento numerico di altre minoranze, ma possono essere spiegati dal numero di persone che hanno scelto di non dichiarare una propria identità nazionale. In Slovacchia erano lo 0,2% nel 1991 e l’1% nel 2001, ma nel 2011 sono diventati il 7%. In Ungheria hanno raggiunto quota 1,5 milioni, il 15% della popolazione, triplicando il valore del 2001. Molte di queste persone stentano a rispondere al quesito perchè portatrici di identità miste che le porta ad essere impreparate di fronte ad una domanda del genere. Sorge quindi il dubbio se non sia il caso di poter rendere la risposta al quesito sulle nazionalità una risposta multipla nella prossima rilevazione.

Per quanto riguarda le comunità minoritarie particolarmente interessante il caso dell’Ungheria dove si registra un aumento numerico massiccio di tutte le minoranze, evidenziando un processo di progressiva identificazione di persone che prima si dichiaravano ungheresi. Così si nota come la comunità tedesca sia quadruplicata in vent’anni, arrivando alle 131.000 unità nel 2011 (lo stesso trend è presente fra comunità più piccole, come quella armena). In Romania invece si registra il fenomeno opposto, qui la comunità tedesca è passata dalle 119.000 unità del 1991 alle 36.000 del 2011.

Nella regione sono inoltre presenti due forti minoranze, quella ungherese e quella rom. Le comunità ungheresi in Slovacchia e Romania hanno confermato i trend negativi degli ultimi censimenti diminuendo in termini numerici; mentre la comunità rom rileva l’incremento maggiore, costante in tutti e tre i paesi. In Romania vi è stato un incremento dello 0,8% passando dal mezzo milione al 621.000, in Ungheria da 190.000 a 308.000, mentre in Slovacchia si sono dichiarati Rom poco più di centomila cittadini. In termini percentuali variano da circa il 2% della Slovacchia al 3% di Ungheria e Romania. Vi sono però dati ufficiosi che arrivano ad ipotizzare la loro presenza intorno al 10% della popolazione di ogni paese. Un dato incontestabile è la crescita esponenziale di questa comunità. Proprio questo dato sarà centrale nel prossimo futuro per la vita sociale ed economica di questi paesi: a fronte di un invecchiamento e dell’emigrazione generale della popolazione vi è un forte aumento numerico della comunità rom; nella situazione attuale questo potrebbe produrre conflitti e tensioni sociali difficilmente sanabili.

Chi è Aron Coceancig

nato a Cormons-Krmin (GO) nel 1981. Nel 2014 ho conseguito all'Università di Modena e Reggio Emilia il Ph.D. in Storia dell'Europa orientale. In particolare mi interesso di minoranze e storia dell'Europa centrale. Collaboro con il Centro Studi Adria-Danubia e l'Istituto per gli incontri Culturali Mitteleuropei.

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