E’ di scena a Roma tra il 2 e il 5 marzo la rassegna cinematografica internazionale dedicata ai film prodotti nei paesi del gruppo Visegrád: Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia. Presso la Casa del Cinema di Villa Borghese sarà proiettata e presentata una selezione di 12 tra i migliori lungometraggi realizzati negli ultimi anni nei paesi del quartetto.
Il contributo ungherese è costituito da “Made in Hungaria” di Gergely Fonyó (2009), “Final Cut – Ladies and Gentlemen” (Final Cut – Holgyeim es Uraim) di György Pálfi (il 3 marzo alle ore 19) e “L’avventura” (Kaland) di József Sipos (2011). L’ultimo titolo, del 2011, è basato sull’omonimo romanzo di Sándor Márai (Kaland), mentre il lavoro di Gergely Fonyó, “Made in Hungaria”, uno dei maggiori successi al botteghino in Ungheria, è una commedia su un ragazzo ungherese rientrato a Budapest negli anni Sessanta dopo aver vissuto negli Stati Uniti e che pensa di fare fortuna importando il rock. Il più recente dei tre, “Final Cut – Ladies and Gentlemen”, uscito un anno fa, ha partecipato con successo al Torino Film Festival del 2012 e al Trieste Film Festival del 2013: si tratta di un’opera sperimentale di montaggio, realizzata in 4 anni di lavoro, che accosta immagini di circa 500 film tra i più grandi capolavori del cinema mondiale andando a narrare una storia d’amore in un modo a dir poco originale.
Tra i film polacchi, si segnalano Il coraggio (Wymyk) di Greg Zgliński (2011), storia di due fratelli, novelli Caino e Abele, che devono decidere cosa fare quando una ragazza viene aggredita su un treno. “Nel film, come in un classico thriller hitchcockiano, è l’azione a muovere il destino dei protagonisti”, secodno il critico Tadeusz Sobolewski di Gazeta Wyborcza. Segue La stanza dei suicidi (Sala samobójców) di Jan Komasa (2011), che racconta la scoperta della propria omosessualità da parte di un adolescente benestante ma inquieto, e il suo ritrarsi in una comunità virtuale. Un film che è divenuto un fenomeno sociologico, e che attraverso il tema della dipendenza da Internet e dai nuovi media parla della solitudine esistenziale dei giovani. Infine, in anteprima italiana, The Reverse (Rewers) di Borys Lankosz (2009), commedia noi che racconta la storia di tre generazioni di donne nella Varsavia degli anni ’50, sullo sfondo della musica jazz di Włodek Pawlik. Una curiosità: la protagonista, la giovane Agata, è interpretata da Agata Buzek, attrice figlia dell’ex presidente del parlamento europeo Jerzy Buzek.
La Cecoslovacchia rivive con quattro coproduzioni tra Praga e Bratislava. Sopravvivere la propria vita (Přežít svůj život) di Jan Svankmajer (2010), un film che utilizza un mix di cutout animation da fotografia e segmenti di azione reale (in stile Chi ha incastrato Roger Rabbit, per capirci), per raccontare le visioni oniriche di Eugene e la sua riscoperta psicanalitica della verità sulla sua infanzia e sui suoi genitori, che lo portano a scegliere il sogno alla realtà. La casa (Dom), primo lungometraggio di Zuzana Liová (2011) è la storia della ribellione della diciottenne Eva ai sogni del padre Imrich, che vorrebbe che lei vivesse in una casa in costruzione poco lontano da lui. Fino alla città di Aš (Až do mesta Aš) di Iveta Grófová (2012), racconta la dura storia della migrazione di Dorota, dalla Slovacchia orientale al confine tra Repubblica Ceca e Germania, e la sua vita di piccola sarta confrontata ad un mondo nuovo. “Per me era importante cogliere nel modo più autentico possibile le motivazioni che spingono una ragazza proveniente da questo ambiente a scelte dure, apparentemente amorali”, dice la regista. Infine viene proiettato Alois Nebel di Tomáš Luňák (2011), film d’animazione candidato all´Oscar per la categoria del miglior film in lingua straniera. Nel 1989 Alois, solitario dirigente centrale in una piccola stazione ferroviaria dei Sudeti, nelle sue allucinazioni rivede nella nebbia le ombre della del sinistro passato della regione dove, dopo la seconda guerra mondiale, alla popolazione tedesca fu inflitta una spietata vendetta, finendo così in manicomio ed uscendone solo dopo la caduta del comunismo.