Lunedì 18 febbraio si vota a Yerevan, e i sondaggi già danno il presidente uscente, Serzh Sargsyan, verso la riconferma con i due terzi dei voti. I maggiori partiti di opposizione boicottano il voto e non hanno presentato candidati. La legittimità del voto dipenderà dal livello di partecipazione alle urne.
La campagna elettorale è stata monotona e priva di interessi: il primo presidente armeno e leader dell’opposizione del Congresso Nazionale Armeno, Levon Ter-Petrosyan, così come il magnate e leader di Armenia Prospera, Tsarukyan Gagik, hanno deciso di non competere. Nessun altro candidato sembra poter mettere in discussione il presidente uscente, e l’opinione pubblica armena è calata nell’apatia a causa dell’assenza di alternative.
Unico colpo di scena è stato il tentato omicidio del 31 gennaio del candidato Paruyr Hayrikyan, colpito da una pallottola alla clavicola. Hayrikyan si è comunque presto ripreso ed ha invitato senza successo gli altri due candidati d’opposizione, Raffi Hovannisian e Hrant Bagratyan, ad unirsi attorno ad un unico nome per sconfiggere Sargsyan.
Una storia di elezioni contestate. Nell’indifferenza dell’Unione Europea
Le ultime elezioni presidenziali in Armenia si sono tenue nel mese di febbraio 2008. Sargsyan è stato eletto presidente con il 52,8% del voto popolare. Il primo presidente dell’Armenia, Levon Ter-Petrosyan, ha chiuso secondo con il 21,5% dei suffragi. Subito dopo che i risultati sono stati annunciati, migliaia di sostenitori di Ter-Petrosyan riuniti in piazza Libertà a Yerevan per protestare contro i brogli elettorali. Alla fine, la polizia e l’esercito si sono scontrati con i manifestanti, causando la morte di 10 persone (8 manifestanti e 2 poliziotti).
Meno di un anno fa, nel maggio 2012, gli armeni hanno votato alle elezioni parlamentari. Il Partito Repubblicano d’Armenia del presidente Sargsyan ha ottenuto la maggioranza e formato il governo. Oltre al suo alleato, il partito Stato di Diritto, gli altri quattro partiti che hanno ottenuto seggi in Parlamento non hanno riconosciuto la legittimità delle elezioni di maggio. Anche a seguito di ciò, tali partiti hanno deciso di non presentare candidati alle elezioni presidenziali.
Prima dell’avvio della campagna elettorale per le presidenziali, la missione OSCE / ODIHR ha raccomandato alle autorità di “rafforzare le sanzioni contro il voto di scambio e migliorare l’accuratezza delle liste elettorali“. L’Associazione armena degli avvocati ha ricordato come i “brogli hanno hanno caratterizzato negativamente ogni elezione armena dal 1991. Pur apprezzando gli impegni dell’amministrazione corrente, alla sua gente e alla comunità internazionale, per assicurare che il processo di campagna sarà imparziale e che i risultati elettorali saranno esenti da manipolazione, lo spettro delle irregolarità del passato continua a risuonare oggi nel clima elettorale”
Bruxelles aveva fatto chiaramente capire, negli anni scorsi, che l’assenza di progresso democratico ed elettorale avrebbe significato anche un regresso nelle relazioni bilaterali. Oggi l’UE è il primo partner commerciale dell’Armenia, e i negoziati diplomatici concernono l’introduzione di un’area di libero scambio, e la facilitazione del regime dei visti. Tuttavia, anche se le elezioni legislative del 2012 non sono state dichiarate libere e democratiche, l’UE e gli altri osservatori internazionali si sono dichiarati relativamente soddisfatti, col risultato di legittimare l’élite al potere a Yerevan, scommettendo su un’evoluzione graduale del regime verso una maggiore liberalizzazione politica – un’evoluzione che, ad oggi, resta ancora tutta da vedere.
Documenti d’approfondimento:
– Interim report della missione OSCE/ODIHR, 7 febbraio 2013
– Pre-election assessment, Regional Studies Centre, gennaio 2013