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ALBANIA: Organizzare elezioni democratiche, la sfida di Tirana per entrare in Europa

DA TIRANA – Le elezioni del 2013 sono o non sono una condizione per ottenere lo status di paese candidato all’UE? Principalmente su questo verte in questi giorni il dibattito politico albanese. La questione è se il livello di democraticità e la mancanza di contestazione del risultato delle prossime elezioni legislative del paese, previste per il 23 giugno 2013, possa influire sulla futura raccomandazione della Commissione relativa all’apertura dei negoziati con l’Albania come paese candidato all’UE.

Dietro questo dibattito si cela un fallimento di cui sia il governo che l’opposizione vogliono sbarazzarsi: all’Albania è stato rifiutato per la terza volta lo status di candidato ad entrare nell’Unione Europea. Il Consiglio Europeo l’11 dicembre ha, infatti, adottato le valutazioni fatte dalla Commissione nel suo ultimo Progress Report sull’Albania, pubblicato il 10 ottobre scorso, all’interno dell’ “Enlargement Strategy and Main Challenges 2012-2013”, l’annuale punto sul percorso di avvicinamento all’UE dei paesi candidati o che hanno richiesto lo status di candidati.

L’Albania ha richiesto lo status a fine aprile 2009, dopo che a inizio dello stesso mese era entrato in vigore l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’UE. Il 9 novembre 2010 arriva la prima Opinione della Commissione, che assegna al paese i compiti da fare prima dell’apertura dei negoziati: sono le “12 key priorities” che spaziano dalle riforme in campo giudiziario, a quelle relative alle procedure parlamentari e del codice elettorale, e ancora “assicurare che le elezioni siano condotte in linea con gli standard europei ed internazionali”, estendendosi anche alle misure da intraprendere per la protezione dei diritti umani e la lotta contro la criminalità organizzata. Il 12 ottobre 2011 la Commissione pubblica il primo Progress Report che registra progressi limitati nel raggiungimento delle summenzionate priorità e riporta le preoccupazioni UE legate alle tensioni politiche del paese, che hanno portato al 21 gennaio 2011 e alle contestazioni del risultato elettorale relativo al Comune di Tirana dopo l’8 maggio 2011. L’ultima bocciatura della Commissione arriva il 10 ottobre 2012, confermata la settimana scorsa dal Consiglio.

Ora rimane da trovare il colpevole del fallimento. E nel clima di piena campagna elettorale in cui è già immerso il paese il responsabile non può che essere l’avversario politico. Il governo accusa l’opposizione di aver volutamente ostacolato il percorso europeo del paese non votando in Parlamento le riforme su giudiziario, pubblica amministrazione e procedure parlamentari che richiedono una maggioranza qualificata.
L’opposizione, a sua volta, sottolinea come l’organizzazione di elezioni libere, all’altezza degli standard UE, sia la porta d’accesso ai negoziati, chiedendo al governo di impegnarsi per non ripetere elezioni contestate come quelle legislative del 2009 e amministrative del 2011.

In realtà sia le riforme citate dal governo che elezioni all’altezza degli standard vengono richieste dalle istituzioni europee all’Albania e sono presenti sia nelle raccomandazioni di ottobre della Commissione che nelle Conclusioni di dicembre del Consiglio.
Le riforme ricordate sono infatti essenziali per completare le priorità chiave. Ma certamente riuscire a organizzare elezioni democratiche, dopo le quali chi vince e chi perde si riconoscono a vicenda, è un tratto comune fondamentale nei paesi Europei, che non può diventare accessorio per chi vuole diventarne parte. Oltretutto il Consiglio ricorda all’Albania che ci sono passi da fare anche nella lotta contro corruzione e crimine organizzato, oltre che nelle politiche di protezione dei diritti umani e delle minoranze.

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2 commenti

  1. se albania prende l,ok dal comisione europeo del stato candidato ce cosa cambia per i citadini ce vano a cercare lavoro ne i paesi europei grazie.

    • Niente. I visti sono già stati aboliti due anni fa, per la libera circolazione dei lavoratori invece bisogna aspettare il momento finale dell’adesione del paese all’UE.

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