fonte: MindBomb

ROMANIA: La febbre dell'oro (al cianuro)

Nonostante gli attivisti della “Coalizione per una Romania libera dal cianuro” stiano promuovendo l’approvazione di una legge per la messa al bando dell’utilizzo delle tecnologie di estrazione mineraria al cianuro, il paese sembra andare nella direzione opposta. E mentre Ungheria, Germania e Repubblica Ceca si sono già adeguate alla risoluzione del Parlamento Europeo che ne vieta l’uso, l’agenzia regionale per la protezione ambientale di Timişoara ha recentemente deciso di concedere l’autorizzazione ambientale alla compagnia canadese Eldorado Gold Corporation affinché utilizzi il cianuro per estrarre l’oro nella miniera di Certej, in Transilvania.

La concessione ambientale a Certej creerebbe un precedente per le compagnie che intendono sfruttare le risorse aurifere del territorio romeno e potrebbe dare il via libera ai progetti della Roşia Montană Gold Corporation (RMGC) nel villaggio di Roşia Montană, che ospita la più grande miniera d’oro d’Europa. L’estrazione dell’oro con tecnologie che prevedono l’utilizzo del cianuro avrebbe conseguenze disastrose per l’ambiente e la popolazione, in cambio di scarsi vantaggi economici per lo stato romeno. Profonda preoccupazione è stata quindi espressa dagli attivisti di Roşia Montană che da oltre dieci anni si battono contro la RMGC, le cui azioni appartengono allo stato romeno per il 20% e per l’80% ad un’altra compagnia canadese, la Gabriel Resources, il cui fondatore ed ex-presidente è lo stesso Vasile Timiş della Deva Gold SA, compagnia precedentemente attiva a Certej.

La corsa all’oro nei Balcani

Quello dell’oro sembra essere un business davvero redditizio in tutti i Balcani, soprattutto in tempo di crisi. Infatti non è solo la Romania a vedersi braccata da compagnie straniere che mirano a sfruttare le sue risorse aurifere, ma anche paesi come Grecia e Bulgaria risentono dell’occasione di profitto creata dall’aumento vertiginoso del prezzo dell’oro in seguito alla crisi. Inoltre, complice il tasso di disoccupazione sempre più alto, la proposta delle corporations è resa ancora più allettante dalle promesse di nuovi posti di lavoro. Tutto questo in cambio di concessioni ambientali da parte di governi che già si trovano sotto pressione del Fondo Monetario Internazionale. A venire allentate sono quindi le regole esistenti in materia di protezione ambientale e il diritto alla salute dei cittadini.

Elezioni in Romania: quale futuro per Roşia Montană?

Il contestato presidente romeno, Traian Băsescu, si è recato a Roşia Montană nell’agosto del 2011 e in quell’occasione ha accusato gli oppositori della miniera di “bolscevismo”, in quanto colpevoli di volersi opporre all’espropriazione delle proprie case e terre da parte della compagnia. Băsescu si è sempre detto favorevole all’estrazione dell’oro dalle miniere di Roşia Montană per poter ripianare il debito con l’FMI, ma i romeni credono che il presidente sia più preoccupato di rappresentare gli interessi della RMGC che quelli dei propri cittadini. Non c’è da stupirsi, visto che la corporation ha finanziato la sua campagna elettorale nel 2009.

Dal canto suo, l’attuale premier in carica da maggio 2012, Victor Ponta, che si dichiara convinto ecologista, sostiene pubblicamente la necessità di ulteriori garanzie da parte della compagnia canadese prima di concedere l’autorizzazione allo sfruttamento delle riserve aurifere di Roşia Montană. Eppure sono stati sollevati dubbi sull’esistenza di accordi segreti tra il governo e la RMGC anche in seguito alle dichiarazioni del ministro dell’economia che, a luglio, ha sostenuto pubblicamente che il progetto di Roşia Montană avrebbe visto la luce entro l’anno. Posizione del tutto contraria a quanto affermato da Ponta nel suo programma di governo.

Al momento il progetto è in standby e non è ancora dato a sapersi quale sarà il futuro di Roşia Montană. Le elezioni per il parlamento romeno che si terranno il 9 dicembre, e la conseguente designazione del nuovo primo ministro, avranno sicuramente un ruolo importante per determinarne il seguito. Lo stesso giorno a Roşia Montana, dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto ormai il 60%, si terrà un referendum consultivo per chiedere il parere degli abitanti del villaggio sulla riapertura della miniera. Nel frattempo la proposta di legge per la messa al bando dell’utilizzo del cianuro nelle attività estrattive in Romania è ferma in parlamento.

Chi è Chiara Milan

Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore, dottorato in Scienze politiche e sociali presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze). Si occupa di ricerca sulla società civile e i movimenti sociali nell'Est Europa, e di rifugiati lunga la rotta balcanica.

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