RUBRICA: Opinioni & eresie
L’Unione Europea ha la forza di essere un soggetto indipendente è di porsi come “terra di mezzo” tra USA e Russia? E’ possibile una politica che sia comune senza essere per forza schierata con una delle due superpotenze?
E’ innegabile che l’allargamento ad est dell’Unione Europea ponga problemi di relazione con il potente vicino e le sue possibili mire espansioniste, inutile dire che le vicende storiche sembrano giustificare tali preoccupazioni, basti pensare alla Polonia. Ma va anche detto come le politiche di alcuni paesi siano influenzate da un sentimento antirusso che arriva all’ospitare sul proprio territorio il famigerato progetto di scudo missilistico americano giustificandolo con la necessità di difendesa da ipotetici attacchi provenienti dall’Iran o dalla Corea del Nord. Americani che comunque non hanno mai smesso di seguire le politiche suggerite da Zbigniew Brzezinski creando torbidi e alimentando sentimenti antirussi ovunque ce ne fosse la possibilità, dall’Ucraina al Kazakistan. Viene dunque da chiedersi quanto l’isolamento di certe nazioni sia dovuto a minacce concrete e quanto sia invece dovuto ad un’innata diffidenza o alla non volontà di guardare oltre.
Certo il dispotismo russo fa paura, ma è forse da non temere un dispotismo che si ammanta di libertà? E’ forse così diversa la societa’ occidentale da quella russa o è forse soltanto più ipocrita? Senza cadere nel qualunquismo antidemocratico sorgono pero’ forti dubbi. Il lume della ragione a volte tende ad accecare come i roghi dei boiari, e la rivoluzione francese ha lasciato la propria impronta sia nel DNA del comunismo russo che nel liberalismo occidentale. Ma in fondo cosa sono i diritti civili ed umani se non una concessione ed una comoda scusa per interessi personali in ambito pubblico? Il sistema democratico vige sul consenso e lo squarcio nel cielo di carta e’ la gestione del dissenso; l’occidente è solo più attrezzato per prevenire invece che curare. Se non ci sono teste non c’è nulla da manganellare…
Ma veniamo a parlare di energia, elemento fondamentale dei rapporti EU-Russia. L’Europa è dipendente, verissimo. Ma è forse una colpa russa essere un paese produttore? E’ forse una colpa russa il bisogno di energia della società europea? D’altronde il libero mercato con l’incontro di domanda e offerta non e’ un’invenzione di Mosca… Finché la società si baserà sul bisogno di energia l’Europa avrà bisogno di combustibile e lo cercherà dove può trovarlo: in Russia! Quali sono le alternative? Affidarsi ai progetti americani irrealizzabili perche’ totalmente basati su scelte politiche, come nel caso del TAPI (acrononimo di Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan e India)? L’Europa non è purtroppo in grado di trovare una posizione comune, come ha dimostrato l’ostruzionismo polacco nei confronti della relazione europea sulla diminuizione delle emissioni da carbone che si sarebbe dovuta tenere alla conferenza sull’ambiente di Rio, figuriamoci il diventare un soggetto in grado di trattare il prezzo del greggio con la Russia. Sembra quindi assolutamente naturale che ogni paese cerchi accordi con Gazprom (il braccio energetico di Putin) vista l’urgenza di avere energia.
Nabucco, i cui costi sono andati raddoppiandosi col tempo mentre i concorrenti studiavano percorsi più economici basandosi su infrastrutture gia’ esistenti, e’l’emblema della disfatta europea. Nabucco è nato come progetto europeo, tanto da attirarsi le critiche americane finendo però poi con l’integrarsi nel progetto statunitense White Stream. Gazprom ed ENI, la cui esistenza rende l’Italia un paese geopolitcamente “delicato”, offrono invece concretezza il che significa risultati immediati ed in un modo sempre piu’ veloce, il che ha il suo peso.
Si criticano le pipeline russe per il loro “aggirare” paesi non amici, ma non è questo criticare un interferire negli affari interni russi cercando di limitare Mosca nel decidere la rotta delle sue condotte? Se la scelta russa di non attraversare certi Stati può avere implicazioni politiche che dire allora di embarghi e sanzioni così presenti nelle risoluzioni dei consessi occidentali? Almeno i russi hanno la scusa del mercato e della sostenibilita’ dei costi… Ancora una volta torniamo alla debolezza ed alla disunione europea, non imputabile alla Russia. Se l’UE fosse in grado di farsi soggetto autonomo il potere di negoziazione sarebbe diverso, ma questa volontà sembra mancare…
Ultimo punto che prenderemo in analisi è il condizionamento dell’opinione pubblica da parte di finanziatori russi. Che i giornalisti siano prezzolati e’ putroppo una realtà, e non dimentichiamo che con questo metodo gli USA hanno “vinto” la guerra fredda. I russi hanno solo imparato la lezione e fatto tesoro dei loro carri armati sconfitti da soap opera televisive. Il vero problema è la mancanza di visibilità di un’informazione filo-europea. Certo il pericolo e’ anche quello di posizioni russofile solo perche’ antiamericane, altamente deleterie per una corretta analisi dei rapporti tra Unione Europea e Russia; la politica -anti non produce mai frutti postivi…
Concludendo quello che mi auspico è un’Europa unita e forte che sappia avere proficui rapporti con una Russia non più spinta sulla difensiva da ingerenze americane sul suolo europeo. Un’Europa che riesca a superare la fallimentare civilta’ produttiva riducendo il proprio fabbisogno energetico, un’Europa che riesca a porsi come attore geopolitico indipendente ed autonomo, in grado di trattare con Mosca da pari a pari senza essere coinvolta in miopi progetti americani antieconomici e politicamente controproducenti. Certo, i punti da affrontare sono molti, a cominciare dall’Europa orientale, ma se non ci si vuole arrendere ai corsi e ricorsi storici bisognera’ fare i conti con il passato e superarlo.
—
LEGGI ANCHE:
Perché la Russia è un pericolo per l’Europa (e nessuno lo dice) di Matteo Zola
L’Europa ha bisogno di una Russia forte di Alain de Benoist
Se il Cremlino torna ad essere una potenza mondiale di Valerio Pierantozzi
Nato contro Russia sulla testa dell’Europa orientale di Matteo Zola
Lettonia, la minoranza russa è discriminata. Ma bisogna pur difendersi. di Matteo Zola
L’influenza dei media russofoni sui paesi baltici di Paolo Pantaleo
Georgia, cosa resta della rivoluzione delle rose di Davide Denti
Avviata la spartizione dell’Artico. La guerra fredda fra i giacchi di Marco Marchionni
C’era una volta il patto di Varsavia. E oggi? di Matteo Zola
ottimo articolo. condivido in pieno.complimenti all’autore!
Sarà forse, anzi sicuramente, per motivi di età, ma questo articolo mi ha ricordato quelli scritti su L’Unità 40 anni fa. Che gli Americani, ma io direi l’Occidente, abbiano vinto la guerra fredda ‘prezzolando i giornalisti’ mi lascia perplesso. Io pensavo che la guerra l’avessero persa i Russi coh un sistema politico che ovunque applicato ha dimostrato di essere irrealizzabile.
In merito alla teoria, invero audace, sull’uso delle ‘soap opere televisive’ come arma decisiva per abbattere il colosso sovietico iodirei, restando sullo stesso piano, che l’arma vincente é stata la Cocacola.
Ringrazio per i complimenti. Ritengo un complimento anche l’essere paragonato ad un’articolista dell’Unita’ di 40 anni fa, visto il livello culturale odierno… Per quanto riguarda le armi vincenti americane, gentile Sig. Emilio (mi permetto di chiamarla per nome essendo lei un affezionato lettore) esiste varia letteratura ma il libro’ che piu’ mi colpi’ fu “Il mondo contemporaneo” di Ernesto Galli della Loggia. Sulle critiche al sistema russo condivido in parte. Io non lo riterrei irrealizzabile ma bensi’ difficilmente difendibile. I giornalisti prezzolati purtroppo esistono sempre e ovunque…
Volevo solo aggiungere che la politica americana basata sul condizionamento culturale ha basi meramente economiche. Un controllo “alla russa” della propria sfera d’influenza sarebbe costato una fortuna perche’ essendo un’isola gli Stati Uniti avrebbero dovuto usare gli aerei e non i carri armati. Ringrazio ancora per l’attenzione.
Personalmente, non condivido un rigo. O meglio, mi può star bene l’assunto che all’Europa (nei suoi singoli e nell’Unione) convenga economicamente l’alleanza con la Russia. Ma non trovo efficace la dialettica del “l’altro è peggio”. E’ un artificio retorico che aggira il problema spostando il piano del discorso. Quasi tutto il pezzo dice: “sì la Russia non è il massimo, ma gli americani sono peggio”. E non si capisce cosa di conveniente ci sia realmente nell’alleanza con la Russia. Nella battuta del sig. Emilio (che sembra un articolo dell’Unità di quarant’anni or sono) si evidenzia quella che è anche una mia sensazione: retaggi ideologici novecenteschi. Saluti
Matteo
Capisco cosa vuoi dire Matteo, dimmi solo dove prendi l’energia per tirare avanti la baracca e sono contento. Ovviamente senza riportare progetti utopici che lascino la casetta al freddo il prossimo inverno.
A volte si ha davvero la sensazione che molti giornalisti siano a libro paga…onore a Eastjournal dove scrivono solo folli volontari…
grande Giovanni! Folli volontari! D’altronde ho studiato nell’Università dove si è laureato Erasmo, quindi non posso che elogiarla la follia! 🙂