SERBIA: Vuk Jeremic eletto presidente dell'Assemblea Generale ONU. Continua la marcia diplomatica di Belgrado

Continua l’offensiva diplomatica di Belgrado. Vuk Jeremić, già ministro degli esteri serbo negli ultimi cinque anni di governo Tadic-Cvetkovic, è stato eletto presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, con 99 voti, contro gli 85 raccolti dal suo principale sfidante, il lituano Dalius Čekuolis. Prende il posto di Nassir Abdulaziz al-Nasser, rappresentante del Qatar.

La carica, pressoché simbolica, è affidata a rotazione annuale ad un esponente di un gruppo regionale di paesi membri ONU. Quest’anno, tuttavia, data la mancanza di consenso tra i paesi “Est Europa” (ex blocco sovietico, ad esclusione dell’Asia centrale), è stata necessaria una votazione, cosa che non avveniva dal 1991.

A seguito della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, Jeremić è stato protagonista di una diplomazia frenetica, definita dall’Economist “agli steroidi”, e volta a contrastare il riconoscimento internazionale del nuovo stato balcanico. Jeremić ha visitato quasi la metà delle capitali mondiali, oltre ai vertici regionali del movimento dei non-allineati, dell’Unione africana, dell’Organizzazione degli stati americani, e della Lega Araba. Lo sforzo diplomatico di Jeremić, se non ha potuto evitare che la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dichiarasse “non illegale” la dichiarazione di indipendenza del Kosovo, ha fatto sì che tale evento non producesse un proliferare di riconoscimenti internazionali per Pristina. Attualmente sono 93 i paesi che riconoscono ufficialmente la Repubblica del Kosovo (di cui 91 membri ONU), solo 20 in più rispetto a prima del parere dell’ICJ. Jeremić ha commentato che il voto è stato “una sorta di referendum sulla Serbia”, ed ha proposto come tema per l’assemblea ONU “il riavvicinamento delle posizioni internazionali e la soluzione pacifica dei conflitti“. Jeremić ha presentato la Serbia come “un piccolo stato in via di sviluppo che non appartiene ad alcuna alleanza militare od unione politica“, con parole che possono sembrare inusuali ma che hanno trovato ascolto presso la maggioranza degli stati membri ONU – stati piccoli, in via di sviluppo, e interessati alla neutralità dell’istituzione.

Secondo l’ormai ex presidente serbo Boris Tadić si è trattato di “un successo della Serbia e della politica condotta negli ultimi anni”. Unica voce fuori dal coro, nella politica serba, il deputato liberal-democratico Bojan Đurić, secondo il quale “non è un bene che con questa strana candidatura la Serbia abbia di nuovo diviso la regione e l’Europa, cercando per Jeremić un’uscita relativamente onorevole dalla politica locale”.

Apparentemente la candidatura di Jeremić ha beneficiato anche degli screzi tra Lituania e RussiaVilnius ha accusato Mosca di aver “posto il veto” al candidato lituano, e di alimentare un clima da guerra fredda.

Tra gli stati dei Balcani OccidentaliMacedonia e Montenegro avrebbero votato per Jeremić, mentre Albania, Slovenia e Croazia avrebbero sostenuto Čekuolis; la Bosnia-Erzegovina si è astenuta. Tra i paesi UE, 19 hanno votato per il candidato lituano, mentre 8 hanno comunque sostenuto il diplomatico serbo.

L’Italia ha ricoperto l’incarico nel 1965, con Amintore Fanfani, quando l’assemblea ONU discuteva della guerra in Vietnam. Tra i paesi della regione, il diplomatico macedone Srgjan Asan Kerim è stato presidente dell’Assemblea Generale nel 2007. Lo jugoslavo Lazar Mojsov lo era stato nel 1978.

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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