di Valentina Di Cesare
Boris Akunin è uno di quei nomi che tutti gli appassionati di Russia dovrebbero tenere a mente. Non è un politico, né un rivoluzionario del passato, ma è uno dei maggiori scrittori e traduttori della Russia del terzo millennio, nato in Georgia nel 1957 a Tblisi col nome di Grigorij Šalvovič Čhartišvili, 55 anni fa, quando la variegata fiumana di popoli e stati dell’est Europa era ancora inglobata sotto l’egida dell’ex Unione Sovietica. Il suo pseudonimo Akunin, unisce le sue due passioni: il Giappone e la lingua giapponese da cui traduce (nell’idioma nipponico la parola “akunin” significa malfattore) e Bakunin, il celebre anarchico russo.
E’ uno scrittore vero, di quelli accaniti, di quelli che osservano la realtà per trasfigurarla sulle pagine, nel tentativo di analizzarla, di cambiarla, di modificarla. La sua è una penna che non si arresta soltanto alla propria fantasia, che non si limita al diletto dei suoi afficionados ma che comunica attraverso la rete ai suoi lettori, un’intellettuale che dalla realtà attinge perché la vive, combattendone i lati più controversi. Alacre contestatore della politica di Putin, Akunin è un intellettuale che non lascia mai la penna a casa, un po’ come farebbe un cavaliere con la sua spada. E il presidente russo questo lo sa, tant’è che in Russia in molti lo chiamano Caligola dopo che Akunin aveva rintracciato non poche somiglianze tra Putin e il sanguinario imperatore romano.
Oltre ad aver appassionato la Russia e il mondo intero con le avventure del suo ispettore Erast Petrovič Fandorin (i suoi sono romanzi polizieschi) Akunin si è schierato politicamente contro le scelte politiche di Putin, riuscendo per la prima volta a intervistare uno dei suoi maggiori avversari , in galera e in regime di massima sicurezza, Mikhail Khodorkovsky.
Il suo insomma è stato da sempre un impegno costante e reale. L’ultima trovata di Akunin è partita dal suo cliccatissimo blog da cui è nata un’idea che si è fatta realtà: centinaia di persone hanno percorso pochi giorni fa il centro di Mosca, non avevano bandiere né cartelli, non intonavano slogan ma solo un piccolo segno di riconoscimento: un nastrino bianco in segno di protesta contro il governo Putin. La “camminata controllata” una sorta di flash mob prolungato, è stata organizzata per rivendicare un diritto che in Russia sembra sempre un po’ a rischio: camminare liberamente senza correre il rischio di essere arrestati.
Akunin insieme ad altri intellettuali e letterati ha lanciato la proposta, accolta da quasi diecimila persone che hanno percorso luoghi importanti e “strategici” per la cultura russa, passando a fianco della statua del poeta Puskin e al presidio degli Occupy Abay tra cui spicca la presenza di uno dei maggiori contestatori anti Putin, Ilià Iashin; una passeggiata che ha voluto riprodurre quella degli oppositori che, qualche settimana fa, in seguito all’ennesimo insediamento di Putin al Cremlino, manifestavano per le strade della città inseguiti dai poliziotti, addetti a mantenere “l’ordine pubblico”. Un paese in cui si viene zittiti e non si ha il diritto di manifestare democraticamente le proprie idee, porta all’arresto anche solo perché si partecipa ad un corteo. Akunin è fortunatamente ancora libero di scrivere ma alcuni blogger (come Aleksej Navalnyj giovane attivista finanziario russo, autore del Live Journal blog) sono ancora in arresto, nell’indifferenza spesso condizionata dei media nazionali ed esteri.