REP. CECA: La monogamia (elettorale) che non dà frutto

di Gabriele Merlini

EDITORIALE – La monogamia è una pratica lodevole nella vita tuttavia può creare notevoli problemini se applicata alla sfera pubblica: questa l’amara conclusione cui giunge stamani l’analista politico Lukáš Jelínek sul quotidiano ceco Právo. Il riferimento è a quanto accaduto dopo le scorse elezioni nazionali in Repubblica Ceca, ossia la nascita di un nuovo esecutivo di centrodestra a seguito della «poligamia» del principale movimento conservatore Ods, e conseguente ruzzolone dei monogami socialdemocratici, intransigenti e un filo demoralizzati (primo partito numericamente ma destinati all’opposizione.)

Curioso come a distanza di pochi giorni la stessa identica situazione si sia creata anche nella vicina Slovacchia, dove il movimento di centrosinistra Smer, alleandosi con i nazionalisti e basta, non è riuscito a raggiungere le cifre necessarie per formare un governo.
Gli inguaribili romantici saranno contenti nel ritrovare unito l’ex territorio cecoslovacco da questa neonata tendenza poligama e libertina.

Ma torniamo a Praga. Curiosa dicotomia meteorologica: un bel sole splende nel cielo sopra al Pražský Hrad nonostante il futuro Primo Ministro di cognome faccia Nečas ossia (in ceco un filo arcaico) «tempo orrendo». A lui spetterà governare e relazionarsi con il burrascoso Presidente della Repubblica Klaus il quale, sebbene durante la campagna elettorale abbia tifato apertamente per Nečas, non eviterà di fargli saltare i nervi a più riprese. I round sono iniziati da alcuni giorni.
La poligamia conservatrice ceca pare comunque destinata a scontrarsi con la necessità di trovare un programma congiunto tra i tre partiti cui la coalizione di centrodestra è composta, vale a dire l’Ods, il TOP 09 e Věci veřejné: un harem che frutta centodiciotto posti su duecento nella Camera dei Deputati, dunque valevole di qualche peripezia e lungaggine.

«Un mese…un mese e mezzo» è stato il pronostico di Nečas riguardo il tempo necessario per inventarsi vettori unitari tra le parti rappresentate; rispettare questi parametri sarebbe un mezzo miracolo eppure in parecchi si dicono ottimisti.
Nečas è infatti tizio pragmatico e dedito al lavoro; uno che raramente si lascia intrappolare nel turbinio delle polemiche. Questo il motivo per il quale generano curiosità le critiche che recentemente ha indirizzato all’ex leader del proprio partito Mirek Topolánek, il quale alcuni giorni fa ha dichiarato come l’Ods per lungo tempo sia stata gestita da (testuale) numerosi «padrini».
Nello specifico: «non capisco come Topolánek abbia potuto dire che il nostro movimento sia stato tanti anni in mano ai padrini. Per altro se l’Ods era in mano a gente di questo tipo, cosa era lui che ne ricopriva la carica di presidente?» (di fatto un ragionamento cristallino. Nota: per coloro che fossero interessati alla faccenda, tracce del suddetto dibattito si trovano sull’Hospodářské Noviny di questi giorni.)

Fatto sta che -in parallelo alla costruzione del nuovo esecutivo- si è generata una inedita caccia al padrino in territorio boemo e moravo con tanto di nomi, possibili ruoli e curricula dei Marlon Brando locali da non intruppare nelle nuove stanze del potere. Esponenti minori vogliosi di visibilità legati ad affaristi e potenti passati ai raggi X e rimandati a casa; d’altronde la prima mossa sensata di qualsiasi esecutivo in fieri è sempre farsi vedere lindo e pinto e non legato a oscure lobby o gruppi d’affari (almeno in nazioni nelle quali l’onesta ancora abbia un valore vagamente positivo.)

Nečas, nel suo doppio ruolo di futuro Primo Ministro e candidato unico alla leadership del partito, avrà quindi un bel daffare nel rimuovere eventuali rami pericolanti dell’Ods e recuperare quel quindici percento di voti persi nelle scorse elezioni (oltretutto non potendo neanche più contare sull’aiuto del leader dei socialisti Paroubek il quale -detestato bipartisan da tutti- contribuiva efficacemente alle vittorie dei conservatori.)
In autunno si voterà ancora in Repubblica Ceca e, anche se saranno elezioni locali e per il Senato, ulteriori perdite dell’Ods saranno difficilmente sostenibili in quanto cazzotti ben assestati anche alla pancia del futuro governo, che in questi giorni lentamente prende forma. 

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