Romania secondo turno

ROMANIA: Chi sono i due candidati al secondo turno

È già cominciato per i romeni della diaspora il secondo turno di queste nuove elezioni presidenziali che mai come prima hanno tanto fatto parlare della Romania in giro per l’Europa. I seggi all’estero hanno aperto ai votanti alcune ore prima rispetto al programma stabilito per il primo turno, tenendo in considerazione le stime di diversi sondaggi che prevedono un’affluenza di circa il 10% più alta rispetto a quella di due settimane fa, mentre i seggi in Romania riapriranno domenica 18 maggio.

I romeni sono chiamati a decidere il futuro del loro Paese, su cui pesa la minaccia dell’estremismo di destra che molto bene ha saputo cavalcare il malcontento che da alcuni anni a questa parte alimenta la rabbia contro il sistema inefficiente e corrotto dei partiti tradizionali oggi in coalizione al governo, ma anche dall’indignazione per l’annullamento delle presidenziali di dicembre.

I due candidati a contendersi la guida di Palazzo Cotroceni sono considerati entrambi “anti-sistema”, nonostante sia Nicușor Dan che George Simion si muovano al suo interno già dagli anni in cui hanno abbandonato l’attivismo civico per fondare un partito e diventare europarlamentari, deputati o, nel caso di Dan, sindaco. Vediamo più da vicino chi sono.

L’estrema destra di George Simion

George Simion, non ancora quarantenne, compare tra le pagine della cronaca rumena già nel 2004 quando, al ritmo della musica rap di cui lui stesso componeva i testi con messaggi nazionalisti e patriottici, protestava contro lo sfruttamento dissennato delle miniere d’oro di Rosia Montana da parte delle multinazionali americane. Accanito ultras della Steaua Bucuresti, nel 2006 fonda il gruppo «Noii golani», un’associazione giovanile ispirata alla «Golaniada», il movimento di protesta dei primi anni Novanta che si opponeva al neo-comunismo postrivoluzionario: “golan” in rumeno significa infatti “teppista”, in senso dispregiativo, mentre i manifestanti di allora, così come il nuovo gruppo fondato da Simion, si appropriarono del termine come simbolo di orgoglio per la gioventù che non si piegava agli abusi del potere.

Il gruppo di Simion aveva lanciato un’iniziativa civica unionista con lo slogan “Basarabia e Romania” (“La Bessarabia è Romania”, ancora oggi ben visibile su tutti i muri di Bucarest), con la quale promuoveva la ri-unione della Repubblica Moldova con la Romania e che è costata a Simion l’interdizione dalla Moldova in quanto “persona non gradita”.
Pur continuando a presenziare in curva insieme agli ultras di «Honor et Patria» e subendo un DASPO di sei mesi, Simion comincia a moderare il linguaggio e l’atteggiamento in vista di un vero ingresso in politica. Nel 2019, infatti, decide di candidarsi da indipendente, senza avere successo, alle elezioni europee, utilizzando però già i colori e i loghi di quello che dopo qualche mese sarebbe stato il partito con cui oggi si candida a presidente: AUR -Alleanza per l’Unione dei Romeni, accogliendo tra le sue fila personaggi di ogni tipo, compresi ex-militari dei tempi della rivoluzione, razzisti e anti-semiti.

La popolarità di Simion e del suo nuovo partito esplode durante la pandemia, riuscendo a farsi eleggere come parlamentare alle elezioni del 2020 e diventando la prima forza politica di estrema destra dal consistente sostegno popolare dopo Corneliu Vadim Tudor.

Nel 2022 il suo plateale matrimonio, chiaramente ispirato a quello del fondatore della Guardia di Ferro Zelea Codreanu, consacra quello che sarà il perno di quasi tutta la sua politica degli ultimi anni: la difesa della famiglia tradizionale. Sebbene Simion abbia tentato di allontanarsi il più possibile dall’estremismo di politici come Diana Șoșoacă, fuoriuscita da AUR per fondare il suo proprio partito, Simion continua ad avere atteggiamenti violenti persino durante le sedute ufficiali del parlamento, filmando tutto e diffondendo lui stesso in diretta sui canali social AUR.

Simion ha condotto la sua campagna elettorale per queste presidenziali ricalcando i messaggi e i propositi anti-europeisti, fascisti ed estremisti di Călin Georgescu, promettendo di nominarlo Primo Ministro in caso di vittoria al secondo turno. È stato richiamato dall’autorità elettorale per avere violato la privacy degli elettori appropriandosi dei dati personali presenti sui registri e inviando a ciascuno una lettera per posta con cui invitava a votarlo come presidente; ma, soprattutto, ha diffuso pesanti fake news sulle presunte intenzioni dell’Unione Europea di sospendere i fondi europei destinati alla Romania. Fake news smentite dalla Commissione UE con un comunicato stampa.

Nonostante non si sia presentato a quasi nessuno dei dibattitti elettorali organizzati da radio, giornali e televisioni, Simion ha ancora buone percentuali nei sondaggi per credere di poter vincere il secondo turno e diventare Presidente della Repubblica di Romania.

Il liberalismo anti-sistema di Nicușor Dan

Nicușor Dan, attuale sindaco generale di Bucarest per il secondo mandato consecutivo, corre alla presidenza senza il sostegno dichiarato di alcun partito: seppur gli venga spesso rimproverato di essere poco empatico e comunicativo, si presenta anche lui come un “anti-sistema” intenzionato però a dialogare con i partiti tradizionali e riconquistare la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato e delle istituzioni.

Anche Dan, come Simion, ha iniziato il suo percorso politico da attivista dei momenti civici, partecipando alle proteste post-rivoluzionarie dei primi anni Novanta come militante dei collettivi studenteschi. Conosciuto per la sua fama di grande matematico già da quando nel 1987 aveva partecipato alle Olimpiadi di matematica insieme alla squadra della Romania e vincendo il titolo per ben due anni, Dan consegue gli studi accademici in Francia.

Tornato a Bucarest per insegnare all’Istituto di matematica, cattedra che mantiene oggi sospesa – al modo di Klas Iohannis – per potersi dedicare a tempo pieno alla politica, Dan aveva in passato rifiutato la proposta di entrare in politica: quando nel 1999 l’allora presidente Constantinescu gli chiese di diventare segretario di Stato dei rumeni all’estero, Dan rifiutò, sostenendo che l’attivismo civico fosse la via migliore per cambiare il futuro dei romeni. Risale a quegli anni infatti la fondazione del gruppo «Salvate Bucarest» con cui Dan organizzò le proteste per opporsi alla costruzione di grattacieli di vetro nel centro storico di Bucarest e con cui partecipò alle proteste per salvaguardare Rosia Montana.

Nel 2012 diventa il primo candidato indipendente alla carica di sindaco di Bucarest: non viene eletto ma trasforma il gruppo di attivisti in un partito politico, USB – Unione Salvate Bucarest, dall’agenda riformista e anti-corruzione, che nel 2015 si trasformerà ulteriormente, allargandosi, in USR – Unione Salvate la Romania.

Dopo otto anni dal primo tentativo, diventa sindaco della capitale solo nel 2020 e se oggi è un candidato indipendente è a causa della fuoriuscita dal partito da lui stesso fondato per incomprensioni apertesi in occasione del referendum sulla famiglia tradizionale del 2017: già prima di entrare in politica, Dan aveva sempre avuto salde posizioni contro le esplicite manifestazioni in società delle minoranze sessuali, dichiarando di volersi mantenere neutrale durante la campagna referendaria di quell’anno. Essendo però ignorato dal partito, che si era invece apertamente schierato in maggioranza a sostegno della comunità LGBTQ+ romena, Dan rassegnò le sue dimissioni continuando in maniera indipendente il suo percorso politico.

A differenza del suo competitore, Dan non si è sottratto a nessun dibattito e a nessuna intervista. Da sindaco della capitale ha avuto il merito di riportare la trasparenza all’interno delle istituzioni e di essersi mostrato attento alle questioni ambientali e climatiche. Nonostante non sia popolare come Simion e non abbia chiari appoggi politici, le previsioni vedono crescere le percentuali di votanti in suo favore.

Non ci resta che attendere domenica per vedere che direzione prenderà il futuro della Romania.

Foto: EuroNews

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