Secondo gli esperti di diritto e relazioni internazionali sentiti dall’AFP, il riconoscimento dell’annessione della Crimea da parte della Russia costituirebbe uno sconvolgimento delle regole che governano l’ordine internazionale, e la sua stessa legalità potrebbe essere messa in discussione.
Il riconoscimento dell’annessione della penisola alla Russia sarebbe – secondo i media – parte della proposta americana per risolvere il conflitto tra Mosca e Kiev. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ciò resta fuori questione.
Cosa comporterebbe il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea?
Un riconoscimento de jure (di diritto) contravverrebbe ai principi su cui si fonda l’ordine internazionale instaurato con la creazione delle Nazioni Unite, concordano gli esperti – come EastJournal aveva scritto già nel 2014. Dal 1945 il diritto internazionale si basa sul divieto della guerra di aggressione e sull’autodeterminazione dei popoli. Le modifiche ai confini possono essere effettuate solo liberamente.
Di conseguenza, “non si è verificato alcun caso di espansione di un paese attraverso l’acquisizione militare di territori di un altro paese negli ultimi 80 anni”, osserva il professore Phillips O’Brien della St Andrews University in Scozia.
Costringere l’Ucraina a riconoscere la sovranità russa sulla Crimea “rappresenta il ritorno del diritto di conquista“, sostiene Elie Tenenbaum dell’Istituto francese per le relazioni internazionali (IFRI).
“Il messaggio che trasmettiamo è che può convenire, alle grandi potenze, violare il divieto all’uso della forza“, aggiunge Lauri Mälksoo, professore presso l’Università di Tartu in Estonia.
Guerra in Ucraina: la Russia si dice “pronta” a raggiungere un accordo
Secondo Mälksoo, il riconoscimento da parte di Washington della sovranità russa sulla Crimea costituirebbe anche un “cambiamento importante” per gli Stati Uniti, che nel 1932 avevano stabilito una dottrina che sanciva l’obbligo di non riconoscimento delle annessioni con la forza. Nel 2018, durante la prima amministrazione Trump, il Paese si è “impegnato a mantenere” questa posizione di rifiuto dell’annessione russa della Crimea.
Un precedente del genere potrebbe avere “conseguenze estremamente destabilizzanti, persino catastrofiche, per la pace mondiale”, afferma Michel Eperling, professore presso il Max-Plack Institute di Francoforte, in Germania.
Si riporterebbe alla luce inoltre la questione delle minoranze. “Basta guardare ai confini tracciati col righello in Africa e in Medio Oriente e alla persistenza delle controversie di confine in Europa, dove l’Ungheria contesta ancora oggi i confini ereditati dal Trattato del Trianon del 1920”, osserva Eperling.
Per Mälksoo, Donald Trump aveva già scoperchiato il vaso di Pandora riconoscendo la sovranità israeliana sul Golan siriano e quella marocchina sul Sahara Occidentale. Anche la posizione analoga adottata dalla Francia la scorsa estate su questo territorio africano conteso è “estremamente pericolosa”, secondo Michel Eperling.
Ma è legalmente possibile?
“In linea di principio, tutti i trattati ottenuti con la forza sono nulli“, spiega Lauri Mälksoo. Tutto sarà quindi questione di interpretazione. Secondo Michel Eperling, l’Ucraina potrebbe “utilizzare questo argomento per rivendicare la nullità di qualsiasi accordo abbia concluso”.
Se Kiev firmerà con Mosca, sarà necessaria una revisione della Costituzione ucraina, e la cessione della Crimea dovrà essere convalidata tramite referendum. Se il popolo ucraino approverà, spetterà poi a ogni Stato valutare se vi sia stata coercizione nel riconoscere o meno la sovranità russa su questa penisola.
Mentre gli Stati Uniti sembrano pronti a fare il grande passo, la maggior parte della comunità internazionale non riconosce le annessioni territoriali russe.
«In passato, alcune annessioni territoriali illecite venivano accettate e ratificate attraverso trattati di pace», osserva Marie Lemey, professoressa presso l’Università della Bretagna Occidentale. Nella pratica, considerazioni politiche ed economiche “hanno sempre portato ad accettare la validità dei trattati stipulati sotto costrizione”, ricorda Lemey.
Cosa succede agli altri territori ucraini occupati?
Nel settembre 2022 la Russia ha annesso altre quattro regioniucraine, che occupa parzialmente: gli oblast’ di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia. Un’annessione “di fatto”, che il piano americano non intende né riconoscere giuridicamente né mettere in discussione. Ma accettando di cedere la Crimea, l’Ucraina creerebbe un precedente.
Per Marie Lemey, “ciò invierebbe un segnale pericoloso alla Russia, che potrebbe chiedere il riconoscimento della sua occupazione di altri territori ucraini, ma anche di altri Stati”. Ad esempio, la Cina rivendica alcuni territori russi in Siberia.
Per Phillips O’Brien la questione è chiara: la rinuncia di Kiev alla sovranità sulla Crimea “è l’inizio della fine, nel piano russo per mettere fine all’Ucraina”.
Foto: Ukrainians.today