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MONGOLIA: Corrotti e corruttori, accuse reciproche tra governo e opposizione

di Pietro Acquistapace

Lo scambio di consegne presidenziali del 2009

A seguito di un’accusa per corruzione e’ stato arrestato Nambaryn Enkhbayar, ex Presidente della Repubblica mongola. Poche ora prima lo stesso aveva dichiarato ai cronisti la sua intenzione di rendere pubblico quanto in suo possesso, compresi documenti governartivi secretati per motivi di sicurezza nazionale, per dimostrare che le elezioni del 2008 sarebbero state falsate da episodi di corruzione.

Se poi consideriamo che in giugno si terranno le elezioni per il rinnovo del parlamento la tempistica dell’arresto sembra perlomeno sospetta. Enkhbayar e’ infatti il leader del Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo (MPRP), attualmente all’opposizione, e conta un vasto seguito di sostenitori, gia’ radunatisi nella piazza principale di Ulaan Baatar scontrandosi, seppur in maniera lieve, con la polizia. Ma la tensione, stando a quanto riportano le agenize di stampa, sembra aumentare.

Nambaryn Enkhbayar e’ una figura chiave degli ultimi decenni della politica mongola: Primo Ministro dal 200 al 2004, portavoce del governo dal 2004 al 2005 e Presidente della Repubblica mongola dal 2005 al 2009, quando venne sconfitto da Tsakhiagiin Elbegdorj, leader del Partito Democratico, con uno scarto di circa il 3,8% dei voti. Momento cruciale della carriera politica di Enkhbayar sono state le elezioni politiche del 2008, quelle relative alle dichiarazioni alla stampa fatte dall’ ex-presidente poche ora prima del suo arresto, quando l’alternanza al governo tra i due partiti politici mongoli si concluse con quattro giorni di scontri nelle strade e la morte di cinque persone.

Il comunicato ufficiale rilasciato dall’ Agenzia Indipendente Mongola Contro la Corruzione (IAAC) sembrerebbe confermare l’ipotesi di un arresto “politico”. Questo sarebbe infatti la conclusione di un’indagine durata due anni e che vede Enkhbayar indagato per la privatizzazione di un giornale locale, l’ Ulaanbaatar Times, e di un albergo con cinque camere, dal nome di Urgoo. Non sembra quindi del tutto improbabile quanto avanzato da alcuni analisti, ossia che il governo mongolo si sia allarmato per le recentissime dichiarazioni di Enkhbayar riguardo ai fatti del 2008, e per le conseguenti accuse di corruzione coinvolgenti l’attuale Primo Ministro Batbold ed altre figure pubblche di primo piano come Nyamdorj e Bayar.

I sostenitori dell’ex-Presidente si sono radunati contestando il non rispetto dell’immunita’ della sua carica nel corso dell’arresto e chiedendone il rilascio su cauzione; rilascio che le autorita’ hanno gia’ dichiarato non possibile in quanto la documentazione presentata a tale fine non soddisfa I requisiti richiesti. Da parte sua Enkhbayar ha iniziato uno sciopero della fame nel centro di detenzione dell’aimag di Tuv, luogo nel quale e’ rinchiuso.

Si aspettano adesso anche le reazioni dei mercati estrattivi, settori economico chiave per la Mongolia. Secondo gli analisti di Eurasia Group se da un lato sicuramente le perturbazioni politiche avranno nell’immediato sicuro influsso negativo sugli andamenti economici, dall’altro questo arresto potrebbe rivelarsi come un forte messaggio contro la corruzione con l’effetto di tranquilizzare gli investitori. E che l’arresto di Enkhbayar possa essere letto come un duro colpo alla corruzione mongola e’ messaggio che filtra anche attraverso I blog ed I forum dell’emigrazione mongola, almeno a guidicare dai commenti di molti tra i frequentatori.

In conclusione un arresto dai molti lati oscuri, e che sicuramente si trova al centro di un vasto complesso di interessi economici. La Mongolia infatti sta procedendo a vele spiegate verso la privatizzazione delle risorse del suo sottosuolo, con ampie aree gia’ sfruttate da compagnie cinesi, suscitando le attenzioni sia di investitori russi che occidentali. E quanto questo possa influenzare la vita politica mongola sara’ risposta data dal susseguirsi degli eventi.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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