Groenlandia: tra pressioni americane e ricerca di indipendenza

La rielezione del Presidente Donald Trump, appena insediato per un nuovo mandato, aveva già sollevato ampie discussioni a livello globale. Tuttavia, sono state le recenti dichiarazioni sui suoi obiettivi di politica estera a suscitare indignazione tra numerosi capi di stato. Fanno discutere in particolare le pretese su Groenlandia e canale di Panama, su cui non esclude il ricorso alla forza pur di raggiungere i propri scopi. In tutta risposta, il sovrano danese Frederik ha prontamente modificato lo stemma reale, inserendovi i simboli di Groenlandia e Isole Faroe.

Perché gli Stati Uniti puntano alla Groenlandia

Non è la prima volta che un presidente americano cerca di acquisire l’isola più grande al mondo. L’idea nacque inizialmente dal presidente Johnson in seguito all’acquisto dell’Alaska, nel 1867. Successivamente, nel secondo dopoguerra, il presidente Truman offrì 100 milioni di dollari per assicurarsi il dominio sulla Groenlandia. L’isola di ghiaccio rappresenta per gli Stati Uniti una risorsa strategica in termini militari ed economici, e il presidente Trump, nei suoi due tentativi di acquisto, ha dimostrato di esserne consapevole.

La presenza della base aerea di Thule, attiva dai tempi della Guerra Fredda, sottolinea l’importanza dell’isola per il monitoraggio radar e la difesa spaziale americana. Inoltre, come sottolinea Ulrik Pram Gad, ricercatore senior presso il Danish Institute for International Studies, l’isola occupa una posizione militarmente rilevante nel settore GIUK (Groenlandia, Islanda, Regno Unito). Questo stretto, infatti, rappresenta la principale linea difensiva in caso di conflitto tra Russia ed Europa. Le acque che circondano l’isola artica giocano un ruolo fondamentale per i collegamenti marittimi, in quanto navigabili più facilmente e per periodi più lunghi ogni anno. Questo è dovuto allo scioglimento dei ghiacci, fenomeno che ha portato, nell’ultimo decennio, a un incremento del trasporto marittimo del 37%.

Il riscaldamento climatico non facilità solo la navigabilità, ma anche l’estrazione di minerali e materiali preziosi, di cui la Groenlandia possiede ingenti risorse. Grafite, niobio, platino, titanio e litio sono alcuni dei materiali di cui abbonda l’isola e che ricoprono un ruolo fondamentale per la transizione energetica che l’Europa fatica ancora  a padroneggiare. La facile estrazione e l’utilizzo di questi materiali nelle aziende tecnologiche, che ne dipendono fortemente, rappresenterebbe un significativo vantaggio economico sulla Cina, attuale fornitore del 70% dei materiali utilizzati a livello globale. Tra Stati Uniti e Cina è in corso da otto anni una guerra commerciale, destinata a intensificarsi con la nuova presidenza Trump.

Interessi contestati

La questione artica sta diventando sempre più centrale nello scenario geopolitico mondiale e nello scontro tra potenze, tanto che “la Cina e la Russia investiranno denaro per aggirare il problema,” afferma Philip M. Breedlove, generale in pensione dell’Aeronautica Militare statunitense.

Se da un lato l’obiettivo di Trump è di contrastare la presenza di navi russe e cinesi nell’Artico, dall’altro Mosca non permetterà agli Stati Uniti di frapporsi tra i suoi piani di espansione artica. Il Cremlino considera da sempre l’Artico come parte indiscutibile della propria sfera di interesse, e gli ingenti investimenti, come la costruzione del Passaggio a Nord-Est, dimostrano l’attenzione che viene posta alla regione. La posizione della Russia viene sostenuta anche dalla sua presenza militare, maggiore rispetto a quella statunitense, su cui si impegna a investire grandi somme, nonostante le perdite economiche causate dalla guerra in Ucraina.

Parallelamente, la Cina, pur non essendo una nazione artica, ambisce a giocare un ruolo chiave nell’area. Negli ultimi anni, Pechino ha cercato di assicurare la sua presenza in Groenlandia tramite appalti aeroportuali e concessioni minerarie, seppur senza successo. Il suo interesse è chiaro: accedere alle preziose risorse naturali dell’isola, in particolare le terre rare. Attualmente, la Cina domina il mercato globale di questi minerali cruciali, sia nella loro estrazione che nella raffinazione, e non ha esitato a usarli come strumento geopolitico. Nel dicembre scorso, in risposta alle pressioni di Trump, Pechino ha limitato le esportazioni di gallio, germanio e antimonio, elementi fondamentali per l’industria della difesa statunitense.

Infine, il ruolo strategico della Groenlandia non si limita solo alla competizione per le risorse minerarie. Come sottolinea Rebecca Pincus del Wilson Center, l’isola riveste un’importanza crescente nella difesa missilistica e nelle operazioni spaziali, specialmente in un contesto di rivoluzione tecnologica applicata alla guerra. In quanto territorio della Danimarca, la Groenlandia è ufficialmente parte della NATO. Tuttavia, il suo desiderio di indipendenza da Copenaghen solleva preoccupazioni tra gli esperti, i quali temono che questa prospettiva possa aprire la strada a Russia e Cina per rafforzare la loro presenza sull’isola.

L’ultima parola ai groenlandesi

In seguito alle affermazioni del tycoon, il premier groenlandese Múte B. Egede ha sostenuto che gli oltre 56.000 abitanti dell’isola non vogliono essere considerati nient’altro che groenlandesi e che casa loro non è in vendita. Questa affermazione sottolinea un forte sentimento di indipendenza, supportato da circa due terzi della popolazione, secondo un sondaggio di opinione del 2019.

Tuttavia, il cammino verso l’indipendenza è ostacolato dal vincolo economico della Danimarca, che fornisce un sussidio annuale di circa 500 milioni di dollari. La Groenlandia sta cercando di ridurre questo legame cercando di diversificare la propria economia, basata principalmente sulla pesca, con l’apertura di due nuovi aeroporti internazionali. Gli abitanti considerano anche una collaborazione più stretta con gli Stati Uniti, ritenendo che potrebbero avere un ruolo chiave nello sfruttamento delle risorse minerarie e nella difesa del paese. Dal suo canto, la Danimarca ha promesso di aumentare notevolmente le spese militari, dichiarandosi pronta ad intensificare le proprie responsabilità per la sicurezza artica.

Le sorti della Groenlandia si decideranno ad aprile, nelle prossime elezioni politiche per il Parlamento dell’isola, in cui la questione dell’indipendenza sarà centrale.

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