L’11 dicembre 2024 ha segnato l’anniversario di un evento cruciale per la Repubblica di Cecenia: trent’anni fa ebbe inizio la prima guerra russo-cecena, un conflitto che si sarebbe protratto per due anni, fino all’agosto 1996, smentendo le previsioni di vari ministri russi. La guerra iniziò ufficialmente quando l’esercito russo cominciò a bombardare Grozny da tre fronti diversi. Fu una guerra estremamente sanguinosa, con migliaia di vittime, di cui buona parte civili.
Le cause
La causa esatta è difficile da definire e forse non la identificheremo mai. Essa è infatti da trovare in una molteplicità di fattori, siano essi politici, etnici, storici e legati alla memoria di un popolo che ha molto sofferto.
Dal punto di vista etnico-storico, il popolo ceceno definisce la sua esistenza come una continua lotta e resistenza contro i russi, sia inizialmente in veste di Impero, poi come Unione Sovietica e infine come Federazione Russa. Basti ricordare le deportazioni staliniane del 1944 di ceceni e ingusci verso l’Asia Centrale, le quali hanno profondamente segnato la memoria di questi popoli.
Dal punto di vista politico, la questione cecena, a differenza del Tatarstan, fu gestita in maniera totalmente diversa. Se nel primo caso (Tatarstan), in risposta ad una dichiarazione di indipendenza, le autorità russe e tatare si dimostrarono aperte ad un confronto ‘diplomatico’ e riuscirono a risolvere la situazione, nel caso ceceno le ambizioni di entrambe le autorità si rivelarono pressocché letali. Essa viene infatti spesso chiamata ‘La guerra di Eltsin’, poiché, secondo vari testimoni vicini all’ex-Presidente, la decisione di iniziare il conflitto fu presa personalmente da Eltsin, contro la posizione di molti membri dell’élite politica russa, al fine di consolidare il proprio potere politico. Ciononostante, è chiaro che la controparte cecena, Dzhokhar Dudaev, non fosse comunque pronto ad un accordo pacifico poiché assolutamente non disposto a rinunciare alle sue rivendicazioni di indipendenza.
La fine?
Dopo due anni di bombardamenti, alla guerra cecena posero fine gli Accordi di Khasavyurt, i quali stabilivano la de-facto indipendenza della Repubblica Cecenia di Ichkeria con a capo Aslan Maskhadov (democraticamente eletto poi nel 1997). Purtroppo, non è stata la fine. Pochi anni dopo, nell’agosto 1999, a seguito di una doppia radicalizzazione sia cecena che russa, scoppiò la seconda guerra cecena che terminò soltanto ben 10 anni dopo, a seguito di anni di sostanziale normalizzazione e ‘cecenizzazione’ del conflitto. In effetti, Vladimir Putin nominò Akhmat Kadyrov come presidente della Repubblica di Cecenia nel 2003, al quale, quattro anni dopo subentrò poi il figlio e attuale Capo, Ramzan Kadyrov.
La Cecenia oggi
Trent’anni dopo, la Federazione russa continua il suo rapidissimo processo di ricostruzione, intrapreso già nel 2007 e reso possibile principalmente grazie ai generosi sussidi del governo federale. Di fatto, la Repubblica Cecena è l’entità federale che riceve più fondi. Ciò ha permesso a Ramzan Kadyrov di perseguire il suo ambizioso obiettivo di trasformare la capitale in una sorta di ‘seconda Dubai’, con imponenti centri d’affari come il complesso Grozny City, grattacieli altissimi e due delle moschee più grandi d’Europa: il ‘Cuore della Cecenia’ a Grozny e l’‘Orgoglio dei Musulmani’ a Shali.
Queste due guerre hanno messo nero su bianco le ambizioni imperialistiche del Cremlino, pronto ad alimentare odio, uccidere civili e sfruttare la ‘periferia’ per i propri fini: la consolidazione del proprio potere politico. Ciò, insieme agli sviluppi degli ultimi anni, come l’invasione su larga scala dell’Ucraina, dimostra l’improbabilità di riuscire ad instaurare una democrazia in Russia sotto l’attuale leadership politica.