Armenia Trump

ARMENIA: Trump e le relazioni con gli Stati Uniti

Di Denise Gislimberti

La recente elezione di Donald Trump negli Stati Uniti ha suscitato un’ampia attenzione a livello globale, soprattutto nello spazio post-sovietico, dove molti paesi seguono con interesse i possibili cambiamenti nella politica estera americana.

America e Armenia

In Armenia, l’opinione pubblica appare divisa, soprattutto a causa della presenza importante di propaganda russa nel paese. Da un lato, una parte ha visto in Kamala Harris un positivo continuum rispetto all’amministrazione Biden. D’altra parte, chi è più orientato verso la Russia vede una presidenza democratica come un pericoloso incentivo al distacco da Mosca e all’avvicinamento all’Occidente. Questa fetta preferisce quindi una presidenza repubblicana, ritenendo che Trump, con il suo pragmatismo, potrebbe allinearsi meglio agli interessi di Putin.

La domanda resta: in che modo i risultati delle elezioni americane influenzeranno l’ambiente geopolitico dell’Armenia, le sue relazioni con i principali alleati e le sue ambizioni nel Caucaso meridionale?

Le promesse elettorali di Trump

Durante la campagna elettorale, Donald Trump ha menzionato esplicitamente la questione armena e lodato la comunità armena americana, per accattivarsene il sostegno. Le sue promesse includevano l’impegno a “proteggere i cristiani perseguitati, fermare la violenza e la pulizia etnica e stabilire la pace tra Armenia e Azerbaigian”. Inoltre, il neoeletto Presidente ha cercato di manifestare il proprio sostegno anche in occasione di una telefonata con Sua Santità Aram I, il Catholicos della Grande Casa di Cilicia. Durante la conversazione, Trump ha ribadito il suo sostegno agli armeni di Artsakh (Nagorno-Karabakh), impegnandosi per la pace regionale. Aram I ha espresso gratitudine per il sostegno e ha sottolineato l’importanza vitale della leadership globale degli Stati Uniti in questo momento critico. Ha condiviso le sue aspettative per una maggiore attenzione alla questione dell’Artsakh sotto una nuova amministrazione, per quanto riguarda le garanzie internazionali per la sicurezza e lo status del Nagorno Karabakh, nonché la responsabilità azera per la ‘pulizia etnica’ avvenuta nell’ottobre 2023.

Tuttavia, in Armenia, queste dichiarazioni sono state accolte con cautela, specialmente alla luce dell’approccio passato dell’ex presidente alle questioni estere. Molti ricordano infatti il mancato supporto dell’amministrazione Trump ad un dialogo per la risoluzione pacifica a seguito della guerra del 2020 tra Armenia e Azerbaigian, conflitto che si concluse con una devastante sconfitta per i primi. Una buona fetta dell’opinione pubblica, dunque, dubita che la rielezione porterà un supporto concreto, ma che piuttosto rappresenti un rischio, poiché si teme ciò possa favorire la già solida posizione azera.

Il partenariato strategico tra Armenia e USA

Nel corso degli anni, gli Stati Uniti hanno supportato lo sviluppo democratico dell’Armenia, contribuito alla sua economia e affrontato questioni storiche delicate. Una delle mosse più significative è stata il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno da parte dell’amministrazione Biden nel 2021, decisione che ha avuto una profonda risonanza in Armenia.

I due paesi hanno firmato vari accordi, che riflettono l’interesse dell’Armenia nel diversificare le sue partnership internazionali. Questa cooperazione ha portato a notevoli investimenti americani, rafforzando le potenzialità per futuri legami economici e diplomatici, anche grazie alla forte influenza della diaspora armena presente negli Stati Uniti. Negli ultimi anni, il governo armeno, guidato da Nikol Pashinyan e dal partito Contratto Civile, ha inoltre adottato una linea di politica estera volta ad ottenere una maggiore autonomia da Mosca. Tuttavia, dato l’atteggiamento complesso di Trump, l’Armenia potrebbe assistere ad un raffreddamento in specifiche aree di collaborazione. L’eventualità di un riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia è un altro fattore che può complicare ulteriormente la politica estera armena. Scenario che, infatti, potrebbe rallentare o persino ostacolare il processo di integrazione occidentale del paese, costringendo l’Armenia a rivedere il suo percorso di allontanamento dall’influenza russa. Se gli Stati Uniti consentissero a Mosca di rafforzare la sua posizione nello spazio post-sovietico, l’Armenia potrebbe trovarsi in una situazione precaria. Una Russia priva di contrappesi occidentali potrebbe rafforzare la sua influenza su quest’ultima, limitando la capacità del paese di perseguire politiche estere indipendenti.

Cosa ci riserva il futuro?

Mentre l’Armenia guarda al futuro, l’incertezza persiste. L’attuale contesto geopolitico suggerisce diversi scenari possibili, ma non è chiaro quale strada prevarrà. Per l’Armenia, questo è un momento di opportunità ma anche di rischio. Rafforzare le partnership sia con gli Stati Uniti sia con la Russia potrebbe offrire all’Armenia una maggiore leva, ma l’equilibrio delicato che deve mantenere potrebbe rapidamente inclinarsi di fronte a pressioni esterne. In mezzo a queste dinamiche globali e regionali, le priorità interne dell’Armenia restano chiare. In cima all’agenda vi è il desiderio di garantire una pace duratura con l’Azerbaigian e di formalizzare le relazioni diplomatiche con la Turchia. Questi obiettivi si allineano con la strategia più ampia dell’Armenia per stabilizzare la regione e migliorare la crescita economica. Il ministro dell’economia armeno ha sottolineato l’importanza di mantenere relazioni calorose con gli Stati Uniti. Ha rassicurato il pubblico che, indipendentemente dai cambiamenti nel panorama politico statunitense, le relazioni sono radicate in valori condivisi e interessi comuni, e che il partenariato strategico del paese con Washington è destinato a durare. Tuttavia, l’esito di questi sforzi dipenderà non solo dalle sue decisioni, ma anche dall’evoluzione delle politiche dei poteri globali come Stati Uniti e Russia.

Foto: Pashinyan e Stoltenberg, Flickr

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