Il 2 giugno si sono tenute le elezioni amministrative a Belgrado e in numerose altre città della Serbia. La coalizione guidata dal Partito progressista serbo (SNS), guidato dal presidente della repubblica Aleksandar Vučić, ha registrato una netta vittoria nella capitale e nel resto del paese, confermando quanto il potere sia saldamente nelle mani della coalizione di governo.
Come si è arrivati a queste elezioni?
Le elezioni erano state indette lo scorso 3 marzo, dopo le diffuse proteste scaturite in seguito alla tornata elettorale di dicembre 2023, nelle quali oltre ad eleggere il nuovo parlamento, si era votato anche per rieleggere i sindaci di numerose città tra cui Belgrado.
Tra le principali richieste dei dimostranti vi era quella di annullare i risultati delle elezioni e tornare a votare, a causa delle forti irregolarità che erano state denunciate da tutte le maggiori organizzazioni nazionali ed internazionali di monitoraggio elettorale.
Allora, l’opposizione unita nella lista ‘Serbia contro la violenza’ (SPN), progetto politico nato dopo le due sparatorie che avevano provocato una diffusa indignazione tra la popolazione, era riuscita ad insidiare la vittoria di SNS nella capitale.
Tuttavia SPN non era riuscita ad andare oltre al 35%, contro il 39% di SNS che aveva così potuto mantenere la posizione di primo partito senza che però fosse possibile formare una salda maggioranza nel consiglio comunale cittadino. Il risultato di SPN era comunque stato storico, essendo stata la coalizione di opposizione che ha ottenuto più voti dal 2012 ad oggi.
I risultati a Belgrado
Questa volta, le cose sono andate piuttosto diversamente. SNS ha infatti ottenuto circa il 53% dei voti, mantenendo il controllo sulla città.
La principale causa del diverso risultato è che i partiti dell’opposizione non sono riusciti a trovare un accordo per presentarsi nuovamente uniti davanti agli elettori, perdendo di fatto la possibilità di giocarsela. Infatti, la lista ‘Serbia contro la violenza’ non si è presentata, in seguito al suo scioglimento causato da disaccordi interni tra chi era favorevole a partecipare alle elezioni, e chi invece era più propenso a boicottarle.
Questi ultimi hanno giustificato la propria scelta accusando il governo di non aver fatto abbastanza per rendere le elezioni più giuste e competitive e limitare i brogli, oltre al non veder di buon occhio la scelta della data del 2 giugno in corrispondenza di numerose altre elezioni amministrative nel paese ed alla difficoltà di ripetere o fare meglio rispetto allo scorso dicembre.
Alla fine, sono state cinque le liste che hanno ottenuto almeno uno dei 110 seggi dell’assemblea cittadina. La coalizione a guida SNS ha ottenuto 64 seggi, ovvero 15 in più delle scorse elezioni, garantendosi una salda maggioranza. il movimento Kreni-Promeni, che aveva ottenuto visibilità grazie alle sue proteste contro un progetto per una miniera di litio da parte della società internazionale Rio Tinto nella Serbia occidentale, ha ottenuto invece 21 seggi.
La lista ‘Noi scegliamo Belgrado’, composta dai partiti usciti da ‘Serbia contro la violenza’ che hanno deciso di partecipare alle elezioni, ha ottenuto invece 14 seggi, di fatto un terzo di quelli ottenuti dalla lista unita a dicembre 2023. Infine 10 seggi sono andati al partito populista di estrema destra ‘Noi – il potere del popolo’ mentre il Partito Russo, che lavora per rinforzare la cooperazione con Mosca e per mantenerne vivo il legame storico e culturale, ha ottenuto 1 seggio.
Novi Sad, Niš e le irregolarità
Per quanto riguarda la seconda città serba, Novi Sad, non ci sono state sorprese e SNS è riuscito ad ottenere più del 50% dei voti, con i partiti che facevano parte di ‘Serbia contro la violenza’ che si sono riuniti sotto la lista ‘Uniti per una Novi Sad libera’ che si sono fermati al 24%.
Discorso diverso invece per la terza città del paese, ovvero Niš. Qua infatti SNS si è fermato al 44%, grazie al risultato dell’opposizione guidata dal cardiologo Dragan Milić che ha ottenuto 16 seggi con la sua lista e si è affermato come primo tra i partiti dell’opposizione che, in totale, hanno ottenuto 31 dei 61 seggi disponibili. Il cardiologo ha celebrato la vittoria affermando di volere fare di Niš un esempio per il resto del paese ed escludendo qualsiasi collaborazione con SNS.
In conclusione, se si esclude la situazione a Niš, non ci sono state sorprese e Vučić ha nuovamente rafforzato il suo potere vincendo elezioni che sono state definite dall’OSCE come ben organizzate, ma poco competitive a causa del monopolio sui media, delle pressioni fatte su elettori e candidati e di numerose irregolarità relative soprattutto alla segretezza del voto, che hanno addirittura portato ad una protesta nella città di Novi Sad che è stata affrontata con i lacrimogeni dalla polizia.