Nebojša Slijepčević

CINEMA: Palma d’Oro a Nebojša Slijepčević, l’intervista

Palma d’Oro al miglior cortometraggio al croato Nebojša Slijepčević per The man who would not remain silent.

Nel Palmares del Festival di Cannes spicca un nome croato, quello di Nebojša Slijepčević, regista che ottiene la Palma d’Oro al miglior cortometraggio – per la seconda volta di fila assegnato ad un film est europeo (l’anno scorso è stata la volta del film di animazione 27 di Flora Anna Buda), e per la seconda volta nel corso di quattro anni, un premio del festival assegnato ad un film croato, a seguito del premio Camera d’Or al miglior debutto nel lungometraggio ottenuto da Murina di Antoneta Alamat Kusijanović.

The man who would not remain silent è un’opera breve, interamente ambientata all’interno di un vagone di un treno, che inscena un evento realmente accaduto nel 1993. Nel cast stellare, oltre a Goran Bogdan, anche a sorpresa un inedito Alexis Manenti, volto noto del cinema francese per film come Les Miserables, nel suo primo ruolo in serbo-croato. Abbiamo incontrato Nebojša Slijepčević il giorno precedente alla cerimonia di premiazione a Cannes, ancora ignari della vittoria imminente.

Cosa l’ha ispirata alla scelta dell’argomento?

Il film è basato su un fatto realte avvenuto nel 1993 in Bosnia, durante la guerra Jugoslava. Un orribile crimine di guerra, parte delle operazioni di pulizia etnica, durante il quale dei soldati paramilitari hanno estratto 20 civili dal treno, e più tardi ucciso. Quello che però aveva ispirate me era un aneddoto all’interno di questa storia, riguardo ad un personaggio che per me era un vero eroe, che si è opposto ai soldati, da solo, nel treno pieno di persone. In centinaia avevano troppa paura di reagire, osservavano in silenzio, come forse tutti noi faremmo perché è una situazione davvero spaventosa. Ma c’era una sola persona che non poteva restare in silenzio.

Ha scelto di raccontare la storia dalla prospettiva di un altro passeggero, era un modo per immedesimare lo spettatore?

Volevo anche porre allo spettatore la domanda: come reagiremmo in una situazione del genere? Questa situazione ha avuto luogo durante la guerra, ma tutti noi potremmo trovarci in situazioni simili, forse non nelle quali ci troviamo in pericolo di vita, ma in cui siamo testimoni di violenze contro qualcun altro, ed in situazioni del genere possiamo fare due cose: guardare in basso e fare nulla o reagire e rischiare qualcosa nel processo, forse di restare feriti, di perdere il lavoro… spero che il pubblico veda questo parallelo e si ponga la domanda: cosa farei in una situazione simile?

Ho molto apprezzato che abbia scelto di girare l’intero film all’interno di un ambiente senza uscirne.

Abbiamo cercato di dare al pubblico l’esperienza della claustrofobia, della mancanza di una via d’uscita dalla situazione. Perciò l’intero film si svolge dentro il treno, dentro il vagone, che è uno spazio piccolo, stretto, e dovevamo fare una vera e propria coerografia che abbiamo ripetuto per mesi tra attori e macchina da presa e la troupe, che doveva essere nascosta in spazi strani.

Effettivamente ci sono molte rotazioni dell’inquadratura.

Esatto, volevo avere dei piani sequenza piuttosto lunghi, nei quali vedi l’intero spazio, facendo rotazioni complete. Così si possa percepire l’impossibilità di uscire dalla situazione.

Riguardo al casting, è riuscito ad avere Goran Bogdan, ma anche Alexis Manenti, che non mi pare di aver mai visto parlare il serbocroato prima.

Ho avuto molta fortuna con il cast, Goran Bogdan era la mia prima scelta. Per fortuna ha detto di sì. Poi durante le preparazioni ho scoperto che Alexis Manenti parla serbocroato fluentemente e quindi ho sperato davvero tanto che accettasse il ruolo, è incredibile, entrambi lo sono. Ma penso che abbiamo anche avuto altri grandi attori del territorio dell’ex Jugoslavia, per esempio Dragan Mićanović, grande star in Serbia ma anche attori più giovani come Silvio Mumelas, hop avuto molta fortuna con il cast. Non potrei essere più felice.

 

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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