Intercepted, A Bit of a Stranger e altri film tornano sul dramma della guerra a due anni dallo scoppio.

CINEMA: Berlinale – I documentari sulla guerra in Ucraina

Intercepted, A Bit of a Stranger e altri film tornano sul dramma della guerra a due anni dallo scoppio.

La Berlinale è legata in modo particolare alla invasione dell’Ucraina: nel 2022, il festival era terminato da pochi giorni, il fatidico 24 Febbraio; nel 2023, la selezione includeva un’ampia serie di documentari sull’argomento. Non stupisce vedere trattato l’argomento anche nei documentari della edizione 2024 del festival berlinese.

Architecton, dir. Viktor Kossakovsky

Il prologo della nuova opera del documentarista russo proietta lo spettatore, mediante inedite immagini di droni, attraverso le rovine dei giganteschi blocchi residenziali delle periferie delle città ucraine. Architecton in realtà tratterà non sulla guerra, ma sull’argomento della durabilità e dell’impatto ecologico dell’edilizia, attraverso un viaggio visivo che vaga tra rovine antiche di monumenti in pietra e moderne costruzioni in cemento, ma con questo incipit include nella riflessione anche la distruzione causata non dall’usura, ma dal danneggiamento volontario da parte dell’Uomo, ovvero quello che avviene durante le guerre. Inoltre, è una scena che esplicita le posizioni di Kossakovsky sulla guerra in Ucraina e che la condanna apertamente, attraverso un gigantesco telo calato su uno degli edifici che incita a firmare una petizione per eslcudere la Russia dall’ONU.

Turn in the wound, dir. Abel Ferrara

In un film che mescola documentario e sperimentalismo, Abel Ferrara racconta la naturale pulsione umana verso la libertà, incarnata nella lotta del popolo ucraino. Il linguaggio dell’arte performativa, la presenza di Patti Smith, un metodo che più che cercare di documentare, tende a meditare e riflettere sulla guerra in forma metafisica ed artistica rendono il film particolare.

Intercepted, dir. Oksana Karpovych

Un’opera dalla mise-en-scène semplicissima, ma che riesce ad essere uno dei film più brutali sulla guerra in Ucraina: ad inquadrature di stanze in rovina, muri crollati, strade dissestate, si accostano gli audio delle intercettazioni telefoniche di soldati russi che chiamano i familiari – ricavati dal database reso pubblico su youtube dai servizi di sicurezza ucraini. Telefonate che variano dallo sconcertante al scioccante, in cui molti ammettono o addirittura si vantano di crimini di guerra, torture, altri si rendono conto dell’orrore di cui sono responsabili. Forse l’aspetto ancora più terrificante è percepire che i familiari rimasti in Russia spesso dimostrano di essere a tal punto immersi nei media governativi da non riuscire a comprendere ciò che viene raccontato a loro. Abbiamo intervistato la regista Oksana Karpovych.

A bit of a stranger, dir Svetlana Lyshchynska

Un documentario che parte con materiale girato poche settimane prima del 24 Febbraio 2022, e che segue la famiglia della cineasta, di origini di Mariupol, durante l’esodo dall’Ucraina. Il film si sofferma ampiamente sulla questione dell’eredità sovietica nell’identità degli abitanti della regione, e al contempo racconta in modo molto più intimo aspetti ancora poco trattati dal cinema documentario uscito negli ultimi due anni, come per esempio gli effetti psicologici, gli attacchi di panico. Un documentario molto tradizionale, ma che resta un anello importante per comprendere la difficile situazione a livello identitario della popolazione dell’Ucraina orientale.

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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