Ucraina lettera di solidarietà

Dall’Ucraina una lettera di solidarietà al popolo palestinese

Riteniamo importante segnalare, traducendo almeno in parte, una lettera proveniente dalla società civile ucraina apparsa su Al Jazeera, in cui più di 300 studiosi, attivisti e artisti ucraini esprimono la loro solidarietà e vicinanza con il popolo palestinese per le sue storiche sofferenze e il conflitto che sta vivendo sulla propria pelle da ormai più di un mese (per la lista completa dei firmatari si veda qui).

Il governo ucraino, per comprensibili interessi nazionali, si è schierato subito a fianco del governo israeliano, ma c’è chi nella società ucraina evidenzia lo stretto rapporto tra popolo palestinese e ucraino per quello che sta avvenendo nei due paesi. È questo un pensiero che ci invita a riflettere e a cogliere analogie e differenze tra queste due aree di crisi.

Le posizioni degli autori della lettera sono personali e non riflettono necessariamente il pensiero editoriale di Al Jazeera, come non rispecchiano necessariamente la posizione di East Journal e dei suoi collaboratori sul tema trattato in questo articolo.

Una lettera aperta: per la resistenza e il rispetto della vita umana

Noi, ricercatori, artisti, politici e sindacalisti ucraini, insieme a vari membri della società civile del paese esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo palestinese, il quale per 75 anni è stato soggetto e ha resistito all’occupazione militare israeliana, alla violenza coloniale, alla pulizia etnica, all’espropriazione della propria terra e a un regime di apartheid. […]

Il discorso dominante a livello governativo e anche tra gruppi di solidarietà che supportano le lotte di ucraini e palestinesi spesso crea separazioni. Con questa lettera noi vogliamo rigettare queste divisioni e affermare la nostra solidarietà con chiunque è oppresso e sta combattendo per la libertà.

[…] noi condanniamo fermamente gli attacchi sulla popolazione civile, che si parli di israeliani attaccati da Hamas o da palestinesi attaccati dalle forze di occupazione di Israele o da bande di coloni armati. Un attacco deliberato ai civili è un crimine di guerra.

[…]

 Il 7 di ottobre abbiamo assistito alla violenza di Hamas contro i civili israeliani, un evento che al momento è preso d’esempio da molti per demonizzare e disumanizzare la resistenza palestinese nel suo insieme. Hamas, un’organizzazione islamista reazionaria, necessita di essere collocata in un contesto storico più ampio, in cui Israele ha usurpato per decadi il territorio palestinese, già da molto tempo prima che quest’organizzazione avesse cominciato a esistere nei tardi anni Ottanta del secolo scorso.

Durante la Nakba (“catastrofe” in lingua araba) del 1948, più di 700’000 palestinesi furono brutalmente espulsi dalle loro case, con interi villaggi che furono massacrati e distrutti. Dalla sua creazione, Israele non ha mai fermato la sua espansione coloniale. […]

Coloro che vivono nella Cisgiordania occupata sono soggetti a un regime di apartheid a causa di decadi di controllo militare israeliano. La popolazione della Striscia di Gaza ha sofferto per l’embargo imposto da Israele dal 2006, il quale ha limitato il movimento di persone e merci, causando crescente povertà e privazioni.

Dal 7 di Ottobre e al momento in cui stiamo scrivendo il numero di vittime a Gaza è arrivato a più di 8’500 morti. Il 62% di queste vittime sono donne e bambini, mentre i feriti sono più di 21’048.

Nei giorni scorsi, Israele ha bombardato scuole, aree residenziali, una chiesa ortodossa e vari ospedali. Israele ha anche tagliato le forniture d’acqua, elettricità e carburante per la Striscia di Gaza, dove è presente una carenza di cibo e medicine, che ha causato un totale collasso del sistema sanitario.

La maggior parte dei media occidentali e israeliani giustifica queste morti come meri danni collaterali alla lotta contro Hamas, ma tace quando si tratta di civili palestinesi presi di mira e uccisi nella Cisgiordania occupata. Solo dall’inizio del 2023, e prima del 7 ottobre, il bilancio delle vittime da parte palestinese aveva già raggiunto quota 227. Dal 7 ottobre, 121 civili palestinesi sono stati uccisi nella Cisgiordania occupata. Più di 10.000 prigionieri politici palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri israeliane.

Pace e giustizia durature sono possibili solo con la fine dell’occupazione in corso. I palestinesi hanno il diritto all’autodeterminazione e alla resistenza contro l’occupazione israeliana, proprio come gli ucraini hanno il diritto di resistere all’invasione russa.

La nostra solidarietà deriva dalla rabbia per l’ingiustizia e da un profondo dolore per la conoscenza degli impatti devastanti dell’occupazione, del bombardamento delle infrastrutture civili e del blocco umanitario derivanti dalle esperienze nella nostra patria. Parti dell’Ucraina sono occupate dal 2014 e la comunità internazionale non è riuscita a fermare l’aggressione russa, ignorando la natura imperiale e coloniale della violenza armata, che di conseguenza si è intensificata il 24 febbraio 2022.

I civili in Ucraina vengono bombardati quotidianamente, nelle loro case, negli ospedali, alle fermate degli autobus, in coda per il pane. A causa dell’occupazione russa, migliaia di persone in Ucraina vivono senza accesso all’acqua, all’elettricità o al riscaldamento, e sono i gruppi più vulnerabili a essere maggiormente colpiti dalla distruzione delle infrastrutture critiche. Nei mesi dell’assedio e dei pesanti bombardamenti di Mariupol non esisteva alcun corridoio umanitario.

Guardare gli attacchi israeliani alle infrastrutture civili a Gaza, il blocco umanitario e l’occupazione della terra da parte di Israele risulta particolarmente doloroso per noi. Dalla nostra posizione di dolore e solidarietà, invitiamo i nostri connazionali ucraini a livello globale e tutto il popolo ad alzare la voce a sostegno della popolazione palestinese e a condannare la pulizia etnica di massa in corso da parte israeliana.

Respingiamo le dichiarazioni del governo ucraino che esprimono sostegno incondizionato alle azioni militari di Israele e consideriamo tardivi e insufficienti gli appelli del Ministero degli Affari Esteri ucraino ad evitare vittime civili. Questa posizione rappresenta una ritirata dal sostegno ai diritti dei palestinesi e dalla condanna dell’occupazione israeliana, che l’Ucraina tiene da decenni, anche tramite votazioni in sede ONU.

Consapevoli del pragmatico ragionamento geopolitico dietro la decisione dell’Ucraina di fare eco agli alleati occidentali, dai quali dipendiamo per la nostra sopravvivenza, vediamo l’attuale sostegno di Israele e il rifiuto del diritto palestinese all’autodeterminazione come contraddittori rispetto l’impegno dell’Ucraina nei confronti dei diritti umani e della lotta per la nostra terra e la nostra libertà. Noi ucraini dovremmo essere solidali non con gli oppressori, ma con coloro che sperimentano e resistono all’oppressione.

Ci opponiamo fermamente all’equiparazione degli aiuti militari occidentali all’Ucraina e a Israele da parte di alcuni politici. L’Ucraina non occupa i territori di altri popoli; combatte invece contro l’occupazione russa, e quindi l’assistenza internazionale serve ad una giusta causa e alla protezione del diritto internazionale. […]

Allo stesso tempo, ci opponiamo anche a chi ritiene tutti gli ebrei del mondo responsabili della politica dello Stato di Israele e condanniamo la violenza antisemita, come si è espressa nell’attacco della folla all’aereo in Daghestan, in Russia.

Rifiutiamo inoltre la rinascita della retorica della “guerra al terrore” utilizzata da Stati Uniti e UE per giustificare i crimini di guerra e le violazioni del diritto internazionale che hanno minato il sistema di sicurezza internazionale e causato innumerevoli morti, e che è stata presa in prestito da altri stati, incluse Russia, per quanto riguarda la guerra in Cecenia e Cina, per il genocidio degli uiguri. Ora Israele la sta usando per portare avanti una pulizia etnica.

Sollecitiamo l’attuazione dell’appello al cessate il fuoco, avanzato dalla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. […] Chiediamo al governo ucraino di condannare l’uso del terrorismo di Stato e il blocco umanitario contro la popolazione civile di Gaza e di riaffermare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Chiediamo inoltre al governo ucraino di condannare gli attacchi deliberati contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Abbiamo visto il mondo unirsi nella solidarietà per il popolo ucraino e invitiamo tutti a fare lo stesso per il popolo palestinese.

 

 

 

 

 

 

 

Chi è Lorenzo Fraccaro

Classe 1998, ha una laurea in scienze politiche presso l’università di Padova. Successivamente ha conseguito il suo titolo magistrale in relazioni internazionali all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sui totalitarismi del Novecento. Grande appassionato di storia e politica internazionale, negli anni ha approfondito eventi e dinamiche riguardanti l’Europa Orientale. Per East Journal è il responsabile dell’area che si occupa di Russia, Ucraina, Bielorussia, Caucaso e Asia Centrale.

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