Era il marzo 2023 quando i contadini polacchi inscenarono una protesta contro l’ingresso di prodotti agricoli provenienti dall’Ucraina, lamentando il calo dei prezzi nel mercato interno. Il governo polacco decise allora di stabilire un divieto unilaterale per l’importazione di grano ucraino, scatenando le ire di Kiev ma anche quelle di Bruxelles che rivendicava l’esclusivo diritto di stabilire politiche commerciali. Varsavia aveva però toccato un nervo scoperto, e presto altri paesi della regione si accodarono nella richiesta di un intervento europeo volto a limitare l’ingresso di prodotti agricoli provenienti dall’Ucraina. Così anche Bruxelles dovette fare buon viso a cattivo gioco. Nell’aprile 2023 alcuni paesi membri dell’Unione raggiunsero un accordo con Bruxelles che prevedeva il divieto di importare grano ucraino all’interno dei loro paesi. Si trattava di Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Bulgaria.
L’accordo è scaduto venerdì scorso, 15 settembre, senza che l’Unione Europea lo abbia rinnovato, malgrado le richieste dei paesi interessati i quali, ribadendo il proprio sostegno a Kiev, ritenevano necessario proteggere i propri mercati interni. “Non è una misura intesa a danneggiare l’Ucraina – ha dichiarato il premier polacco, Mateusz Morawiecki – e sarà garantito il transito verso altri paesi”. Il ministro slovacco per l’Agricoltura ha ribadito che “i nostri paesi sono in prima fila nel sostegno a Kiev” e non si intende colpire l’economia ucraina che, anzi, è sostenuta anche dai finanziamenti di quei paesi. La Polonia, in particolare, è da sempre impegnata nel supporto militare, diplomatico, economico e umanitario verso l’Ucraina, accogliendo milioni di profughi e spingendo la comunità internazionale a un più deciso intervento a sostegno del governo ucraino. Vale la pena ricordare come, appena due settimane dopo l’inizio della guerra, i primi ministri di Slovenia, Slovacchia e Polonia si recarono in viaggio nella Kiev assediata mettendo la NATO di fronte alla necessità di armare l’Ucraina contro l’aggressore russo.
L’Unione Europea non ha infine rinnovato il divieto spingendo il governo polacco a introdurre nuovamente un (annunciato) embargo unilaterale al grano ucraino. A quel punto, anche Slovacchia e Ungheria si sono dette pronte a iniziative analoghe. Il governo ucraino ha quindi avviato un’azione legale contro Varsavia ma anche contro Budapest e Bratislava presso la World Trade Organisation mentre l’Unione Europea ha minacciato una procedure d’infrazione contro i tre paesi.
In questo quadro, ha destato scalpore la dichiarazione del ministro dell’Agricoltura tedesco, Cem Özdemir, che ha detto al Financial Times che quella di Varsavia sarebbe una “solidarietà part-time”. Una frase che solleva qualche perplessità se consideriamo che è espressa dal ministro di un paese che fino all’altroieri manteneva una solida alleanza economica ed energetica con il Cremlino, e che ha fatto di tutto per rallentare il sostegno militare all’Ucraina.
La decisione del governo polacco a sostegno dei contadini va letta anche in chiave elettorale. Le elezioni parlamentari si avvicinano e le aree rurali sono un tradizionale bacino di voti per la destra ultra-conservatrice al governo.