UCRAINA: L’ultima messa del patriarcato di Mosca

Il 29 marzo scorso, nella Chiesa dell’Ascensione della Santa Croce, nel territorio inferiore del monastero delle Grotte di Kyiv (Kyiv-Pechersk Lavra), si è svolta l’ultima messa della Chiesa Ortodossa Ucraina afferente al Patriarcato di Mosca (UOC-MP). Cosa rappresenta per la comunità religiosa ucraina? 

Da più di un anno il mondo intero osserva l’invasione russa dell’Ucraina. Tuttavia, bisogna considerare che oltre al conflitto armato, la società ucraina si trova ad affrontare anche conflitti interni. Il 29 marzo scorso, nella Chiesa dell’Ascensione della Santa Croce nel territorio inferiore del monastero delle Grotte di Kyiv si è svolta l’ultima messa della Chiesa Ortodossa Ucraina che fa riferimento al Patriarcato di Mosca (UOC-MP). Infatti, l’ente che gestisce il sito ha interrotto il contratto che concedeva ai monaci del patriarcato di Mosca l’uso gratuito delle grotte, spingendoli a lasciare il monastero e tutti gli edifici ma il metropolita Pavlo, da più parti accusato di sostenere l’aggressione russa, ha dichiarato che non lascerà il monastero, avviando una causa legale.

Scavando nelle radici storiche…

Nel 988, a seguito del battesimo della Rus’ da parte di Volodymyr Svyatoslavych, si formò la prima chiesa cristiana ucraina con il suo centro nella città di Kyiv sotto il nome di Metropolitanato di Kyiv. Dopo l’Unione di Brest nel 1596, ci fu una scissione nel cristianesimo ucraino, che si divise in ortodossi che non riconoscevano il primato del papa e ortodossi che volevano unire l’ortodossia con il cattolicesimo in un’unica Chiesa (dando poi vita alla Chiesa greco-cattolica ucraina). L’8 gennaio 1654 a Pereyaslav un accordo con il governo di Mosca segnò de facto l’inizio del processo di adesione dell’Ucraina allo stato moscovita. La Chiesa di Mosca, a cui non venne riconosciuto lo status di patriarcato fino al 1589, non era allora la più importante del mondo ortodosso che aveva in Kyiv e Costantinopoli i suoi due centri, ma con la caduta dell’Impero bizantino (1453), il grado di dipendenza ecclesiastica di Kyiv da Costantinopoli divenne sempre meno significativo. Una clausola che però indicasse la subalternità di Kiev al patriarcato moscovita si trova solo in un accordo del 1659 tra l’etmano Yuriy Khmelnytsky e il principe Trubetsky, che recita: “E il metropolita di Kyiv, così come l’altro clero della Piccola Russia, sia sotto la benedizione del Santissimo Patriarca di Mosca” (articolo 8).

Già nell’ottobre 1659, il principe Trubetsky nominò il vescovo Lazar Baranovich “vicario del trono metropolita di Kyiv” sancendo la divisione della chiesa ucraina: sul territorio del polacco-lituano, il metropolita Dionisio (Balaban) continuò la sua attività arcipastorale, mentre nelle terre sotto il controllo dello Stato moscovita, il potere supremo della chiesa era nelle mani del vescovo Lazar. Da allora, Mosca ha cercato di rafforzare la sua influenza politica e religiosa nelle terre ucraine senza mai ottenere la benedizione del patriarcato di Costantinopoli. Anche sulla base di queste premesse, nel 2018 il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, ha ribadito come il patriarcato moscovita non abbia mai avuto il permesso di trasferire i territori ucraini sotto la propria giurisdizione, annullando tutti i diritti concessi in precedenza e riconoscendo l’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina che ha così formato la Chiesa ortodossa dell’Ucraina (OCU), eleggendo il primate Epifanio a metropolita di Kyiv e di tutta l’Ucraina. 

Neutralità divina?

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022, il capo della Chiesa ortodossa russa (ROC), il patriarca Kirill non ha esitato a sostenere la guerra del Cremlino contro una vicina nazione ortodossa, enfatizzando che morire in Ucraina lava via tutti i peccati. A seguito di tali dichiarazioni, tutte le entità costituenti la complessa struttura della ROC hanno dovuto affrontare un dilemma, ossia parlare contro il patriarca Kirill per il suo sostegno alla guerra, o rimanere fedeli alla leadership della chiesa e rischiare di essere visti come agenti del Cremlino, con tutte le conseguenze legali che ne derivano. Anche se la maggioranza dei rappresentanti della Chiesa ortodossa russa in Ucraina (UOC – MP) ha condannato la guerra e ha smesso di riconoscere il patriarca Kirill come proprio primate, diversi alti ecclesiastici hanno deciso di andare in Russia, finendo sotto inchiesta per tradimento in Ucraina. I

Nel dicembre 2022, i Servizi di Sicurezza ucraini (SBU) hanno completato le misure di controspionaggio presso le strutture dell’UOC-MP situate nelle regioni di Kherson, Cherkasy, Zhytomyr e Volyn. È stato stabilito che durante la cattura di Kherson, l’abate della Cattedrale dell’Assunzione di Kherson era presente nella sala del Cremlino durante l’annuncio dell’annessione di quattro regioni ucraine occupate. Inoltre, sul territorio della cattedrale, i dipendenti della SBU hanno scoperto una collezione di icone rubate dagli occupanti russi dalla casa del console onorario della Repubblica di Lituania durante l’occupazione di Kherson. A seguito di un’ulteriore ispezione dei locali della chiesa, sono stati trovati i lasciapassare scritti a nome del “consigliere federale dell’amministrazione militare-civile della Federazione Russa” e passaporti russi di sacerdoti locali, ottenuti nel 2022, quindi durante l’occupazione di Kherson. 

Nonostante ciò, alcuni fedeli continuano a protestare contro l’espulsione dei rappresentanti del patriarcato di Mosca. È vero che i credenti che si riconoscevano nel patriarcato di Mosca erano tanti, da semplici famiglie a esponenti politici di spicco, tra cui l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko. Ma proprio Poroshenko ha spinto per l’ottenimento dell’autocefalia e la rottura con il patriarcato moscovita, dimostrando come scegliere di frequentare la Chiesa Ortodossa dell’Ucraina invece dell’UOC-MP non implichi il cambiamento della propria religione, ma rappresenti un atto di protesta nei confronti dell’aggressore russo e della Chiesa Ortodossa russa, colpevole di aver benedetto l’invasione del paese.

Chi è Sofiya Stetsenko

Laureata al MIREES (Università di Bologna). Nata in Ucraina e cresciuta in Italia, è appassionata di politica e questioni energetiche nello spazio post-sovietico. E' coautrice di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022)

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