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C’era una volta la finlandizzazione: come sono cambiati i rapporti tra Mosca e Helsinki

Con la fine della “finlandizzazione”, la collaborazione più o meno obbligata tra Helsinki e Mosca ha lasciato spazio ad aperta ostilità…

Il 10 marzo 2023 la premier finlandese Sanna Marin ha visitato Kiev per la seconda volta dall’inizio del conflitto. Oltre alla commemorazione delle vittime, i colloqui con la controparte ucraina si sono focalizzati sulla possibilità, da parte di Helsinki, di cedere jet Hornets F/A-18 all’Ucraina.

La questione dei jet

Alcuni problemi di carattere politico sono sorti dopo che Sanna Marin, premier finlandese, sembrava aver promesso, durante la sua recente visita a Kiev, l’invio di alcuni jet militari prossimi al ritiro. Leggermente diverse sono state le risposte ai media nazionali, dopo che il presidente della repubblica Sauli Niinistö e il ministero della difesa hanno dichiarato la loro estraneità a discussioni che riguardassero l’invio di questo tipo di armamenti. “Non ho preso decisioni o proposto nulla – ha dichiarato Marin – Ho detto che la Finlandia può discutere su come partecipare maggiormente nel sostenere l’Ucraina”. Secondo la costituzione finlandese la politica estera viene determinata in collaborazione tra governo e presidente, anche se non è necessaria un’intesa totale. In una nota a Yle, la radiotelevisione di stato, il presidente Niinistö ha sottolineato che le necessità della difesa finlandese hanno la priorità – con riferimento al fatto che la fornitura di F-35 dagli Stati Uniti non è ancora arrivata.

Gli ultimi avvenimenti che hanno interessato la politica estera di Helsinki – dibattito sui jet compreso – sembrano delineare un posizionamento sempre più deciso nei confronti di Mosca. Posizionamento che va consolidandosi ormai da tempo ma che non è sempre stato scontato. Non a caso Sanna Marin, figura che gode di grande popolarità nel paese, è riuscita a farsi interprete di questa svolta decisiva, culminata con la richiesta di ingresso nella NATO lo scorso anno. Il Partito Socialdemocratico, di cui Marin è leader, ha storicamente rappresentato lo scontento per una politica estera fortemente limitata e condizionata dal Cremlino, fatta di ambiguità e compromessi.

Piccola storia dei rapporti con Mosca

Già dalla metà del ‘900 il termine finlandizzazione è diventato sinonimo di un certo condizionamento rispetto ai posizionamenti internazionali. In virtù della sua posizione, del lunghissimo confine condiviso e delle vicende storiche che hanno coinvolto i due paesi, la Finlandia ha dovuto fare i conti con le istanze del Cremlino. Le presidenze finlandesi del dopoguerra – Paasikivi, 1946-1956; Kekkonen, 1956-1982 – furono caratterizzate dalla ricerca di relazioni stabili con l’Unione Sovietica, cui, a seguito della guerra d’inverno, la Finlandia era stata costretta a cedere territori importanti, tra cui lo strategico istmo di Carelia. Kekkonen in particolare creò una delicata situazione di equilibrio politico: da una parte, attraverso canali non convenzionali come le relazioni personali con membri del KGB, il presidente si assicurava la benevolenza sovietica, mentre dall’altra rassicurava le diplomazie europee attraverso la collaborazione con gli altri paesi scandinavi. Il sistema di Kekkonen incontrò problemi verso la fine della sua presidenza. Nel 1972 il presidente firma un accordo di libero scambio con la CEE (Comunità Economica Europea), ma è costretto a garantire gli stessi vantaggi in un accordo segreto con Mosca. Nel 1975 si tiene ad Helsinki la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa, un successo ben pubblicizzato per Kekkonen.

La fine della presidenza Kekkonen nel 1982 fu un primo piccolo passo nella direzione di un’emancipazione dal Cremlino, anche se continuò la politica dell’ambiguità e del precario equilibrio tra Mosca e i paesi occidentali. Mauno Koivisto, socialdemocratico, intrattenne ottimi rapporti sia con Gorbačëv, eletto nel 1985, sia con George H. Bush, eletto nel 1988. Pur entrando nel 1985 nell’EFTA, l’accordo europeo di libero scambio, solo due anni prima la Finlandia aveva confermato la validità per altri dodici anni del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza  (FCMA) stipulato nel 1948 con l’URSS di Stalin – trattato che rappresentava la base dell’influenza sovietica sul paese, sulla sua sicurezza nazionale e sulla sua politica estera.

La politica di estrema prudenza di Helsinki proseguì fino al 1992, con una particolare freddezza nei confronti dei moti indipendentisti estoni e del fallito colpo di stato ai danni di Gorbačëv. L’FCMA venne sostituito da una serie di accordi con la neonata Federazione russa, segnando la fine formale dell’influenza di Mosca sulla politica finlandese. Nel 1994 la Finlandia entrò a far parte dell’Unione Europea, segnando così un punto di svolta decisivo rispetto al posizionamento internazionale mantenuto durante la guerra fredda. 

Putin e l’invasione russa

Riprendere la storia dei rapporti finno-sovietici può essere utile a comprendere i recenti posizionamenti della politica estera finlandese e il rapporto di Helsinki con la guerra in Ucraina. La richiesta d’ingresso nella NATO può essere interpretata come l’ultimo e decisivo passo di un percorso che vede la Finlandia prendere una posizione più decisa nei rapporti con Mosca.

L’ascesa al potere di Putin, che vede nell’esperienza di Kekkonen il rapporto ideale tra le due nazioni, è stata importante per convincere l’opinione pubblica della necessità di interrompere certi rapporti con il Cremlino. Mikko Hautala, ambasciatore finlandese a Mosca prima e a Washington poi, ha sottolineato in un’intervista a Politico come l’approccio imperialista russo nei confronti dell’Ucraina non è dissimile da quello che la Russia aveva nei confronti della Finlandia. Un approccio che nega l’esistenza storica dell’altro paese e riscrive gli avvenimenti dell’intero secolo scorso.

Varie contromisure sono state prese negli anni per far fronte all’imprevedibilità russa, specialmente, dice Mikko Hautala, da quando la Russia ha “calato la maschera” invadendo la penisola di Crimea: leva militare obbligatoria e costruzione, nel 2022, di alcune barriere strategiche sul confine.

Il convinto sostegno dell’attuale governo finlandese e della sua premier sembrano segnare l’inizio di una nuova era politica in Finlandia: da una parte ci sono incognite che coinvolgono tutta l’area baltico-scandinava, minacciata da un vicino scomodo come la Russia; dall’altra sembra veramente finita la politica del delicatissimo, e alla fine irrealizzabile, equilibrismo politico.

Chi è Davide Cavallini

Laureando in Storia. Cuore diviso tra la provincia est di Milano e l'Est Europa. Dopo svariati viaggi in Romania tra turismo e volontariato incomincia a scrivere per East Journal. Appassionato di movimenti giovanili, politiche migratorie e ambientali.

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