Estonia

ESTONIA: Ad elezioni per il rinnovo del parlamento

L’Estonia va ad elezioni per il rinnovo del parlamento: i temi sul tavolo ruotano inevitabilmente intorno al conflitto in Ucraina.

Si è aperta la settimana elettorale che porterà al rinnovamento del parlamento estone (Riigikogu). A partire da lunedì 27 febbraio i cittadini estoni hanno l’opportunità di esprimere il proprio voto online, strumento a cui il paese ricorre ormai dal lontano 2005. Mentre la data del voto in presenza è fissata per il 5 marzo.

I partiti a confronto

Inevitabilmente, per cause geografico-storiche, il dibattito della campagna elettorale si è focalizzato sul conflitto in Ucraina. Seppur in modo leggermente diverso, nessuno dei partiti sembra aver messo in dubbio il supporto a Kiev. Le tematiche su cui si è dibattuto sono quelle che dal conflitto derivano, come ad esempio l’accoglienza dei rifugiati ucraini in fuga dalla guerra, i problemi legati alla dipendenza energetica da Mosca, i sussidi da donare alla famiglie per fronteggiare l’ingente aumento del prezzo dell’energia.

Un altro campo su cui i partiti si sono confrontati è quello dell’integrazione della minoranza russa tramite il sistema scolastico: scuole miste o lingua estone obbligatoria in tutto il paese? Tutti i partiti sanno che risolvere l’annosa questione della minoranza russofona (circa il 25% della popolazione totale) deve essere una priorità, onde evitare di lasciare in futuro possibili teste di ponte al Cremlino. A differire sono i modi attraverso cui farlo e che dipendono dal posizionamento nello scacchiere politico. A guardare la media dei sondaggi pubblicati, il Reform Party della premier uscente Kaja Kallas risulta essere in testa con il 30 % dei voti, sulla linea del risultato del 2019. I principali competitor dovrebbero essere il Partito Popolare Conservatore (EKRE) con percentuali attorno al 23% e il Partito di Centro dell’ex premier Juri Ratas con il 18%. Eesti 200, il Partito Socialdemocratico e Isamaa registrano un consenso tra il 7 e l’8%.

La frammentazione dell’elettorato sopradescritta unita al sistema elettorale proporzionale e alla flessibilità che i partiti estoni hanno sempre dimostrato nella creazione di coalizioni rende difficile fare delle previsioni su quali colori avrà il prossimo governo.

Il successo internazionale di Kaja Kallas e gli altri leader
Grazie alla sua alla sua linea dura ed intransigente nel condannare la Russia di Putin per l’aggressione a Kiev (anche ben prima del 24 febbraio 2022), Kaja Kallas, prima premier donna della storia estone, si è affermata come stella emergente sulla scena politica internazionale. Esempio lampante è il suo inserimento tra i leader più influenti al mondo da parte della testata internazionale Politico.  Il suo nome è circolato anche come possibile segretaria generale della NATO, una volta terminato il mandato di Jens Stoltenberg. Kallas, la cui madre venne deportata dai sovietici in Siberia, si posiziona in modo convinto tra i “falchi” antirussi insieme ai leader delle nazioni baltiche, alla Polonia e al Regno Unito. Tra le ultime misure da lei promosse vi è stata quella di ordinare la riduzione al minimo della presenza diplomatici russi dal paese.

A causa di questa grande attenzione sul tema della politica estera, Kallas è stata accusata dai suoi avversari di essersi preoccupata più della politica estera che del benessere dei cittadini estoni, stremati da un’ inflazione galoppante (tra le più alte in Europa al 18%)  specialmente in ambito energetico. Il successo di Kallas sembra tuttavia trainare l’intero Reform Party. In un sondaggio recentemente pubblicato da Kantar Emor, società che si occupa di ricerche di mercato, Kaja Kallas risulta essere la leader più apprezzata tra la popolazione, con il 38,3% degli interrogati che la vorrebbe come premier. Con il 18% segue Jüri Ratas, ex primo ministro e nemesi della premier uscente con cui aveva formato il governo Kallas I, poi terminato a causa di forti differenze di vedute su temi economici. Martin Helme, leader degli ultraconservatori (EKRE) che ha giovato dell’ondata populista che ha travolto l’Europa nella seconda meta degli anni ’10, si assesta intorno a un 12% di apprezzamenti raccolti soprattutto nelle aree rurali del paese.

Chi è Federico Dainotti

Nato a Trieste, punto d'incontro tra Est e Ovest, si è laureato in Scienze Internazionali. Ha lavorato a Bruxelles all'Ufficio del Friuli Venezia Giulia e al Comitato Economico e Sociale. Nel corso di un tirocinio presso l'Ambasciata d'Italia in Estonia si è appassionato ai Paesi Baltici che oggi prova a raccontare.

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