Andrea Griffante

BALTICI: Lo storico Griffante: “L’espansione della democrazia vero pericolo per Putin”

di Marina Macrì (LithuanianStories)

Dopo aver sentito Mantas Adomėnas, il vice ministro degli Esteri della Lituania, che durante l’intervista ha sottolineato la fermezza con cui il Paese condanna le azioni del Cremlino e chiede alla comunità internazionale maggior supporto difensivo, abbiamo intervistato Andrea Griffante, lo storico ricercatore dell’Istituto Lituano di Storia con sede a Vilnius. Durante l’intervista, Griffante ha parlato non solo di Ucraina ma anche della possibilità che i Paesi baltici diventino il prossimo bersaglio di Putin. 

Intervista allo storico Andrea Griffante

Incontriamo Andrea Griffante a Vilnius, città nella quale vive da oltre dieci anni. Capire i motivi che hanno spinto Putin a sferrare una guerra così feroce e a tutto campo contro l’Ucraina non è facile. “Parlare di Ucraina è complicato”, spiega Griffante, “perché parliamo di uno stato con una storia lunga e complessa. Parliamo di uno stato e di una nazione pienamente europea in quanto figlia dei processi di nazionalizzazione avvenuti in tutta Europa, specialmente in Europa centrale e orientale, tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo”.

Per buona parte del Novecento l’Ucraina è una delle tante nazioni che fa parte dell’Unione Sovietica. A partire dall’implosione dell’URSS e nei primi anni Duemila nel paese però, inizia a crescere un movimento che la vede staccarsi sempre di più dalla Russia e avviare un processo di ‘europeizzazione’. Queste idee porteranno alle rivoluzioni dei primi anni Duemila. La cosiddetta rivoluzione “arancione” del 2004, fino a quella del 2014 che porta alla cacciata di Viktor Janukovyč (ex presidente ucraino, ndr).

Il popolo ucraino vuole allontanarsi dal modello russo

“Tutto questo esprime la volontà di riforma del popolo ucraino, che non significa semplicemente un avvicinamento alla NATO, o all’Europa”, continua lo storico, “esprime il rifiuto di un determinato modo di gestire la cosa pubblica in favore di un modello aperto all’economia di mercato, più refrattario alla presenza di monopoli oligarchici”.

L’attuale presidente Zelensky è stato eletto nel 2019 con una maggioranza schiacciante: il 73% dei voti. “Vale la pena sottolineare che i voti a suo favore sono distribuiti in maniera uniforme nelle varie parti del paese”. Anche quelle russofone: “Questo fa emergere un fattore per me fondamentale. Ossia che la differenza linguistica non necessariamente implica una diversa concezione dello Stato o una diversa identificazione nazionale dei soggetti che parlano lingue diverse”.

Putin teme l’espansione della democrazia

Secondo Griffante, le motivazioni di Putin per la guerra in Ucraina non sono la sicurezza della Federazione Russa: “Credo che l’allargamento della NATO sia più che altro una scusa utilizzata da Putin nel discorso pubblico. È l’espansione della democrazia nei paesi vicini il reale pericolo per un potere autocratico come quello di Putin. Guardiamo la Bielorussia: è un paese di fatto sostenuto dalla Russia, un’appendice della Russia stessa, in cui il potere autocratico è gestito e sostenuto proprio come barriera nei confronti dell’Europa democratica e dei valori democratici. Avere una Ucraina democratica, aperta a valori liberali, rappresenta una bomba ad orologeria posta sotto la sedia di Putin”.

Il corridoio di Suwalki e l’isolamento dei Paesi baltici

La Lituania potrebbe essere il prossimo obiettivo di Putin? “I Baltici sono in una situazione molto diversa da quella ucraina. Lituania, Lettonia ed Estonia sono membri dell’Unione Europea e membri della NATO. Questo significa che, nel caso di un malaugurato attacco da parte russa, i Paesi baltici sarebbero automaticamente difesi dalla NATO”.

L’Europa e la NATO hanno però un problema: il corridoio di Suwalki, il confine polacco-lituano che va dalla Bielorussia a Kaliningrad: “Quel corridoio”, afferma Griffante, “potrebbe essere occupato dalla Russia, tagliando quindi i paesi Baltici dal resto dell’Europa, nel giro di non più di tre o quattro ore. Di fatto questo è un elemento che potrebbe mettere in difficoltà la capacità di intervento della NATO stessa”.

La NATO sta rafforzando notevolmente tutti i confini orientali dell’Unione Europea. Ma è proprio su quel breve tratto di appena 104 chilometri che la Lituania chiede il maggiore supporto. Oltre naturalmente a un supporto militare permanente che possa contrastare eventuali mire espansionistiche russe: “Soltanto il tempo”, conclude lo storico, “ci saprà dire se quella in Ucraina rimarrà una triste realtà e per i Baltici un incubo, o si materializzerà in una minaccia più concreta e purtroppo dolorosa”.


Immagine: Lituania per l’Ucraina (LithuanianStories)

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