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UCRAINA: Le trattative non ci illudano, i russi vogliono annientare il paese

Dopo gli iniziali entusiasmi scaturiti dalle trattative di pace di Istanbul, la realtà sta dimostrando che una soluzione della guerra non è vicina, e i comportamenti della Russia, paese aggressore, continuano a rivelare la volontà di perseguire i propri puri obiettivi di distruzione. L’utilizzo dei missili a lunga gittata, sinora l’unica vera componente dell’esercito aggressore che appaia funzionare,  è costante, anche durante le trattative, e questo dovrebbe mostrare a sufficienza la vera intenzione della Russia: distruggere e umiliare quanto possibile il paese che non ha voluto e non vuole sottomettersi ai suoi diktat e al suo tradizionale imperialismo.

Un cambio di tattica

La distruzione sistematica dei depositi di carburante, dei depositi alimentari, rivela il tentativo di prendere l’Ucraina per fame ed esaurimento delle risorse, indebolire le difese indebolendo anche i cittadini e la loro strenua volontà di resistere. L’approccio diverso nelle trattative e il riposizionamento delle truppe intorno a Kiev è frutto soltanto del fallimento della guerra lampo, che mirava a conquistare i gangli vitali dell’Ucraina: ora la tattica punta a un logoramento e a una distruzione sistematica delle infrastrutture, accompagnata da un cinico calcolo: sembra che nei circoli del potere russo si derida l’Europa, che dovrà pagare per ricostruire quanto ora viene distrutto.

Dividere l’Occidente

Si reclutano mercenari in Siria, si raschia il barile dei riservisti, si chiamano soldati dal Caucaso per tentare in ogni modo di sottrarre terreno all’Ucraina, ammantando la intatta volontà distruttiva con l’ipocrisia delle trattative. Appare anche la volontà di verificare se una disponibilità al dialogo permetta di dividere il campo occidentale e ammorbidire le sanzioni, così da evitare la fuga dei compratori di gas e petrolio russi: una prima immediata verifica di questo risultato è avvenuta nel vertice a cinque tra gli Usa e i G4 europei; come prevedibile, la Germania, assetata di gas e vero punto debole del fronte occidentale, ha già ventilato la possibilità di ridurre le sanzioni qualora Mosca mostri intenzioni di pace.

Usa e Regno Unito, molto più consapevoli sin dall’inizio della crisi delle reali intenzioni russe, mantengono alta la guardia delle sanzioni e delle forniture difensive all’Ucraina, possibilmente ancora più efficaci. La posizione di Boris Johnson è molto forte: sanzioni contro la Russia fino al loro ultimo soldato in Ucraina, dunque potenzialmente infinite, vista la volontà di Mosca di mantenere Crimea e Donbass. Posizione importante, affinché l’aggressore non si illuda di ritrovare la propria solidità economica mostrando una solo teorica buona volontà.

E’ innegabile però che il ventre molle europeo autorizzi il Cremlino a perseverare nella sua considerazione dell’Europa come luogo di mezzi uomini, sempre pronti a scodinzolare per un po’ di gas a buon mercato.

Obiettivi Kharkiv e Nikolaev

Nelle intenzioni dichiarate sembra che l’aggressore voglia rafforzare il fronte d’attacco a Kharkiv e all’est del paese, spostando truppe in quella direzione, mentre si mantiene la pressione su Nikolaev e sul suo dinamico difensore Vitali Kim: un tentativo missilistico di eliminarlo ha dilaniato il grande palazzo amministrativo della città, causando almeno quindici vittime civili e decine di feriti: le immagini del palazzo sventrato sono spaventose, da mostrare al popolo russo apparentemente ignaro dei crimini compiuti dalla propria dirigenza.

La miseria umana

Le intercettazioni dei telefoni utilizzati dai militari russi rivelano tutta una panoplia di interessanti comportamenti: dal saccheggio nelle abitazioni, agli stupri (un tankista narrava come tre suoi colleghi avessero stuprato una ragazza di vent’anni), sino all’utilizzo dei cani come cibo, per sopperire alla scarsità di approvvigionamenti. L’estensione forzata del russki mir passa anche attraverso queste efficaci dimostrazioni pratiche.

Il ruolo della Bielorussia

Lo stato maggiore ucraino constata come, pur non avendo fornito le truppe per invadere, la Bielorussia si stia comportando nei fatti come co-aggressore: non solo come territorio disponibile, fornendo aerodromi, reti di trasporto e retrovie per le forze di invasione, ma come base di lancio di missili che portano morte e distruzione in Ucraina; inoltre gli ospedali bielorussi stanno fornendo cospicua assistenza ai soldati russi feriti, soprattutto nell’oblast di Gomel.

Mine antiuomo

Molto grave appare il comportamento degli invasori di seminare il territorio ucraino di mine antiuomo, a difesa delle posizioni conquistate: dimostrazione di una volontà di impadronirsi in permanenza del territorio, come ha fatto notare anche il generale Camporini, forse il più lucido e competente osservatore della situazione. Il martirio di Mariupol prosegue, non ci sono più parole per descriverlo, ma è molto importante che la città non cada.

La volontà criminale dell’aggressore è intatta, solo affilata dall’insuccesso iniziale: sarà di vitale importanza mantenere una pressione economica internazionale in grado di sottrarre risorse al riarmo, far percepire un danno economico alla società russa, moralmente inerte, e consentire all’Ucraina di difendersi a lungo termine, in un conflitto che rischia di prolungarsi a causa della cieca volontà dell’aggressore. Se l’Europa, per misere considerazioni pratiche, non riesce a sottrargli ossigeno in tempo, rischia di alimentare un nemico ancora più pericoloso.

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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