Ristabilito l’ordine in Kazakhstan: mentre i militari russi ripartono, Toqaev inizia a regolare i conti con il suo potente predecessore
Il Kazakhstan torna lentamente alla normalità, o quantomeno alla calma apparente che, si presume, nelle prossime settimane regnerà in paese fortemente provato dalle sommosse culminate con i cruenti scontri del 5 e 6 gennaio. Il 13 gennaio è iniziato il rientro dei primi militari russi, mentre il presidente Qasym-Jomart Toqaev ha cominciato di fatto a regolare i conti con il suo potente predecessore, Nursultan Nazarbayev, e il suo entourage.
I russi ripartono soddisfatti
I militari del Csto dovrebbero salutare tutti entro il 19 gennaio: solo domenica venti aerei sono decollati dall’aeroporto di Almaty con soldati russi, che hanno costituito il grosso della “forza di pace” dell’alleanza tra ex stati sovietici. “La situazione è tornata alla normalità”, ha assicurato Stanislav Zas, segretario generale del Csto, in un’intervista affidata alla tv Belarus1. “Ma le forze dell’ordine hanno ancora molto lavoro da fare. Non ci sono stati scontri aperti con banditi armati o terroristi nelle strutture protette dalle forze di pace”, ha aggiunto Zas, “la gente ha accettato il dispiegamento del nostro contingente nel paese con comprensione”.
Morti e arresti: il bilancio delle autorità
Toqaev ha preteso che venisse data all’esterno un’immagine di trasparenza, e sabato ha dato istruzioni affinché venisse stabilito il numero esatto delle vittime. Secondo il bilancio ufficiale, aggiornato sabato stesso, ci sono stati 225 morti, tra cui 19 agenti di polizia o di sicurezza: tanti sono stati i corpi portati negli obitori, come ha reso noto Serik Shalabayev, della procura generale del Kazakistan. Il grosso delle vittime sono state registrate ad Almaty: “Undici agenti delle forze dell’ordine e 149 civili sono stati uccisi ad Almaty”, ha aggiunto Kanat Taimerdenov, capo della polizia dell’ex capitale.
“Armi rubate e corpi trafugati dagli obitori”
Nel resoconto di Taimerdenov ci sono anche “gruppi di terroristi che hanno sequestrato sette negozi di armi e rubato ben 1.347 pezzi di armi”. Sempre secondo il capo della polizia, “gli attacchi sono stati organizzati da persone professionalmente addestrate che sapevano maneggiare armi e conoscevano metodi di combattimento. Sono stati organizzati sette attacchi agli obitori e 41 corpi sono stati trafugati durante le rivolte”.
Il nuovo governo
Intanto da una settimana a guidare il governo c’è il 49enne Alikhan Smailov, ex ministro delle Finanze e vice di Askar Mamin, il premier allontanato il 5 gennaio. Tra i ministri del vecchio governo Mamin conservano i loro incarichi quelli di Interni, Difesa ed Esteri, mentre con il rimpasto esce dall’esecutivo chi aveva gestito Informazione, Giustizia, Salute, Industria, Economia, Cultura, Finanze ed Energia.
C’è anche un nemico interno
Il nuovo governo è stato nominato da Toqaev, e ratificato dal parlamento, l’11 gennaio. Giorno chiave anche perché il presidente, pur senza spostare l’attenzione dai “terroristi esterni al paese”, ha fatto intendere che ci sono anche nemici interni, con espliciti riferimenti a Nazarbayev: “Sotto il primo presidente del paese sono apparse società molto redditizie e uno strato di persone ricche anche per gli standard internazionali”, ha detto Toqaev, “il governo deve esaminare tali società per definire il loro contributo al fondo per il popolo del Kazakhstan”.
La famiglia Nazarbayev paga il conto
Nell’ultima settimana due generi di Nazarbaev hanno lasciato incarichi in società statali chiave: Kairat Sharipbaev, marito della figlia maggiore Darigha Nazarbayeva, si è dimesso da amministratore delegato della QazaqGaz; Dimash Dosanov, marito della più giovane di Aliya Nazarbayeva, non è più il ceo della KazTransOil. Una società legata ad Aliya sta invece tornando sotto il controllo statale.
In tanti del clan hanno pensato bene di cambiare aria. Tra questi Bolat Nazarbayev, fratello dell’ex presidente: sarebbe entrato in Kirghizistan in auto alle prime luci dell’alba del 6 gennaio, per poi imbarcarsi su un volo per Dubai. In generale è stata riscontrato un traffico insolito di jet privati in entrata e uscita dal Kazakistan nei giorni più caldi della rivolta: una circostanza che fa pensare al fatto che molti notabili vicini a Nazarbayev che abbiano lasciato il paese.
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Immagine: militari russi all’aeroporto di Almaty (fonte ministero della difesa russo)