di Giovanni Catelli
Paolo Rumiz è un grande conoscitore dei Balcani, di quel magma geografico e umano ancora lontano da una nostra percezione precisa, pur molti anni dopo la caduta del muro di Berlino, e dopo la guerra nell’ex-Jugoslavia, tanto sanguinaria e crudele quanto ancora non bene compresa nelle sue ragioni più profonde; a quella guerra Rumiz aveva dedicato un libro magistrale, tra i migliori in assoluto sull’argomento, dal titolo Maschere per un massacro (Editori Riuniti), e a quelle regioni torna sovente come inviato e come viaggiatore, sempre con il medesimo sguardo lucido e disincantato, con la stessa inestinguibile volontà di conoscenza e comprensione; anche questo libro è frutto di quei viaggi, attraverso la verità quotidiana di paesi in cui il tempo, trattenuto per decenni, ora ha preso a correre con grande rapidità, pur conservando un suo ritmo peculiare: all’Est procede con una cadenza diversa dalla nostra, ma comunque in grado di segnare cambiamenti sempre più rapidi, e di cancellare, a volte con preoccupante facilità, il mondo di ieri, che gli uomini comprendevano, e che dava una misura certa all’esistenza; ora, tutto muove al futuro, con un’ansia di cambiamento e di Occidente che precede il mutare delle condizioni materiali, ed anticipa le possibilità dell’economia, gravata da decenni di pianificazione, da una guerra terribile, e da forti arretratezze strutturali Rumiz è un viaggiatore vero, ed è un piacere seguirlo nei suoi spostamenti, più spesso in treno, ma anche su chiatte lungo il Danubio, in auto, in bicicletta, sempre attento e memore, vigile ed insieme conoscitore del passato : per chi senta il fascino dell’Est, il suo richiamo sottile ed invincibile, queste pagine saranno preziose, capaci di condurlo da Trieste alla Slovenia, alla Serbia, all’Ungheria, all’Ucraina, sino ad Istanbul, con la certezza di assistere ad un momento in cui la Storia, fulminea e crudele, recupera in quei luoghi il tempo perduto.