REP. CECA: Condividete prima che lo vietino! La geniale strategia elettorale del premier Babiš

Tutto è cominciato con un banalissimo gelato. I Pirati, guidati da Ivan Bartoš e in primavera dati prematuramente per favoriti, si preparavano a offrire in giro per il paese un ghiacciolo alla fragola senza lattosio, compromesso raggiunto dopo un lungo dibattito interno sull’impronta ecologica sulle allergie alimentari. Gli esperti di marketing politico del partito ANO del premier ceco Andrej Babiš, guidati dall’efficacissimo Marek Prchal (praticamente una specie di Luca Morisi ceco, per intenderci) non se lo sono fatti ripetere due volte e hanno colto la palla al balzo facendo, appunto, rimbalzare sui social il messaggio che, in caso di vittoria, i Pirati avrebbero vietato il classico gelato ceco panna e cioccolato (invero assai insipido ai raffinati palati nostrani). E allora vai di post su twitter “Leccate prima che lo vietino” (sic) e di chioschetti in tutto il paese dove dispensavansi gratuitamente tonnellate di gelato ai passanti. Lattosio incluso.

Caso ancora più eclatante di distorsione del messaggio politico dell’avversario è stato l’affondo di Babiš secondo cui, se i Pirati vinceranno le elezioni, costringeranno i cechi a prendersi in casa propria (poi declassato alle case di campagne) i migranti. E allora vai di post eroico “Vi proteggerò dai migranti illegali. Dovranno passare sul mio cadavere!” (sic), con tanto di video alle spalle dove i suoi oppositori politici sono raffigurati come terroristi mascherati e pericolosi. Difficile credere che qualcuno possa averci creduto davvero, eppure così è stato.

O ancora: i Pirati parlano di ambiente e politiche verdi? Babiš risponde su Facebook: “Gli ecofanatici vorrebbero vietare le automobili. Io sono assolutamente contrario! E voi?”, seguito da un “Biciclette al posto delle auto. Sono assolutamente contrario. E voi?”. Tutto questo accompagnato da proclami a favore del nucleare per insinuare che i Pirati vieteranno il nucleare come in Germania facendo aumentare i prezzi dell’elettricità (quando invece, come abbiamo scritto, sarà proprio l’ampliamento della centrale di Dukovany a farli salire).

Un’altra trappola in cui è caduto il pirata in capo è quella della regione di Ústí nad Labem, dove sia Bartoš che Babiš sono capilista. Nel tentativo di spiegare quanto c’è da fare per risollevare le sorti di una delle regioni più povere del paese, il primo ha detto che le statistiche parlano di numeri paragonabili alla Romania. Apriti cielo. La macchina pubblicitaria di Prchal si è subito messa in moto per ciclostinare urbi et orbi il messaggio che, a detta dei Pirati, gli abitanti di Ústí sarebbero dei disgraziati come i rumeni mentre, naturalmente, il premier Babiš pensa che siano persone meravigliose e che la regione sia un posto fantastico dove vivere. Con buona pace del nocciolo della questione: il grave ritardo economico della regione che ospita tanti, troppi ghetti, veri e propri focolai di emarginazione sociale.

Ovviamente, nel paese più euroscettico, ce n’è pure per Bruxelles: “Vorrebbero lasciar Bruxelles decidere su tutto. Sono assolutamente contrario. E voi?”, e, ça va sans dire: “MANTERREMO LA NOSTRA CORONA CECA. L’euro non lo vogliamo.” E via altri simili proclami a raffica.

Naturalmente, in tutto questo, non poteva mancare neanche il libro d’ordinanza, intitolato appunto “Condividete prima che lo vietino”, firmato dal premier ceco ma scritto dal suo guru del marketing e distribuito gratuitamente negli stand elettorali di tutto il paese. L’estate ceca è stata costellata dalle foto di Babiš che, nei paeselli più sperduti del paese, autografava personalmente il libro davanti a file interminabili di pensionati in trepidante attesa di una foto con il tycoon ceco. Foto che poi finiva regolarmente sui profili social di Babiš con tanto di ringraziamenti alla fortunata signora di turno. Per il premier “è stato un piacere conoscerla”.

Capita spesso di leggere che i politici populisti si limiterebbero a far sentire al popolo ciò che questo vuol sentirsi dire. Ma cos’è, allora, che il popolo vuol sentirsi dire? Il marketing politico di Babiš ci offre un caso di studio perfetto. Il messaggio è semplice: votateci e noi vi salveremo dal nuovo che avanza, vi proteggeremo dalle novità che vi disorientano e vi spaventano: cambiamento climatico, robotizzazione, migrazioni economiche e ambientali, digitalizzazione diffusa, automobili elettriche, minoranze che rivendicano il loro posto al sole, generi di tutti i generi, famiglie troppo colorate e chi più ne ha più ne metta.

In altre parole, la loro promessa impossibile da mantenere è nientemeno quella di fermare la globalizzazione difendendo il buon vecchio mondo, così come i loro elettori lo conoscevano e come lo amano. Di fronte a questo, quante speranze può avere chi cerca di far passare il messaggio complicato che il futuro non deve essere temuto, ma compreso per prepararsi al suo arrivo? Soprattutto quando, per farlo, usa strumenti così noiosi come complicate tabelle e statistiche, piogge di numeri e ragionamenti lunghi e astrusi che ai più non dicono nulla?

Ecco come va letto quel “condividete prima che lo vietino”. Il classico appello dei disinformatori, che induce in chi lo legge una sensazione di ansia ed emergenza, qui genialmente riciclato a slogan di un’intera campagna elettorale, sta a significare “votateci prima che loro vietino il vecchio mondo che conoscete e, con esso, il vostro stile di vita”. E non importa se ancora nessuno ha capito chi sarebbero questi onnipresenti “loro”; quel che conta è creare nell’immaginario collettivo una categoria di persone, la tanto famigerata élite, colpevole di tutti i mali della gente: dalla disoccupazione e il caro vita ai salari stagnanti e così via.

Ma forse, alla fine, tra i due litiganti a godere potrebbe essere, come si suol dire, il terzo contendente, vale a dire la coalizione SPOLU (in italiano Insieme, composta dai cristianodemocratici KDU-ČSL, dal piccolo partito liberale TOP09 e dallo storico partito di centrodestra ODS). Con il suo piglio accademico, abbottonato e, diciamocelo, un po’ noiosetto, il suo leader, l’ex rettore di Brno e professore di politologia Petr Fiala, potrebbe forse far breccia nei tiepidi cuori elettorali dei cechi, tradizionalmente sospettosi e diffidenti di politici troppo emotivi e rumorosi, quali ultimamente sono diventati Babiš e Bartoš.

Non è mai facile azzeccare l’esito di un’elezione parlamentare, ma questa volta in Repubblica Ceca potrebbe esserlo ancora più difficile del solito. Lo scontro è nientemeno tra il futuro e il passato, tra una generazione e l’altra, tra la fiducia nei cambiamenti e la paura delle loro conseguenze. Una cosa, allora, appare abbastanza chiara già adesso. Se al governo rimarrà Andrej Babiš, a vincere davvero sarà, ancora una volta, la paura instillata negli strati più fragili e manipolabili della popolazione. Esattamente come successo con le due ultime presidenziali andate a Miloš Zeman. Non rimane, allora, che attendere una settimana per scoprire quanto l’attuale premier è riuscito a spaventare il paese.

Nella foto una locandina elettorale di Andrej Babiš recante la scritta: Questo davvero non lo voglio! E voi?

Chi è Andreas Pieralli

Pubblicista e traduttore freelance bilingue italo-ceco. Laureato in Scienze Politiche a Firenze, vive e lavora a Praga. Si interessa e scrive di politica, storia e società dell’Europa centrale. Coordina e dirige il progetto per un Giardino dei Giusti a Praga.

Leggi anche

Il divorzio di velluto tra cechi e slovacchi, 30 anni dopo

Tra corsi e ricorsi storici, condanne e assoluzioni, i perché e i percome del divorzio (di velluto) annunciato tra cechi e slovacchi 30 anni dopo.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com