Un viaggio incredibile quello che portò dall’Italia in tour in Unione Sovietica i gruppi rock CCCP e Litfiba, insieme ai modenesi Rats e i pugliesi Mista & Missis. E un viaggio che inizia in un luogo inaspettato, a quasi 3.500 chilometri di distanza: Melpignano, in provincia di Lecce. È il luglio 1988, e Antonio Avvantaggiato, il sindaco comunista del piccolo comune salentino, ha un’idea: organizzare un festival di due giorni di musica rock sovietica, invitando gruppi da oltre cortina. Arrivano così a Melpignano i gruppi russi Televizor, Igre, Sekret, New Collection, il gruppo estone Justament e quello sloveno Demolition Group. Si esibiscono insieme a loro anche alcuni gruppi italiani, CCCP, Litfiba, Mista & Missis, appunto, insieme ai baresi Circo Braille e ai romani Downtowners.
“Dall’URSS sconcerto rock”
Il festival non ha grande successo: l’organizzazione lascia a desiderare, i gruppi più interessanti si esibiscono alle 2 o 3 di notte, e gli spettatori sono appena più di duemila, come racconta Gino Castaldo su Repubblica in un articolo intitolato “Dall’URSS sconcerto rock”. Ma non è finita qui: Avvantaggiato propone all’ambasciata sovietica in Italia di organizzare a loro volta un tour di gruppi italiani in URSS, una sorta di “scambio culturale”. Il sindaco di Melpignano riceve la risposta ufficiale del rappresentante dell’Ambasciata: “Il presidente Michail Sergeevič Gorbačev ha visto il vostro progetto: è molto interessante e ha intenzione di finanziarlo”.
Il concerto a Mosca, “megalopoli austera”
Arrivano così all’aeroporto Šeremetevo di Mosca il 22 aprile 1989 CCCP, Litifiba, Rats e Mista & Missis, insieme alla giornalista di Rockerilla Alba Solaro, che descriverà nei dettagli l’esperienza. Solaro racconta la Mosca della perestrojka come una “megalopoli austera”, che il gruppo attraversa dalla “vastità sacrale della Piazza Rossa” fino ai “vicoli in fermento della vecchia Mosca, l’Arbat, resa ancor più animata dal clima elettorale, dai piccoli comizi improvvisati, dai capannelli di gente che legge i volantini con la foto di Eltsin”. Una città e un paese che stanno cambiando, permettendo anche la nascita di una scena musicale alternativa, che entusiasma il contingente musicale italiano.
Il racconto del primo concerto al palasport ZSKA è tra il tragicomico e il grottesco. A presentare la serata è un “presentatore pippobaudesco in marsina”, che tra un’esibizione e l’altra inizia pompose aste di dischi e merchandising dei vari gruppi e non sa come presentare il nome dei CCCP in russo. I CCCP suonano “A Ja Ljublju SSSR”, canzone sulle note dell’inno sovietico, e i militari in platea si alzano con la mano sul cuore, onorati per l’”omaggio” del gruppo punk. Come raccontò poi il leader Giovanni Lindo Ferretti, quel momento cambierà la storia del gruppo: “Usciti di lì, i CCCP non avrebbero potuto dare più nulla. Dopo aver cantato a Mosca con addosso i postumi di una sbronza colossale, nel mezzo di uno spettacolo secondo me straordinario, con i militari in piedi durante ‘A Ja Ljublju SSSR’; che altro potevo chiedere?”. Annarella, la “benemerita soubrette” dei CCCP si esibisce vestita da matrioshka, lasciando cadere uno strato dopo l’altro fino a scoprire un vestitino a fiori e una parrucca gialla. Un’esibizione che ripeterà scendendo dalle scale di San Basilio sulla Piazza Rossa il giorno seguente, “sotto gli occhi delle guardie, e dei bambini che l’hanno immediatamente circondata; l’ultimo, bellissimo souvenir di Mosca”.
La seconda tappa a Leningrado, meta dell’underground sovietico
La seconda e ultima tappa del tour è a Leningrado, dove è prevista un’esibizione al celebre Rok klub, meta del rock alternativo sovietico degli anni ’80, che ha fatto nascere band come Kino e Akvarium. Dopo l’ufficialità del mondo sovietico incontrata a Mosca, Leningrado fa conoscere agli italiani il circuito underground sovietico. Alcuni degli spettatori dell’esibizione al Rok klub riconoscono addirittura i CCCP e urlano “Emilia Paranoica” alla loro entrata in scena.
L’inizio della fine
Il tour in URSS giocherà un ruolo fondamentale nella storia dei CCCP, rappresentando una sorta di sublimazione per un gruppo che diceva di fare “punk filosovietico”. Come dirà Ferretti: “La Russia era come eravamo noi, sull’orlo della disgregazione… Ci trovavamo nel posto giusto al momento giusto perché anche noi avevamo bisogno di sgretolarci”. E infatti la fine dei CCCP è vicina quanto lo è quella del blocco socialista: il gruppo si separerà il giorno stesso della caduta del muro di Berlino, il 3 ottobre 1990.
Ma il tour sovietico creò anche le basi per un nuovo inizio: tre dei musicisti dei Litfiba lasceranno infatti il gruppo per unirsi ai CCCP, gettando le basi per la creazione di un nuovo gruppo. I CCCP si reincarneranno così nei CSI, la “Comunita’ di Suonatori Indipendenti” che scimmiotta la “Comunità’ di Stati Indipendenti” che unirà i paesi dell’ex Unione Sovietica. Così la fine (o il nuovo inizio) di uno dei più grandi gruppi punk italiani coincise e si intrecciò con la fine di un paese e di un’era storica, in un palazzetto dello sport moscovita alla fine degli anni ’80.
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