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ARMENIA: Verso le elezioni anticipate, con una nuova legge elettorale

Con il voto di lunedì 10 maggio il parlamento armeno, come atteso, ha respinto per la seconda volta in due settimane la candidatura di Nikol Pashinyan per un nuovo mandato da primo ministro. Ormai è ufficiale: l’Armenia andrà a elezioni anticipate il 20 giugno, le terze in quattro anni, questa volta con una nuova legge elettorale.

Pashinyan, eletto primo ministro dopo la rivoluzione di velluto del 2018, si era dimesso il 25 aprile, dopo mesi di crisi politica seguita alla sconfitta armena nella guerra in Nagorno-Karabakh dello scorso autunno.

Negli ultimi mesi, la coalizione di governo, Il Mio Passo (Im Kayly Dashink), stava già lavorando anche a una nuova legge elettorale, che prevede il passaggio a un sistema interamente proporzionale e l’abbassamento della soglia di sbarramento per entrare in parlamento. Soglia che cala dal 5% al 4% per i singoli partiti, mentre quella per le alleanze è stata alzata all’8% per le coalizioni di due partiti, il 9% per quelle di tre e il 10% per quelle di quattro o più partiti. È facile immaginare, quindi, che i partiti preferiranno presentarsi da soli al voto piuttosto che formare alleanze pre-elettorali.

In precedenza il sistema elettorale armeno prevedeva che la metà dei parlamentari fossero votati in liste di partito mentre l’altra metà in collegi maggioritari – e questi ultimi sono spesso stati accusati di essere eletti in maniera poco trasparente, per esempio promettendo soldi per chi li votava. Il nuovo sistema prevede che i candidati vengano eletti esclusivamente attraverso le liste di partito.

Sono state anche eliminate le restrizioni sul numero di partiti che possono formare una coalizione di governo, e diminuito l’ammontare del deposito necessario per registrare un partito politico. La riforma prevede anche maggiore trasparenza sia nel sito web della Commissione Elettorale Centrale, sia per quanto riguarda la campagna elettorale sui media, nonché sanzioni più pesanti per la distribuzione di notizie false e diffamazione. Infine, la nuova riforma ha modificato anche le quote di genere, aumentando dal 30% al 35% il numero minimo di donne presenti nelle liste elettorali.

Nessuno dei deputati dell’opposizione ha votato a favore dell’approvazione della legge il 1° aprile, ed entrambi i principali partiti di opposizione, Armenia Prospera e Armenia Luminosa, hanno fortemente criticato la nuova legge, che a loro dire favorisce eccessivamente il partito di Pashinyan, che dopo la pesante sconfitta in Nagorno-Karabakh potrebbe aver bisogno di una mano per vincere le elezioni.

RFE/RL riporta infatti come l’indice di gradimento per Pashinyan si sia dimezzato da settembre 2020, prima della guerra: a oggi soltanto il 30% degli armeni approva il suo operato. Al tempo stesso, però, gli armeni si dimostrano ugualmente frustrati dall’opposizione, e sia Armenia Prospera sia Armenia Luminosa sono in calo nei sondaggi.

Gli emendamenti proposti sono stati inviati per un parere alla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa. Se la Commissione ha criticato un cambiamento a ridosso delle elezioni, ha anche lodato la riforma, in particolare riguardo a coalizioni, depositi elettorali e trasparenza.

Nel suo parere la Commissione di Venezia ha espresso anche una serie di raccomandazioni per migliorare la nuova legge, tra le quali spicca la necessità di stabilire criteri precisi per il reato di diffamazione e distribuzione di false informazioni, per evitare che sia utilizzato impropriamente per mettere sotto silenzio il giornalismo investigativo in Armenia.

È da vedere se il parlamento armeno accoglierà queste raccomandazioni prima del 20 giugno, così come resta da vedere se le elezioni saranno un primo passo verso una maggiore stabilità politica nell’Armenia post-conflitto o se complicheranno ulteriormente la situazione politica del Paese.

Immagine: East Journal/Aleksej Tilman

Chi è Eleonora Febbe

Laureata in Russian Studies all'University College London e in Interdiscilplinary Research and Studies on Eastern Europe all'Università di Bologna. Si interessa principalmente di democratizzazione e nazionalismo nel Caucaso e in Asia Centrale. Attualmente vive a Tbilisi.

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