#metoo

GRECIA: Anche ad Atene si scatena il movimento #metoo

di Evangelia Kopidou

Nell’ultimo mese in Grecia si parla dell’uso del potere all’interno di varie istituzioni come lo sport a livello agonistico e il teatro. Due settori completamente diversi da cui emerge una cosa in comune: gli abusi e le molestie sessuali. Il silenzio, che per alcuni atleti e attori greci col tempo è diventato omertà, si rompe dopo la prima confessione dell’atleta di barca a vela, medaglia d’oro ai Giochi di Atene del 2004, Sofia Bekatòrou che ha denunciato il mese scorso un membro della Federazione vela greca per abuso sessuale avvenuto nel 1998. La sua testimonianza ha scatenato una serie di denunce, una dietro l’altra, dando voce a quel silenzio assordante che si covava da anni.

E quando senti il bisogno di parlare, tira fuori con forza la lingua e fai silenzio.

Tagliati la lingua e gettala ai cani.

È diventata una parte del corpo inutile, dato che non la state usando correttamente.

Così facendo, non avrete incubi, sensi di colpa e dubbi

(Zitto, non parlare!, Aziz Nesin, 1958)

La deposizione dei “mostri sacri” 

Dopo qualche giorno la rivelazione tocca al palcoscenico teatrale e al mondo televisivo. Il regista e attore di fama, Giorgos Kimoulis, diventa l’epicentro di accuse pesanti riguardanti in particolare violenze verbali fino all’umiliazione dei suoi attori. Segue un annuncio pubblicato sui media da parte dell’attore comico Petros Filippidis sul fatto che chi lo avesse “giudicato”, avrebbe subito delle conseguenze penali dai giudici. Queste le sue parole: “Noto con rammarico che nelle ultime 24 ore si organizzano ‘processi’ attraverso i media. Mi rifiuto di scagliarmi contro le finestre della TV, dove ogni relatore esprimerà un’opinione senza poter rimandare alcun riferimento a un’autorità competente, con conseguente offuscamento del mio nome e della mia personalità”. Un autogol?

Chiaramente, non molte ore dopo, vengono fuori delle storie amare su di lui: si parla di gesti sessuali osceni, di maltrattamenti continui delle attrici che avvenivano durante le prove, ma anche oltre l’orario di lavoro.

Da Macbeth al New York Times

Stelle, spegnetevi! Non rivelate il nero fondo dei miei pensieri…

(Macbeth, William Shakespeare)

Le conseguenze possono essere imprevedibili, ma anche incontrollabili. Una volta aperto il sacco dei venti di Eolo, non si torna più indietro. Ai primi di febbraio, il direttore artistico del teatro nazionale, Dimitris Lignadis, dà le dimissioni. Le voci girano e parlano di molestie e abusi sessuali. Inizialmente lui nega queste voci e risponde tramite i social media: “Clima tossico di voci, implicazione, fughe di notizie e segnalazioni senza nemmeno avere alcuna denuncia ufficiale”, “attacchi personali”, annunciando però che intende far valere tutti i suoi diritti legali.

Il 12 febbraio il movimento anarchico “Rouvikonas” ha riempito il centro di Atene con la fotografia di Dimitris Lignadis e le scritte “Sihama” (abominio) e “Pagherai per tutto”. Giorgos Kalaintzidis, capo del movimento anarchico, accusa pesantemente l’ex direttore artistico del teatro nazionale di abusi sessuali gravi. Dalla parte del governo greco, regna il silenzio assoluto.

Prima della chiusura dei teatri ad Atene, Dimitris Lignadis, nei panni di Macbeth, recitava dal palco queste parole: “L’occhio non veda ciò che fa la mano. Ma infine avvenga l’atto che, avvenuto l’occhio inorridirà”. Evidentemente questo suo ultimo ruolo si è rivelato significativamente profetico. 

Si inizia dunque così a sbrogliare la matassa, ma prima che i diretti interessati debbano effettivamente pagare le conseguenze dei propri comportamenti, serviranno delle prove, occorrerà tempo ai giudici per attribuire una pena. Il tempo passa e forse gli accusati verranno anche puniti, ma chi ha subito il trauma di quanto tempo avrà bisogno per metabolizzare le ferite? La verità è che molte di queste denunce non passeranno per vie legali perché alcuni abusi sono accaduti anni fa e per legge vengono cancellati, rimossi da ogni registro ufficiale. Ma quanto tempo serve per cancellare un abuso dalla memoria di un corpo? Sempre più voci, non solo di attici, ma anche di attori, giungono ai media perché è arrivata l’ora di raccontare il loro trauma di vittime di un “regime”. Così, si comincia a fare giustizia.

Atti senza fine: Crisi del governo greco e del teatro

Dunque, facciamo il resto: e mano all’opera,

finché gli astri nel cielo ancora brillano:

ché la concione a cui vogliam recarci

s’adunerà su lo spuntar dell’alba

(Le donne a parlamento, Aristofane)

Il 20 febbraio il regista è stato perseguito per reato di stupro seriale ai danni di minorenni. Una raffica di notizie emergono nelle successive 24 ore. Il governo di Nuova Democrazia viene accusato di aver occultato i fatti che lo riguardano. Il discorso del 19 febbraio del Ministro della cultura, Lina Mendoni, nel tentativo di placare la situazione, non fa invece che alimentare una serie di dibattiti sui media. Mendoni afferma inoltre di non conoscere personalmente il direttore Lignadis. Dopo il suo discorso non è solo il mondo del teatro a chiedere a lei di dare le dimissioni, ma sono anche i cittadini a esigere la verità.

Il concorso per la carica di direttore artistico al Teatro Nazionale è stato abolito nella sala del Parlamento dalla Mendoni ad agosto del 2019, attribuendo la decisione a “motivi di interesse pubblico”. Il governo a novembre dello stesso anno affidò così la nomina di direttore al famoso regista e attore.

Il #metoo greco 

Ci è voluto più tempo rispetto ad altri paesi perché anche in Grecia si attivasse il movimento #metoo, e l’effetto è quello di uno tsunami che coinvolge numerosi artisti anche famosi. Immaginate una malattia che crea un ascesso: il sintomo della malattia è evidente, ma il paziente rimanda la visita dal medico. Quando l’ascesso si rompe, il paziente ha un motivo valido per andarci. Così anche il #metoo greco si realizza come un’esplosione, una rottura, che si verifica quando le persone, dopo l’ennesimo abuso di potere, si sentono pronte a parlare e alcune di loro a denunciare.

La malattia è la cultura in cui siamo nati e cresciamo, lavoriamo, che istruisce un gruppo della popolazione a servire, ad adattarsi, obbedire, sottomettersi e consentire a un altro gruppo di legittimare il proprio comportamento.

Problemi di definizione e purificazione

Nonostante siano venute allo scoperto diverse storie, il #metoo greco non trova un totale supporto dalla popolazione perché ancora la società non riesce a dare una definizione solida e condivisa del termine “molestia”. C’e chi considera le denunce ‘esagerate’, mostrando addirittura empatia verso i carnefici. Quando il protagonista di un fatto di cronaca è un attore famoso, si fatica a credere alle vittime. Dall’altra parte, la distinzione tra legittimo e illegittimo, tra flirt e molestia è ovvia a chi è disposto davvero a coglierla. 

Se le vittime oggi, a distanza di anni, trovano il coraggio di far emergere la loro verità, parlando pubblicamente, significa che è giunto un momento importante per la società greca. Può darsi che questo sia davvero l’inizio della ridefinizione del concetto di consensualità e dei suoi limiti.

Si può auspicare che il sindacato degli attori greci prenda ora in seria considerazione queste faccende e provveda a tutelare l’incolumità degli attori, facendosi così garante dei diritti della categoria e restituendo al mondo artistico un volto più etico. Per ora, siamo solo all’inizio. 

Immagine: geralt/Pixabay

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