MOLDAVIA: Vince la candidata pro-europea, ma si andrà al ballottaggio

I risultati delle elezioni presidenziali tenutesi ieri, primo novembre 2020, nella Repubblica di Moldova sono arrivati in mattinata e raccontano una storia che non si discosta di molto dalle proiezioni degli exit polls condotti da IPSOS a fine agosto. 

La candidata pro-europea Maia Sandu ha prevalso con il 36,16 % delle preferenze sull’incombente pro-russo Igor Dodon, che ha ottenuto il 32,61% dei voti. Ciò significa, che in mancanza di un candidato che abbia ottenuto la maggioranza assoluta delle preferenze, Dodon e Sandu si sfideranno tra due settimane nel ballottaggio che determinerà in via definitiva il presidente della Repubblica.  

La vera notizia è l’affluenza

Il primo novembre è stata una giornata fredda e piovosa nel paese e tra gli esperti che hanno discusso in diretta lo spoglio del voto a TV8 c’era chi sosteneva che questo avrebbe avuto ripercussioni serie sull’affluenza alle urne. Se a questo si aggiungono i rischi di contagio da COVID-19 provocati da possibili affollamenti nelle sezioni di voto, e il fatto che molti elettori davano per scontato il fatto che al ballottaggio sarebbero arrivati proprio Dodon e Sandu, si possono formulare alcune ipotesi sulla scarsa affluenza al voto. 

Infatti, solo il 43% degli aventi diritto si sono recati ai seggi e il rischio è stato considerevole visto che la normativa vigente prevede un quorum del 33,33% dei votanti per poter considerare la consultazione valida. A sorprendere è stata la fascia di elettori tra i 18 e i 25 anni, che con un’affluenza dell’8,08% sono stati i più disinteressati al voto. 

Il voto della diaspora

A essere decisivo in questa consultazione è stato il voto della diaspora, che conta per ben oltre il 10% degli aventi diritto. Quasi in tutti i paesi in cui la consultazione ha avuto luogo, dall’Italia alla Francia, dalla Germania al Canada, i votanti hanno dovuto fare ore di fila per poter votare. A Francoforte elettori in fila dalla mattina hanno dovuto aspettare 8 ore per poter votare. I disagi sono stati determinati da limitati spazi a disposizione per il voto vista la necessità di rispettare le regole legate al distanziamento sociale. Eppure, il voto della diaspora è stato decisivo: il 70% si è espresso in favore di Maia Sandu.     

Lo spoglio

Oltre alla leader del Partito di Azione e Solidarietà (PAS), Maia Sandu, e al candidato indipendente Igor Dodon, gli altri aspiranti alla carica di presidente sono stati Violeta Ivanov, rappresentante del partito Șor, che ha raccolto ben il 6,49%, Andrei Nastase della Piattaforma Dignità e Verità 3,26%, Octavian Ţîcu 2,01%, Tudor Deliu del Partito Liberal-Democratico 1,37%, e l’ex sindaco di Chișinău Dorin Chirtoacă con l’1,20%.

Sorprendente la prestazione di Renato Usatîi che ha raccolto ben il 16,90% delle preferenze. La sua performance è molto importante in vista del ballottaggio. Usatîi si è presentato come un candidato anti-casta e anti-corruzione, critico dell’incombente Dodon così come delle posizioni populiste di Sandu. Gli elettori che hanno votato Usatîi speravano chiaramente di poterlo far passare al ballottaggio, ma hanno anche trasmesso il messaggio che sebbene Dodon non li rappresenti, non siano neanche particolarmente convinti da Sandu. Questa fetta di elettorato sarà decisiva per il ballottaggio che si rivela ancora tutto da decidere. 

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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