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ROMANIA: Elezioni amministrative, tra trasformismo e scandali

Domenica 27 settembre i romeni andranno al voto per eleggere i sindaci e rinnovare i consigli comunali di migliaia di città piccole, medie e grandi. Si vota in tutti i centri più importanti, e pertanto le consultazioni assumono una valenza politica che va oltre la “mera” sfera locale. L’attenzione sarà principalmente rivolta alla battaglia per lo scranno di primo cittadino della capitale, ma non bisogna tralasciare la provincia. Quel che accade in periferia, infatti, è spesso indice della reale condizione politica, amministrativa e sociale del paese.

Lo scontro per Bucarest

A contendersi il comune di Bucarest saranno la sindaca uscente Gabriela Firea, del partito social-democratico (PSD), il matematico Nicușor Dan, sostenuto da una coalizione di centro-destra formata dal partito nazional-liberale (PNL) e dall’Unione per la Salvezza della Romania (USR), e l’ex presidente della Repubblica Traian Băsescu, già sindaco della capitale tra il 2000 e il 2004. Secondo gli ultimi sondaggi, Dan godrebbe di un risicato vantaggio nei confronti di Firea, ma l’ago della bilancia potrebbe essere Băsescu che, attingendo dallo stesso elettorato di centro-destra, potrebbe sfavorire Dan e garantire così la rielezione della candidata social-democratica.

Difficile dare un giudizio pienamente positivo al mandato di Firea; diversi sono stati gli scandali nei quali l’ex giornalista è rimasta coinvolta. Famigerati in città sono diventati gli autobus di seconda mano e malfunzionanti importati dalla Turchia per rinnovare il trasporto pubblico urbano e risolvere una delle piaghe principali della città: il traffico vorticoso. Negli ultimi quattro anni Bucarest non è diventata più ordinata, meno inquinata e più vivibile. Il livello di inquinamento è spesso sopra le soglie ammissibili, e per questo la città, nell’aprile di quest’anno, ha ricevuto l’esplicita condanna della Corte di Giustizia europea. Il problema della qualità dell’aria non è certamente nato nel 2016, quando Firea si è insediata al comune; tuttavia, le soluzioni implementate in questi quattro anni per ridurre il traffico e ridurre l’emissione di sostanze nocive sono state inefficaci.

La sindaca, inoltre, si è spesso inimicata le forze migliori della città, abbandonandosi a scontri mediatici privi di logica. Emblematico quel che accadde nel novembre 2019, quando attaccò sui social e in televisione Oana Gheorghiu e Carmen Uscatu, le due fondatrici dell’associazione benefica Daruiește Viața, impegnata nella costruzione di un grande ospedale oncologico pediatrico nella capitale. Firea ha accusato le due di usare i bambini per nascondere in realtà una missione politica, e di aver ricevuto finanziamenti da Vlad Voiculescu, un imprenditore a lei avverso. L’ultimo degli scandali nei quali è rimasta implicata riguarda la concessione della cittadinanza onoraria della città a Constantin Bălăceanu-Stolnici, un distinto neurologo con un comprovato passato da informatore della Securitate, la temutissima polizia politica comunista. Come provato dai documenti d’archivio, Bălăceanu-Stolnici avrebbe fornito per anni informazioni sui suoi pazienti ai servizi segreti del regime, firmando i suoi rapporti con il nome in codice Laurențiu.

A peggiorare ulteriormente la reputazione della sindaca vi è poi una gestione ambigua dei fondi comunali. Particolare clamore ha suscitato la vicenda del Lumina, un vecchio cinematografo del centro di Bucarest. Il comune ha comprato il cinema, da anni in disuso, per 1.6 milioni di euro, ma la transazione è stata gestita da una società che ha sede nello stesso appartamento in cui Firea ha registrato il suo domicilio, facendo sorgere i dubbi su un eventuale conflitto di interesse.

Non solo Bucarest

Domenica, tuttavia, non si vota soltanto a Bucarest. E forse, per capire davvero la direzione in cui sta andando la Romania, bisogna allontanarsi dalla capitale. In provincia, infatti, si trovano strutture di potere forti e ramificate, che da anni controllano interi territori in modo spesso “disinvolto” tramite corruzione ed elargizione di prebende. Emblematico è il caso della città di Brașov, importante centro della Transilvania di 310.000 abitanti, dove il PNL sostiene l’attuale sindaco George Scripcaru, in carica da sedici anni, protagonista di diverse inchieste della Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA). A Craiova correrà Lia Olguța Vasilescu, già sindaco tra il 2012 e il 2017, successivamente ministro del lavoro, molto vicina all’ex presidente del PSD Liviu Dragnea, adesso in carcere dove sconta una condanna per abuso d’ufficio.

Anche in città bene amministrate negli ultimi anni, si ripresentano sempre (con ottime possibilità di successo) gli stessi gruppi dirigenti, da almeno un decennio al potere. A Cluj-Napoca si ricandida ad un terzo mandato l’ex primo ministro Emil Boc, sostenuto dal PNL, mentre a Oradea Ilie Bolojan (anche lui PNL), sindaco da dodici anni, ha deciso di concorrere per la carica di presidente del consiglio provinciale, lasciando quella di sindaco ad un suo braccio destro.

I potentati locali usano i partiti come taxi, salendo su quelli più convenienti per arrivare al risultato, senza tenere in conto ideologie e programmi. A Pitești, città del sud famosa perché sede di una delle più grandi industrie della Dacia, il PNL candida Sorin Apostoliceanu, l’attuale vice-sindaco, per anni leader locale del partito social-democratico. A Iași, capitale della regione storica della Moldova, il PNL presenta l’attuale sindaco Mihai Chirica, che alla tornata elettorale precedente si era candidato per il PSD.

In provincia il cambiamento è più lento: la superficie cambia, così come le affiliazioni politiche, ma la struttura di base si adatta camaleonticamente alle necessità del tempo preservando il potere. Le elezioni comunali sono un ottimo test per valutare la tenuta di queste strutture, e capire a che punto è il processo di sviluppo romeno. Esse rappresentano inoltre un antipasto alle consultazioni parlamentari, che si terranno alla fine di quest’autunno.

Foto: realitatea.net

[Questo articolo è frutto di una collaborazione editoriale tra East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso]

Chi è Francesco Magno

Ha conseguito un dottorato di ricerca in storia dell'Europa orientale presso l'università di Trento. E' stato assegnista di ricerca presso la medesima università. Attualmente insegna storia dell'Europa orientale presso l'università di Messina. Si occupa principalmente di storia del sud-est europeo, con un focus specifico su Romania, Moldavia e Bulgaria.

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