La morte in circostanze sospette del detenuto Inal Dzhabiyev, avvenuta il 28 agosto, ha sollevato un’ondata di proteste che ha costretto il presidente Anatoly Bibilov dell’Ossezia del Sud a un drastico cambio di governo, obbligando alle dimissioni il primo ministro Erik Pukhaev e l’intero gabinetto dei ministri. Il caos politico che avvolge la repubblica separatista non è un caso isolato, ma deriva da una crescente incapacità del governo di mantenere la stabilità nel paese.
Il caso Inal Dzhabiyev e le dimissioni del governo
Nella notte del 18 agosto, a Tskhinvali, un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro l’auto di Igor Naniev, ministro dell’Interno. Dopo una settimana, le indagini della polizia hanno portato all’arresto di Inal Dzhabiyev e Nikolay Tskhovrebov. Dopo due giorni di detenzione, il corpo di Dzhabiyev è stato trovato senza vita, mentre Tskhovrebov è stato ricoverato in ospedale, dove versa tuttora in condizioni critiche.
La notizia della morte di Dzhabiyev ha scosso gli animi degli abitanti della capitale, che sono scesi in piazza in seguito alla pubblicazione delle foto del corpo del detenuto, visibilmente segnato dalle percosse e alla conferma, da parte del commissario per i Diritti Umani dell’Ossezia del Sud, delle torture ricevute dai prigionieri. Questo caso è stato solo l’ultimo di una lunga serie: il fratello dello stesso Dzhabiyev è stato vittima un anno fa della violenza delle forze dell’ordine. Per questi motivi, sono arrivate in diversi momenti richieste di dimissioni del ministro dell’Interno, che tuttavia è sempre stato protetto dal presidente Bibilov.
Così, tra il 28 e il 31 agosto la piazza centrale di Tskhinvali è stata invasa dai manifestanti che hanno chiesto a gran voce le dimissioni dell’intero governo, nonché dello stesso Bibilov. Eduard Kokoity, predecessore di Bibilov, ha pubblicato un video in cui si scusa pubblicamente per aver appoggiato l’attuale presidente. Oltre alla destituzione del primo ministro Pukhaev, l’opposizione si è scagliata contro il Procuratore Capo, Uruzmag Dzhagayev, affermando che un’indagine imparziale sarebbe impossibile sotto la sua supervisione e chiedendone quindi le dimissioni. Ad oggi, la commissione per indagare sulla morte di Dzhabiyev non è ancora stata istituita
La resistenza di Bibilov e lo scontro con l’opposizione
Lo sconvolgimento politico attualmente in atto non ha per ora coinvolto Bibilov, sebbene tanto l’opposizione quanto l’opinione pubblica ne chiedano a gran voce le dimissioni. Il presidente in carica ha reagito agli attacchi nei suoi confronti alternando dichiarazioni altisonanti al mantenimento di un basso profilo. Infatti, sebbene si sia rifiutato di incontrare i manifestanti, ha dichiarato che la sua permanenza al governo del paese sarebbe dipesa da un plebiscito, di cui tuttavia non ha più fatto parola.
Inoltre, le proteste sono state messe a tacere tramite la chiusura della piazza centrale di Tskhinvali, destinata alla commemorazione della tragedia di Beslan. Il 4 settembre, nello stesso luogo, è stata organizzata una manifestazione a sostegno del presidente. Tuttavia, la testimonianza di una cittadina a un quotidiano locale indipendente porta a pensare che sia stato lo stesso partito al potere a organizzare la manifestazione, offrendo loro in cambio un compenso economico.
Per rafforzare ulteriormente la sua posizione, Bibilov ha incontrato la madre di Tskhovrebov, promettendole che farà il massimo per salvargli la vita, includendo la possibilità di mandarlo in Russia per ricevere migliori cure mediche. Il leader dell’opposizione, David Sanakoyev, ha in seguito pubblicato un documento che rivela come la corte di Tskhinvali non abbia mai ordinato l’arresto di Dzhabiyev né di Tskhovrebov. Ha inoltre notato come Bibilov non si sia mai espresso sul procuratore capo Dzhagayev, il quale, per tutta risposta, ha lanciato una serie di gravi accuse nei confronti di alcuni membri del suo partito, Nikhas. Tra queste, il Parlamentare Alan Glagoyev è stato accusato di un triplice omicidio avvenuto sedici anni fa.
La crisi vista da Mosca
In questo complicato scenario, è fondamentale la posizione del Cremlino, dal quale l’Ossezia del Sud è completamente dipendente. Lo stesso Bibilov è salito al potere ponendo come cardine della sua campagna elettorale l’unificazione con la Federazione Russa. La gestione dei rapporti tra Mosca e la Tskhinvali è stata affidata al membro del Consiglio di Sicurezza Rashid Nurgaliev, il quale ha discusso della situazione con Bibilov il 4 settembre. Lo stesso Nurgaliev ha successivamente ribadito alla stampa l’importanza di gestire la crisi in maniera razionale, evitando di farsi sopraffare dalle emozioni. A ciò si aggiunge l’avvistamento di truppe russe presso il posto di controllo di Nizhny Zaramag, pronte a intervenire in caso di necessità. L’appoggio del Cremlino rimane quindi una condizione necessaria a Bibilov per rimanere al potere.
Immagine: south-ossetia.info