In questo inizio d’estate 2020 gli osservatori più attenti hanno notato una particolare effervescenza mediatica, riguardo ai rapporti tra Stati Uniti e Russia, con riflessi concernenti l’Ucraina. Probabilmente l’avvio dell’ultima fase che precede le elezioni presidenziali americane, con la lotta Trump-Biden, è alla base di questa effervescenza, ma i temi alla ribalta sono ben altri e degni di rilievo.
Il silenzio sui traffici illeciti
Innanzitutto è rimbalzata una notizia su varie testate di stampa mondiali, tra cui Il Corriere della Sera: il New York Times, citando fonti di intelligence, afferma che il GRU – il servizio segreto militare russo – avrebbe offerto lo scorso anno denaro ai talebani per uccidere soldati della coalizione occidentale in Afghanistan, preferibilmente americani. Si tratterebbe dell’unità 29155 del GRU, responsabile di attività clandestine anche in Europa, tra cui l’avvelenamento dell’ex agente Skripal in Gran Bretagna. Il giornale sostiene che l’amministrazione Trump sia da mesi a conoscenza del grave fatto, ma che non abbia deciso alcuna reazione.
Nel frattempo, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, John Bolton, ha dichiarato che qualunque informazione riguardante attività ostili da parte della Russia veniva regolarmente respinta dal Presidente Trump, o ricevuta con palese fastidio, tanto che il team della sicurezza nazionale tendeva ad informarlo sul tema con minore frequenza.
In risposta a queste informazioni sul GRU, il rappresentante speciale della Russia per l’Afghanistan, Zamir Kabulov, ha dichiarato che i servizi segreti statunitensi sono coinvolti nel traffico di droga da quel paese. Egli sostiene che i servizi statunitensi organizzino voli diretti per il trasporto della droga da Kandahar e Bagram verso la Germania e la Romania, senza alcun controllo. Kabulov ha dichiarato al canale televisivo Rossija 1 che “qualunque afghano a Kabul è a conoscenza di questi traffici“.
La minaccia dei missili ucraini
Da parte russa, poi, si stanno da tempo diffondendo notizie su presunte minacce da parte dell’Ucraina nei confronti del ponte di Kerč’, che collega la Russia alla Crimea occupata. Già si era parlato di esperimenti balistici ucraini a Odessa con missili Neptun, mostrando anche le immagini del test. Ora si informa che l’Ucraina nel 2021 dispiegherà due batterie di missili Neptun sul Mar Nero e una sul Mar d’Azov. Si paventa senza mezzi termini che l’intenzione dell’Ucraina sia di minacciare, con questi missili, il ponte di Kerč’. Un’insistenza di questo tipo, sul tema della difesa militare ucraina, non sembra foriera di positivi sviluppi.
Le agenzie di stampa russe hanno ingigantito l’ipotesi di questa minaccia in seguito all’intervista rilasciata dal nuovo comandante della marina ucraina, Oleksiy Neižpapa: egli, al contrario, ha dichiarato di temere un attacco russo dalla Crimea verso la regione di Cherson, per ottenere l’approvvigionamento idrico dal Dnepr al canale di Crimea settentrionale. Il suo timore è concreto, e in relazione a questo ha dichiarato che dal 2021 i missili Neptun potranno offrire una valida difesa. Come si vede, il conflitto mediatico ferve ormai senza sosta.
Le singolari vicende della Repubblica Ciuvascia
Un’altra notizia singolare, che è filtrata invece molto in sordina sui nostri media, riguarda l’improvviso e propizio decesso dell’ex Governatore della Repubblica Ciuvascia, Michail Ignatiev. Egli era stato rimosso anticipatamente dall’incarico a fine gennaio dallo stesso presidente Vladimir Putin per una sopraggiunta perdita di fiducia, a causa dei suoi comportamenti poco ortodossi. Ignatiev, incredibilmente, con viva sorpresa delle autorità, aveva intentato una causa alla Corte Suprema contro il presidente della Federazione Russa per contestare il decreto attraverso cui il capo dello Stato lo aveva rimosso.
Un fatto del genere non era più accaduto dagli anni di Eltsin. Mentre la corte decideva sull’ammissione del ricorso, Ignatiev è stato ricoverato in ospedale a San Pietroburgo con una grave polmonite bilaterale. Alla fine di maggio, la corte accoglieva il ricorso fissandone la discussione il 30 giugno, e nel frattempo veniva dichiarata per Ignatiev la diagnosi di Covid-19. Il 19 giugno, a 58 anni, Ignatiev è deceduto dopo un “esteso attacco cardiaco, complicato da un malfunzionamento degli organi interni e dalla polmonite bilaterale”.
Dalla Ciuvascia giungono voci secondo cui i membri dell’amministrazione Ignatiev, travolti dalla cacciata del Governatore, siano trattati come paria, e non riescano in alcun modo a trovare altri lavori. Un membro dell’amministrazione, Michail Vansjatsskij, ha contestato il proprio licenziamento in un tribunale locale. Ci si augura che la sua salute non debba risentirne.
Foto: James Steinberg