GRECIA: Papademos il cosmetico vola a Bruxelles

di Matteo Zola

Il nuovo premier greco, Lucas Papademos, vola a Bruxelles per chiedere la pensione e lo stipendio. Non per sé, ma per i suoi cittadini. La situazione economica greca, infatti, è senz’altro tragica ma quella sociale è forse peggio: pensioni e stipendi non vengono più erogati con regolarità e la Grecia ha urgente bisogno della nuova tranche di prestiti da otto miliardi.  Per Papademos è prima visita ufficiale a Bruxelles per incontrare separatamente il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, ed il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, per informarli sulle misure economiche adottate dal suo governo per raggiungere gli obiettivi del 2011 e del 2012.

Papademos, il salvator di patria, è giunto alla poltrona da premier dopo giorni di braccio di ferro fra i socialisti del Pasok, guidati dal dimissionario primo ministro George Papandreu, e i conservatori di Nuova Democrazia di Antonis Samaras. A piegare le resistenze di quest’ultimo a dar vita un esecutivo di coalizione tra tutte le forze politiche è stata la pressione di Merkel e Sarkozy.

Papademos, dovrà risolvere un altro problema importante, cioè quello che riguarda le garanzie scritte chieste dall’Eurogruppo ai leader dei partiti greci che sostengono il suo governo e del quale il leader di Nea Dimocratia, Antonis Samaras, ha ribadito anche nel fine settimana di non voler assolutamente sentir parlare.

Eppure Papademos è sempre piaciuto a destra come a sinistra, nessuna delle due parti ha mai messo in discussione il suo operato anche quando forse ce n’era motivo. Scrive Gilda Lyghounis su Osservatorio Balcani che  Atene, come Roma, era stata richiamata per avere presentato ad Eurostat (l’Istat dell’Unione Europea) conti troppo rosei rispetto alla realtà: “il bilancio greco sforava il fatidico rapporto del tre per cento fra deficit e Pil consentito per entrare, e rimanere, in zona euro. E questo dal 1998 al 2004. E chi aveva preparato, per i primi tre anni, questi dati? Il metodico Papademos“. Conti truccati, quindi, che Papademos spiegò così: “Le discrepanze nei conti riflettono in parte il nuovo sistema adottato nel modo in cui le spese militari devono essere conteggiate”. Spese militari che pesavano per il 90% dello sforamento, ricorda ancora Gilda Lyghounis.

A questo tecnocrate, in certa misura responsabile della cosmesi del Pil ellenico, la missione impossibile del salvataggio greco mentre a Berlino già studiano una via d’uscita per Atene da sacrificare sull’altare dell’euromoneta.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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