UNGHERIA: Un politico certifica la propria "purezza di sangue"

Né rom né ebreo, con tanto di certificato. E’ successo in Ungheria dove un politico (di cui non si conoscono il nome né il partito, ma su quest’ultimo è facile indovinare) ha fatto un test genetico per dimostrare la sua purezza etnica e provare di non avere sangue zingaro o giudeo. Tutto è avvenuto nel 2010, mentre il paese si accingeva ad andare alle elezioni che avrebbero visto la vittoria schiacciante della destra conservatrice Fidesz e un 17% per Jobbik, il partito nazista magiaro che si rifà al movimento delle croci frecciate. Il politico in questione si è sottoposto ad analisi cliniche per dimostrare di essere geneticamente “puro” con tanto di certificato rilasciato dal Nagy Gén, un laboratorio privato di analisi. Il certificato in questione è poi finito su un sito internet di estrema destra e da lì è rimabalzato nel web.

Quest’atto di crassa ignoranza ha però avuto il merito di scuotere le intorpidite coscienze magiare. Il Consiglio per la ricerca medica in Ungheria (Ett) è insorto e ha definito “professionalmente sbagliato, eticamente inaccettabile e illegale” il documento e ha avviato un’inchiesta. Istvàn Raskò, direttore dell’istituto di genetica dell’Accademia ungherese delle scienze, ha sottolineato l’incosistenza del documento: “È impossibile dedurre le origini etniche dalle variazioni genetiche presenti nel genoma”.

La preoccupazione nella comunità scientifica, non solo ungherese, è palpabile: anche la Società Europea di Genetica Umana si è associata alle condanne e ha sottolineato nuovamente l’assenza di basi scientifiche su quanto sostenuto dal parlamentare ungherese parlando di una grave violazione dei diritti umani. Lydia Gall, ricercatrice di Human Rights Watch per i Balcani e l’Europa orientale, ha espresso così la sua preoccupazione: “Nella situazione di grave tensione nazionalistica che vive l’Ungheria, dove la violenza razziale contro i rom è in crescita, è preoccupante che un deputato sia ricorso a un attestato di purezza razziale da presentare agli elettori”.

 Quella ungherese è una società in crisi, attraversata da tensioni etno-nazionaliste, ma è anche una società antica, dalla grande cultura, che ha in sé gli anticorpi adatti a combattere il suo male. Il male ungherese, piuttosto, va inquadrato nel più generale stato di crisi morale della vecchia Europa, ora più che mai tentata dal nazionalismo esclusivo, dalla disgregazione, dall’intolleranza.

foto di Matteo Zola

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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