TURCHIA: Pinar Selek condannata all'ergastolo per terrorismo, ma quella bomba fu una fuga di gas

È cominciata nel 1998 e si è conclusa ieri con la peggiore fine immaginabile la vicenda di Pinar Selek, sociologa, condannata all’ergastolo.

Lei, che ora vive a Strasburgo e ha sulle sue spalle un mandato di arresto non appena farà ritorno in Turchia, si dice sconvolta: “Voglio la mia assoluzione indietro”.

Accusata di terrorismo, la sociologa turca è stata processata per l’esplosione al Mercato delle spezie di Istanbul, avvenuta nel luglio 1998 e che causò la morte di sette persone. Più di una rapporto di esperti aveva poi dimostrato che l’esplosione era stata in realtà causata da una fuga di gas, eppure il processo è continuato per quasi 15 anni. Pinar Selek è stata assolta tre volte, nel 2006, nel 2008 e nel 2011, e per due volte il procuratore aveva fatto ricorso in corte d’appello. L’ultima assoluzione, però, è stata annullata dallo stesso tribunale che l’aveva emessa, decisione non autorizzata e contro ogni regola giurisprudenziale.

La storia di Pinar Selek – che potete leggere più in dettaglio qui – viene ricondotta da molti alle sue ricerche sul Pkk, durante le quali aveva anche intervistato alcuni membri del partito armato comunista curdo, di cui non ha mai voluto fare i nomi alla polizia turca. Certamente è una donna scomoda al potere, femminista, antimilitarista, militante, la definiscono. Eppure c’è chi ritiene che ciò non basti a giustificare una sentenza tanto esemplare e un simile accanimento giudiziario, neppure da un paese come la Turchia, troppo spesso sotto accusa per l’incarcerazione di giornalisti o avvocati per i diritti umani. Ma le domande sulle vere ragioni di questa sentenza verso una donna ritenuta colpevole di un fatto non avvenuto, per ora, rimangono senza risposta.

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Chi è Daniela Piazzalunga

Ricercatrice di Economia presso l'Università di Trento e affiliata ai centri di ricerca IZA, CHILD-Collegio Carlo Alberto e LISER. Si occupa di economia del lavoro, economia di genere e della famiglia. Quando non girovaga per l'Europa, scrive per East Journal di discriminazioni di genere.

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