ECONOMIA: Oltre l’euro, la moneta complementare. Un’idea per uscire dalla crisi

di Alessio Mazzucco

Non avrai altra moneta all’infuori di me?

C’è chi odia l’euro, chi lo incensa. Dall’inizio della crisi dell’euro il dibattito continentale si è ancorato alla questione monetaria, considerata la chiave di volta della nostra Unione (ahimè, quanta aridità d’intenti!). Quel che si può fare è arricchire il dizionario (e il dibattito) politico europeo di un’altra istituzione al fianco della moneta unica, un’istituzione che risponda alle necessità dell’economia reale soffocata dalla crisi e dalla ristrettezza del credito: sto parlando della moneta locale, anche se sarebbe più corretto definirla complementare.

L’idea delle monete complementari non è nuova, né recente, ma affonda le radici nello studio della proposta keynesiana di Bretton-Woods, la creazione, cioè, di una moneta come unità di conto internazionale (il bancor) che misuri gli avanzi e i disavanzi commerciali dei paesi. Il fine ultimo: la compensazione multilaterale dei rapporti commerciali tra i paesi. La moneta complementare segue lo stesso principio.

Come funziona in sintesi

Si immagini un distretto industriale in cui operano A, B, C e D (quattro imprese collegate tra loro da scambi reciproci). Per semplificare descriverò un modello semplice. A cede beni a B, B a C, C a D e D ad A. Poniamo quindi una valuta come pura unità di conto, una misura che determini il valore degli scambi; si nomini l’unità di conto complemento e si ponga che abbia un rapporto con l’euro di 1:1. Lo scopo di questa valuta, del complemento, è misurare i rapporti di credito e debito tra le quattro imprese; in particolare, immaginando che scambino beni per un valore fisso di 10, si consideri A in credito verso B di 10 e in debito verso D di 10, e così via nella catena.

Ora, in un sistema monetario così come noi lo conosciamo, B dovrebbe ripagare A per 10 euro e dovrebbe ricevere da C 10 euro. Che i 10 euro vengano dalle proprie riserve liquide o da un prestito bancario (quindi un “acquisto” di moneta per 10 euro a fronte di interessi) non ha importanza: il nocciolo fondamentale è che nel sistema come noi lo conosciamo ci deve essere un passaggio di moneta per chiudere il rapporto economico aperto con lo scambio dei beni.

Cosa avviene in un sistema di moneta complementare? I crediti e i debiti delle quattro imprese non sono rapporti bilaterali (ovvero non si considera A in credito verso B per 10 complementi), ma sono considerati rapporti aperti con l’intera comunità delle quattro imprese (A è in credito di 10 complementi verso il distretto economico). Avviene così un passaggio di merci che non ha bisogno di un passaggio di moneta: i crediti e i debiti delle quattro imprese si compensano in quanto debiti e crediti nei confronti dell’intera comunità e non tra le singole imprese. In questo modello semplice, alla fine del ciclo di scambi, la compensazione dei rapporti economici riporta il sistema in una situazione di equilibrio, in cui nessuno ha debiti o crediti nei confronti di qualcun altro. Risultato: le quattro imprese hanno scambiato tra loro beni senza alcun passaggio di moneta euro, ovvero non hanno preso a prestito moneta col fine degli scambi (né dovranno pagare interessi corrispondenti).

Il modello semplificato permette di capire a grandi linee il funzionamento. La domanda che rimane è: a cosa potrebbe essere utile? E soprattutto: perché serve un altro tipo di moneta?

A cosa serve?

La moneta, secondo la teoria contemporanea, è quella merce che racchiude in sé tre funzioni: unità di misura (per tenere il conto dei rapporti economici di credito e debito); il mezzo di scambio o pagamento (per chiudere un rapporto pre-esistente); riserva di valore (ovvero una merce che può essere stoccata indefinitamente senza costi oltre l’inflazione). La teoria che sussiste alla moneta complementare definisce la moneta come un’istituzione appositamente creata per il funzionamento del mercato che svolge il ruolo di unità di misura (i 10 complementi di cui sopra) separatamente dalla funzione di mezzo di scambio. In breve, la moneta è innanzitutto unità di misura, e il mezzo di scambio è un qualsiasi bene o servizio che chiude il rapporto economico; nel caso del distretto industriale, il mezzo di scambio è propriamente la compensazione tra i rapporti.

La moneta complementare entra così nell’economia reale come alternativa (o appoggio) alle imprese soffocate dal sistema creditizio, quelle imprese, ad esempio, che non riescono ad accedere ai prestiti (propriamente l’acquisto di moneta a fronte di un pagamento d’interesse) non tanto per propria incapacità a produrre, ma per la stretta dei crediti nel sistema bancario.

Senza abbattere l’euro

Il rapporto con l’euro e con l’Europa? Nessuno vuole abbattere l’euro (o propone di farlo). Possiamo dirci europei ben al di là dell’appartenenza a un comune sistema monetario. La moneta complementare non vuole sostituirsi alla moneta unica, ma creare un sostegno all’economia reale, fornire strumenti alle imprese e ai distretti industriali per sfuggire alle maglie del sistema creditizio tradizionale. La moneta complementare è una semplice istituzione, uno strumento, nient’altro, che, dato in mano alle comunità sociali, politiche ed economiche che ne hanno necessità potrebbe rimettere in movimento il ciclo produttivo ed economico senza risentire degli attriti e delle distorsioni attuali dell’euro.

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Qualche esempio di sistema complementare attuale funzionante:

Wir (http://www2.wir.ch/index.cfm?DC86BF333C1811D6B9950001020761E5&o_lang_id=5)

Sardex (http://www.sardex.net)

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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5 commenti

  1. Interessante.
    Non mi è molto chiaro come la singola persona (lavoratore o consumatore) si situi in relazione alla moneta circolante.

    Rimanendo nel tuo esempio, cioè, supponendo che il lavoratore che lavora per l’impresa A abbia un salario di 1, che usa per comprare di prodotti da A, B, C, o D, questo salario gli verrebbe corrisposto, oppure sarebbe considerato un credito di 1 complemento verso l’intera comunità (ed eventualmente un debito di 1 per i prodotti acquistati)?

    Allo stesso modo, mi chiedo in merito alle pubbliche amministrazioni.

    Si tratterebbe cioè di una unità di misura valida solo tra imprese, oppure in ogni rapporto economico?

    • Buonasera,
      le rispondo subito sulla questione dei lavoratori: i lavoratori che fanno parte del sistema economico in esame (il distretto industriale) possono ricevere una parte dei loro pagamenti come aperture di credito misurate in “complementi”; il funzionamento è identico, solo che alle imprese di cui sopra si aggiungono soggetti terzi del sistema economico.
      Sulla questione delle pubbliche amministrazioni non posso dare una risposta precisa. Mi spiego. Ci sono due canali attraverso cui una PA interviene nel sistema economico: la prima come autorità fiscale e la riscossione delle imposte; la seconda come attori del circolo economico. Per quanto riguarda la prima, la riscossione di tributi attraverso i “complementi” necessita una legge apposita, quindi non si può creare immediatamente come invece può avvenire per le imprese. Nel secondo caso, invece, si potrebbe far entrare la PA come impresa “E”, nel senso che nulla cambierebbe in sostanza. Da quel che so, però, i sistemi citati funzionano solo tra imprese e lavoratori.
      Aggiungo che la pubblica amministrazione può comunque svolgere un ruolo fondamentale di garanzia, supporto e logistica (ruolo prettamente politico).
      Spero di aver risposto in modo esauriente alle domande,
      Alessio

  2. …esempi simili sono interessanti come “tampone”, ma vedo anche in soluzioni di questo tipo un “sprecare” risorse invece di concentrarsi sulla vera questione di fondo che ci stringe come un cappio, avvitandosi su se stessa; infatti il cuore del problema è che l’euro cosi com’è non funziona e l’unica vera soluzione a portata mano (quindi non qualcosa di teorico o mai sperimentato prima) è sotto gli occhi di tutti… applicare una politica economica di stampo neo-keynesiano definita MMT che come pre-condizione necessaria ha l’uscita dall’euro e il ritorno a monete nazionali sovrane.

    Senza dilungarmi, vi invito a informarvi direttamente sul sito ufficiale italiano http://www.me-mmt.info e a contattare i gruppi territoriali già operativi da tempo in giro per l’Italia.

    Saluti
    Lorenzo

  3. …scusate, il sito corretto è http://memmt.info

    Grazie
    Lorenzo

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