UNGHERIA: La protesta è un complotto della sinistra

L’Ungheria protesta, oggi, ieri, da giorni. L’Ungheria è in piazza, vandalizza le sedi del partito di maggioranza, occupa le sedi della TV nazionale, che da giorni ignora le richieste dei rappresentanti dell’opposizione.

L’ignoranza è forza

Ieri, giovedì 20 dicembre, la sera della firma del presidente della repubblica sulla legge che è stata soprannominata dai sindacati e dalle opposizioni “legge schiavitù”, la folla è scesa ancora una volta in piazza. Le manifestazioni si tengono da mercoledì 12 dicembre, giorno dell’approvazione della legge, e cercano di scuotere l’anima profonda di un paese che si sta abituando alla fine delle sue libertà.

D’altra parte, non nutrivano per gli eventi pubblici neanche quell’interesse minimo per capire che cosa stava succedendo. L’incapacità di comprendere salvaguardava la loro integrità mentale. Ingoiavano tutto, senza batter ciglio, e ciò che ingoiavano non le faceva soffrire perché non lasciava traccia alcuna, allo stesso modo in cui un chicco di grano passa indigerito attraverso il corpo di un uccello.

1984, Geoge Orwell

“È tutto un complotto. Tutto queste proteste di cui parla distrattamente la televisione, non sono l’Ungheria. La vera Ungheria, quella che conta, si è espressa democraticamente ad aprile, ha dato al Capitano il mandato per fare ciò che tutti noi volevamo facesse, mettere alla porta i migranti, gli sfruttatori, i criminali. Quelle persone che marciano sono marce, pagate dalle élite mondialiste, da una sinistra allo sbando, da quell’ebreo traditore che specula sulla pelle degli ungheresi, quelli veri. Vero come il Capitano. Noi ce lo ricordiamo il Capitano. Abbiamo sconfitto i comunisti insieme. Eravamo giovani allora, Capitano, ma adesso che siamo più vecchi, abbiamo capito che avevano ragione loro. Questi giovani non hanno vissuto quello che abbiamo vissuto noi. Questi giovani che parlano di libertà, non hanno capito che la libertà è schiavitù. Eppure, il ministero della verità lo ripete su tutti i canali: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.” È questa la coscienza ungherese? O l’Ungheria è composta anche dalle migliaia di persone che protestano da giorni?

La libertà è schiavitù

Il presidente della repubblica, János Áder, ha firmato con un giorno d’anticipo la legge che è stata soprannominata dai sindacati e dalle opposizioni “legge schiavitù”. Dopo aver constatato che l’ammontare delle ore di lavoro straordinario istituite dall’emendamento al codice del lavoro è previsto anche dalle legislazioni di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Repubblica Ceca, e che tali ore di lavoro non potranno essere imposte dal datore di lavoro, ma solo concordate col lavoratore, il presidente ha ritenuto la normativa non lesiva dei diritti del lavoratore. Nel concludere il suo intervento, Áder ha aggiunto che questa modifica non deve turbare le celebrazioni del Santo Natale, augurando buone vacanze ai suoi concittadini.

Eppure, il diavolo sta nel dettaglio. La normativa crea problematiche perché depotenzia l’efficacia contrattuale dei sindacati con le imprese, mettendo i lavoratori in una situazione potenzialmente ricattatoria. Infatti, i datori di lavoro potranno proporre individualmente un aumento delle ore di straordinario, e qualora i lavoratori rifiutassero, cosa impedirebbe a un datore di lavoro di poter scegliere tra un lavoratore più, e uno meno disposto a lavorare più ore, in presenza di questa legge? Forse lo sciopero di una sola persona? Infine, la possibilità concessa al datore di lavoro di pagare le ore di straordinario fino a 36 mesi di distanza, non sembra una delega allo sfruttamento dei lavoratori? Il primo ministro Viktor Orbán in persona ha detto che la normativa è nell’interesse dei lavoratori e lui rispetta i sindacati, ma hanno torto a protestare.

Ma il governo Orbán non era un esecutivo sovranista disposto a difendere la nazione dalle forze mondialiste? Non era Capitan Ungheria in persona, l’eroe che avrebbe dovuto salvare gli ungheresi dal nemico esterno? Il governo ha ammesso che questa norma è necessaria agli stabilimenti automobilistici tedeschi che da anni sono in carenza di personale. Con l’aumento dei giovani che lasciano il paese in cerca di opportunità lavorative all’estero, e il blocco di qualsiasi migrante economico ai confini, come si possono convincere le imprese tedesche a non delocalizzare gli stabilimenti? Qual è la nazione difesa da Capitan Ungheria? Di certo non i lavoratori, non i sindacati, e dopo la stretta sulle università dei mesi scorsi, neanche i giovani. D’altronde in questo consiste il bipensiero, nel dire tutto e il suo contrario, senza vederci contraddizione.

Foto: Banksy – Workers of the World Unite!

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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Un commento

  1. La UE neoliberista è peggio di una piovra mafiosa. Orban è il prodotto più significativo, abile manipolatore. I popoli devono affrancarsi da soli e non aspettare niente dalla UE.

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