BALCANI: Rimandati di un anno i negoziati di adesione all’UE per Albania e Macedonia

Lo scorso 26 giugno, gli stati membri, riunitosi nel Consiglio UE hanno acconsentito ai negoziati di adesione con Albania e Macedonia, ma ne hanno rimandato l’avvio a giugno 2019. La Commissione Europea, nel suo rapporto annuale sull’allargamento presentato ad aprile 2018, aveva già raccomandato di avviare i negoziati con i due paesi. A causa dell’opposizione di Francia, Olanda e Danimarca la questione per ora non arriverà quindi sul tavolo del Consiglio Europeo, la cui approvazione è necessaria per avviare formalmente i negoziati di adesione con i paesi candidati.

Le conclusioni del Consiglio UE sui negoziati di adesione

Nonostante l’opposizione di Francia, Olanda e Danimarca ad ulteriori avanzamenti nell’allargamento dell’UE, dopo dieci ore di discussione tra i ministri degli affari esteri dei governi UE, un compromesso è stato però raggiunto. Le conclusioni del Consiglio indicano quindi nel giugno 2019 una data possibile per l’avvio dei negoziati e prevedono la prima conferenza intergovernativa con i paesi candidati per dicembre 2019. Le conclusioni del Consiglio permettono inoltre alla Commissione di iniziare già da ora con i necessari preparativi – redazione di un quadro negoziale e “screening” del diritto interno rispetto all’acquis comunitario. Una soluzione non ottimale ma già un passo avanti rispetto all’ultima discussione sull’allargamento in seno al Consiglio UE (che l’anno scorso non aveva trovato alcun accordo) o alla dichiarazione finale del recente summit UE-Balcani di Sofia (che non aveva neanche fatto menzione del futuro allargamento).

I negoziati di adesione rappresentano il grande passo nel percorso d’adozione formale della legislazione europea da parte dei paesi candidati, e necessitano per questo motivo dell’accordo di tutti gli stati membri riunitosi al massimo livello politico nel Consiglio Europeo. Se si guarda alla precedente esperienza croata, sono necessari più di 6 anni per la conclusione di tutti i capitoli negoziali, seguiti da altri due anni per la firma e la ratifica del trattato di adesione da parte di tutti gli stati membri UE, alla quale segue l’effettiva integrazione nell’Unione Europea del paese candidato. Al giorno d’oggi, tra i paesi dei Balcani occidentali, solo Serbia e Montenegro hanno avviato i negoziati di adesione (i quali appaiono già ben più lunghi rispetto al caso croato), mentre Albania e Macedonia restano ancora in attesa.

L’opposizione pretestuosa della Francia…

Francia e Olanda si sono spesso opposte al processo di allargamento dell’UE. Non è però un segreto che, dato il peso politico, sia stata la Francia di Macron a determinare lo slittamento a giungo 2019 dell’avvio dei negoziati di adesione. Tra le ragioni di questa opposizione, vi è la diffusa avversità dell’elettorato francese all’allargamento dell’Unione ai nuovi membri dell’Europa orientale. Insomma, a far paura all’elettorato francese sarebbe ancora l’“idraulico polacco”, oggi macedone. Per queste ragioni, Macron, in calo di popolarità, ma ancora intenzionato a portare avanti il proprio progetto di riforma dell’UE, non intende affrontare le prossime elezioni europee di maggio 2019 prestando il fianco all’accusa di aver acconsentito all’allargamento.

Per ritardare l’apertura dei negoziati di adesione, Francia, Olanda e Danimarca hanno quindi insistito in modo pretestuoso sulla necessità di maggiori garanzie in termini di consolidamento dello stato di diritto e di lotta alla corruzione. Nelle conclusioni del Consiglio UE si raccomanda quindi ad Albania e Macedonia di continuare nel cammino intrapreso, e si sottolinea che gli stati membri valuteranno la possibilità di avviare i negoziati di adesione sulla base dei rapporti sull’allargamento 2019 della Commissione. I quali, vale la pena di ribadirlo, già quest’anno raccomandavano l’avvio dei negoziati.

Di fatto, sin dal 2013 la Commissione ha sviluppato l’approccio dei “Fundamentals First”. Secondo tale approccio, i capitoli negoziali su stato di diritto, diritti fondamentali e sistema giudiziario vengono aperti all’inizio dei negoziati e chiusi solo alla fine di essi, divenendo l’asse fondamentale sul quale ruota tutto il processo d’adesione. In tal mondo, la Commissione ha la possibilità di monitorare in maniera approfondita le riforme nel campo della giustizia e il consolidamento dello stato di diritto in un arco temporale ben più ampio. Non è certo nell’anno in più richiesto da Francia e Olanda che sarà possibile valutare alcun tipo di reale consolidamento in questo senso.

… e le ricadute nella regione

L’atteggiamento assunto dal Consiglio UE su pressione della Francia è miope per più di una ragione. Da una parte, apre all’accusa di doppiopesismo nel valutare i progressi dei paesi della regione. All’approfondita riforma della giustizia albanese, seguono ulteriori condizioni e ritardi. Tutto ciò, rischia di dare adito alle ricorrenti teorie secondo le quali il percorso di adesione di Serbia e Montenegro sarebbe reso più facile dalla paura europea che, in caso di rallentamenti, questi possano cadere sotto l’influenza russa.

Dall’altra parte, i governi dell’UE rischiano di esporre alla feroce critica interna due delle leadership della regione maggiormente impegnate nel riformare in profondità il proprio paese. In particolare, il primo ministro macedone Zaev è recentemente riuscito a raggiungere un accordo per la risoluzione della complicata questione del nome con la Grecia. L’accordo prevede l’adozione del nome di Repubblica della Macedonia del Nord tramite referendum in autunno. Tale referendum sarà particolarmente duro per Zaev, soprattutto se questi non sarà in grado di presentare sensibili passi avanti nell’adesione della Macedonia all’UE o alla NATO. Saltato l’avvio dei negoziati di adesione con l’UE, nonostante la Grecia abbia effettivamente tolto il proprio veto, Zaev deve ora sperare nel vertice NATO che si terrà i prossimi 11 e 12 luglio per riuscire a portare a casa un risultato utile.

Chi è Pierluca Merola

Nato a Roma, appassionato di Balcani e allargamento dell'UE, risiede a Bruxelles. Collabora con East Journal da Maggio 2016, per il quale narra di avvenimenti croati e balcanici. Parla correntemente inglese, francese e croato.

Leggi anche

CROAZIA: Paese al voto, sfida tra il premier Plenković e il presidente Milanović

Croazia al voto: è sfida tra il premier uscente Andrej Plenković, e il capo dello stato Zoran Milanović

Un commento

  1. Speriamo si tengano alla larga dalla UE, altrimenti anche questi paesi diventeranno dei rottami come il Sud Europa e la stessa Grecia.

    Ma non vedono i disastri che porta con se l’adesione al circo europeo?

    Ovunque Bruxelles stende la mano trasforma tutto in un livido inferno.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com