UCRAINA: A Kiev un viale intitolato a Stepan Bandera. La riscossa del nazionalismo

La nascita del Viale intitolato al nazionalista ucraino Stepan Bandera a Kiev si inserisce nell’ormai famoso processo di decomunizzazione, avviato, sull’onda della rivoluzione di Maidan e del conflitto con la Russia, dal molto discusso pacchetto legislativo approvato nell’aprile 2015. Il cambiamento della toponomastica e dei simboli sovietici ha un forte valore simbolico per la nuova Ucraina e rappresenta un importante e, per certi versi inevitabile, processo di riscoperta della propria identità nazionale. Non mancano, però, le contraddizioni su alcune importanti pagine della storia del paese che, se non indirizzate attraverso un ampio dibattito sociale ed accademico, continueranno a costituire un punto di frizione all’interno dell’identità pluralista ucraina.

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La nazionalizzazione della storia

Se la trasformazione di via Lenin in via Lennon nel piccolo villaggio di Kalyny nella parte sud-occidentale dell’Ucraina ha fatto sorridere a molti, non ha provocato lo stesso effetto il recente annuncio del Consiglio Comunale di Kiev. Con 87 voti a favore e 10 astenuti si è deciso di rinominare il “Moscovskij Prospekt” intitolandolo in onore dell’ambigua figura di Stepan Bandera. La questione, però, non riguarda tanto il nome di una della principali arterie della capitale e l’uso strumentale che ne possa fare Mosca a scopi propagandistici, quanto piuttosto una più ampia revisione della recente storia ucraina in chiave nazionalista, iniziata dopo la “rivoluzione arancione” e rinata con rinnovato vigore dopo Maidan. Il punto focale, infatti, trascende miti e simboli e il loro utilizzo contingente, e riguarda piuttosto il consolidamento di una visione “monista” del passto, promossa dalla politica culturale dell’attuale governo, che continua a marginalizzare le “altre identità” del paese. Non si tratta quindi solo di decomunizzazione, processo inevitabile e quanto mai auspicato in Ucraina, ma piuttosto di una vera e proprianazionalizzazione della storia che ha l’effetto di sradicare le plurime identità dell’Ucraina contemporanea, rafforzandone una ma indebolendone l’insieme.

Per approfondire: Stepan Bandera, eroe o criminale? Ma non è questo il punto

L’ambiguo ruolo dell’Istituto Ucraino di Memoria Nazionale

A finire sotto accusa negli ultimi mesi è stato l’Istituto Ucraino di Memoria Nazionale e il suo direttore Volodymyr Viatrovych. L’Istituto controlla ora l’ampio archivio di documenti, prima sotto tutela del KGB e del suo successore ucraino SBU, inerenti non solo ai crimini del periodo stalinista e alla propaganda sovietica, ma anche all’attività dei movimenti nazionalisti ucraini di cui l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) è il principale rappresentante.

Il cuore del problema sta proprio qui. La figura di Viatrovych, apertamente nazionalista, e il suo controllo sull’archivio storico ancora ampiamente inesplorato perché rimasto segretato fino a pochi anni fa, hanno suscitato un aspro dibattito sull’obiettività del processo di riscoperta del passato che sta avvenendo in Ucraina. Alcuni membri della comunità di storici, stranieri e ucraini, hanno evidenziato, ad esempio, diversi problemi nell’accedere agli archivi e messo in discussione le qualità accademiche di Viatrovych, accusato di negligenza e manomissione di documenti che evidenziano i crimini commessi da Stepan Bandera e dai nazionalisti (accuse ovviamente respinte dall’interessato). Proprio la rivalutazione del ruolo dell’OUN e del suo braccio armato, l’Esercito di insurrezione ucraino (UPA) e la marginalizzazione storica degli aspetti più controversi nella loro lotta per la formazione di un’Ucraina etnicamente unitaria, rientra nell’ampio tentativo di promuovere una visione unilaterale e acritica della storia, tacendo sul ruolo dei nazionalisti nell’olocausto e nei massacri nei confronti di civili polacchi ed ebrei durante il secondo conflitto mondiale. Questa rimane, infatti, ancora una delle più significative eredità del presidente “arancione” Viktor Yushenko che si è andata a consolidare con l’attuale governo e con le leggi sulla memoria promosse con forza da Volodymyr Viatrovych e dal Ministro dell’Educazione Serhiy Kvit. Proprio Kvit tramite una circolare ministeriale, aveva raccomandato nel giugno 2015 di “presentare l’UPA come simbolo di patriottismo nella lotta per l’indipendenza” e Bandera come una delle “figure eminenti del popolo ucraino”.

Non è solo un dibattito accademico

Anche se quello intorno all’Istituto Ucraino di Memoria Nazionale potrebbe sembrare solo uno sterile dibattito tra storici, esso in verità rappresenta un elemento fondamentale nella costruzione dell’ampia identità nazionale e della sua influenza sulle molte facce dell’Ucraina contemporanea. Ma non solo. Il dibattito sul ruolo dei nazionalisti ucraini influenza anche la postura del paese nei confronti dei suoi vicini, così strettamente interconnessa a causa di un passato fatto di comunanza e repulsione, di imperi e confini mobili. Sarà sicuramente una casualità, ma il fatto che il Viale Stepan Bandera sia sorto appena qualche giorno prima di quello che viene considerato come il giorno del ricordo del Massacro dei polacchi in Volinia (11 luglio) ad opera dei nazionalisti ucraini, non è passato inosservato a Varsavia. I fatti risalenti al 1943 rappresentano ancora, infatti, uno dei argomenti più divisivi nelle relazioni tra Ucraina e Polonia.

Per approfondire: La doppia (e reciproca) pulizia etnica tra Polonia e Ucraina (parte 1) e (parte 2)

In un processo per certi versi perverso e paradossale, l’Ucraina sta facendo quello di cui si accusa spesso la Russia di Putin e cioè un’ampia revisione e reinterpretazione della storia. Se, ad esempio, da una parte si tende a sottacere e minimizzare le responsabilità sovietica nel Holodomor, dall’altra si nasconde sotto uno strato di sabbia il controverso e ancora poco conosciuto ruolo, ed i crimini, dei nazionalisti ucraini durante la seconda guerra mondiale. L’Ucraina ha d’avanti a sé un lungo e difficile percorso di riscoperta del proprio passato, ed è davvero un peccato buttare al vento quest’importante occasione a causa della crescente strumentalizzazione della storia, di cui il Viale Stepan Bandera a Kiev diventa solo un piccolo esempio.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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