CALCIO: L’insana passione calcistica del dittatore ceceno Kadyrov

Ramzan Kadyrov, spietato dittatore ceceno, che corre in un campo di calcio accanto a Maradona. Ruud Gullit, mitico giocatore del Milan di Sacchi, che allena il Terek Grozny, squadra della capitale cecena. Mike Tyson che boxa insieme al già citato autocrate, criminale di guerra senza scrupoli. Uno scherzo? Neanche per sogno. In questa repubblica del Caucaso del Nord, sopravvissuta a due terribili guerre con la Russia, capita questo e altro. Frutto di una sincera passione per lo sport da parte del dittatore Kadyrov o di una strategia politica? Probabilmente entrambe le cose. Fatto sta che negli ultimi anni sono state tantissime le star del calcio mondiale che hanno calcato il terreno del maggiore stadio ceceno, l’Akhmat-Arena, così chiamato in onore del padre di Kadyrov, Akhmat. Molti anche gli italiani, da Baresi a Totò Schillaci, passando per Dino Baggio, Pietro Vierchowod e Claudio Gentile. Un’insana passione, che dimostra come lo sport sia usato sempre più spesso per dare una rispolverata all’immagine dei dittatori più impresentabili.

Ma chi è Ramzan Kadyrov? Personaggio quantomai controverso – signore della guerra e fedelissimo di Putin – non ama certo passare inosservato. Accusato di violazioni dei diritti umani e numerosi omicidi politici, Kadyrov si è dimostrato negli anni spietato nel reprimere ogni possibile dissenso, facendo della Cecenia da lui governata un suo feudo personale. La sua milizia, i Kadyrovtsy, è stata accusata accusata delle peggiori efferatezze, e sulla figura dello stesso leader ceceno – come raccontato da Anna Politkovskaya, che lo definì «lo Stalin della nostra epoca» – pesano ombre piuttosto inquietanti, anche i per i canoni non proprio edificanti di un ‘normale’ autocrate. Torture inflitte personalmente a prigionieri, rapimenti e altre atrocità senza fine, caratterizzano una figura i cui tratti sconfinano pericolosamente in quelli del sadico e del sanguinario.

Un profilo, il suo, che sembra non turbare più di tanto il sonno di molti campioni dello sport. Una posizione riassumibile, in breve, con le parole di Gullit. Nel 2011, alla domanda dei cronisti sulla situazione dei diritti umani in Cecenia, l’ex-giocatore olandese rispose: «devo solo occuparmi di calcio, il resto non è affar mio». Un’indifferenza che pare però non estendersi, per molti campioni, al denaro finito nelle loro tasche grazie alle generose offerte di Kadyrov. Si è parlato di cifre da capogiro. Un milione di euro a Maradona per la sua comparsata cecena, il doppio invece a Mike Tyson, per il quale Kadyrov vanta una particolare “amicizia”. Per il “fedele” Gullit, invece, 4,5 milioni di euro a stagione (mai conclusa) per sedere sulla panchina del team locale, naturalmente di proprietà del dittatore. Altri, più dignitosi – come Zinedine Zidane – hanno preferito rifiutare l’offerta proveniente da Grozny, per quanto sostanziosa. Anche per il nuovo stadio di Grozny, la già ricordata Ahmat-Arena, Kadyrov non ha badato a spese: 280 milioni di dollari per un impianto che può accogliere 30.000 spettatori.

Presidente del Terek Grozny, squadra che milita nella massima divisione russa, Kadyrov non disdegna di farsi vedere spesso allo stadio. Il che provoca a volte incidenti piuttosto grotteschi, come quando nel 2013 il leader ceceno prese il microfono e iniziò a insultare pubblicamente l’arbitro con gli altoparlanti dello stadio. A parte episodi come questo, il Terek Grozny si sta distinguendo come una squadra di ottimo livello. Attualmente settima in campionato, ha battutto di recente anche lo Spartak Mosca con un gol magnifico, che ha fatto la gioia dei tifosi e di Kadyrov.

Purtroppo, è davvero difficile esultare.

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Foto: Le Nouvel Observateur – AFP

Chi è Simone Zoppellaro

Giornalista e ricercatore. Ha trascorso sei anni lavorando fra l’Iran e l’Armenia, con frequenti viaggi e soggiorni in altri paesi dell'area. Scrive di Caucaso e di Medio Oriente (ma anche di Germania, dove vive) su varie testate, dal Manifesto, alla Stampa, fino al Giornale, e ancora sulla rivista online della Treccani. Autore del volume 'Armenia oggi', edito da Guerini e Associati nel 2016. Collabora con l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccarda.

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