SERBIA: "Tiro avanti come posso". Parla Jovanka Broz, vedova di Tito

Dalla morte del presidente Josip Broz Tito, avvenuta il 4 maggio 1980, la first lady Jovanka Broz (nata Budisavljević) non è più comparsa sulla scena pubblica e non ha mai voluto rilasciare interviste. Negli ultimi anni le cose sembrano essere cambiate e l’ex first lady jugoslava ha deciso di rompere il silenzio. Una delle prime interviste da lei rilasciate è stata a Nada Torlak del quotidiano serbo Politika oltre un anno fa, il 29 maggio 2009. Daria Costantini  ne ha fatto una traduzione per i lettori di East Journal.

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Jovanka Broz, vedova dell’ex presidente della Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, nelle ultime settimane è nuovamente oggetto d’interesse mediatico. Le visite dei due ministri del Governo serbo, Rasim Ljajić e Ivica Dačić nella casa dove vive dalla morte di Tito, hanno nuovamente attirato l’attenzione del pubblico sulla strana posizione di colei che ricopriva il ruolo di first lady nel periodo in cui La Jugoslavia era uno stato potente e rispettato.

Dopo queste visite, i ministri hanno dichiarato che faranno il possibile per migliorare la sua situazione. Tutto ciò, oltre alla nutrita speculazione ed ai dettagli sensazionali che contornano il suo caso già da tre decenni, ha fatto sì che Jovanka Broz diventasse nuovamente oggetto d’interesse mediatico.

La signora Broz per tutto questo tempo non si è fatta sentire nemmeno una volta sulla scena pubblica. Seppure a lei si rivolgessero giornalisti delle più autorevoli redazioni del mondo, ha sempre educatamente rifiutato di parlare di sé, benché con i compensi proposti avrebbe potuto vivere più che dignitosamente.

Poco tempo fa ha accettato per la prima volta di rispondere ad alcune domande di una giornalista di Politika.

Perché il 4 maggio di ogni anno, anniversario della morte di Tito, non fa più visita alla tomba di suo marito nella Casa dei fiori e non depone più il  suo mazzo di fiori sulla lapide in marmo?

Non ci vado perché non voglio che là, davanti alla Casa dei fiori, mi aspetti Ognjen Grković, un tempo segretario del generale Nikola Ljubičić il quale, subito dopo la morte di Tito, cercò di farmi firmare un documento dove c’era scritto che avrei lasciato tutto allo Stato incontrando, tuttavia, il mio secco rifiuto. Risposi che nè potevo nè volevo farlo, considerando che di qualche cosa dovrò pur vivere, ma lui mi riferì il messaggio di Ljubičić: di starmene zitta e di essere felice perché mi avevano lasciato viva?! Non voglio farmi fotografare sorridente dai giornalisti, come nulla fosse successo, magari anche con Marica Trljin e Ranko Bugarčić che più tardi presero anche loro parte a questa sporca faccenda.

Come fanno a non vergognarsi guardandomi negli occhi? Vogliono queste fotografie nei giornali solamente per pulirsi pubblicamente la faccia. Per anni ho scritto lettere di protesta, ho pregato che queste persone non mi aspettassero, ma invano. Ecco perché non vado alla tomba di mio marito – spiega per la prima volta, rassegnata ed amareggiata Jovanka Broz.

Sono queste le uniche ragioni della sua assenza?

Ormai da anni non ho una macchina con cui venire alla tomba. A dire il vero quelle che parecchi anni fa avevo a disposizione erano sì vecchie ma è piuttosto strano che siano a riparare ormai da anni. Se chiedessi a qualche parente di accompagnarmi dovrei comunicarlo e dovrei richiedere il permesso …

Ci ricordiamo che il suo mazzo di fiori sulla tomba di suo marito spiccava sempre…

Si, ma non per molto, perché lo ricoprivano con gli altri fiori, ci buttavano sopra i mazzi degli altri visitatori, gli incaricati del protocollo se ne occupavano il meno possibile.

Negli ultimi giorni è stato nuovamente ricordato che siete priva dei diritti civili fondamentali …

Immediatamente dopo la morte di Tito mi hanno buttato fuori dalla casa di Uzička 15 come una vecchia valigia, in camicia da notte, senza niente, senza poter prendere nemmeno una nostra foto, qualche lettera, un libro, dei vestiti e, contro la mia volontà, mi hanno messa in una casa, dicendo solo temporaneamente, nella quale però vivo oramai da tre decenni. Da un lato per il pubblico era stato organizzato un solenne funerale al quale presero parte quasi tutti i capi di stato del mondo per rendere onore a quel grand’ uomo che fu Tito, dall’altro c’erano uomini che negli ultimi anni della vita di mio marito, fecero di lui quello che volevano e così anche con me, ed alla fine mi hanno anche derubato. Ci sono quelli come Grković che è stato promosso di grado forse per il misfatto commesso nei miei confronti.

Fino ad oggi non avete ricevuto il certificato per la concessione della pensione?

Si, non posso ricevere la pensione di Tito perché non ho i documenti e perché Tito “non riceveva alcuno stipendio” come mi ha comunicato Fadilj Hodža il 12 luglio 1982 in presenza di alcuni pseudo legali. Non ho mai ricevuto nessun certificato per la pensione. È vero che ricevo un compenso, di cui però non ero a conoscenza. Il signor Ljajić è stato il primo politico che si è interessato alla mia situazione. Come moglie del presidente della una nazione ma anche come combattente, ex colonnello e come insignita di medaglia all’onore ho il diritto, come ogni altro abitante dello stato, a ricevere la pensione e ho il diritto di avere un alloggio adeguato che non sia temporaneo come il mio attuale, dal quale possono buttarmi fuori quando vogliono.

Per fortuna la salute è stata dalla mia parte e ho potuto badare a me stessa, come se vivessi per dispetto. Tiro avanti come posso e come riesco.

Sperate che le cose possano, d’ora in poi, andare diversamente?

Sputeranno ancora su di me per proteggere se stessi e per nascondere le loro sporche tracce e i loro misfatti. Già da anni qui c’è in atto una terribile campagna contro Tito, da anni si fomentano i bollori invece che pensare a placarli …

Articolo originale di Nada Torlak, apparso su Politika il 29 maggio 2009

Chi è Daria Costantini

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