CRIMEA: La penisola contesa anche su Google Maps

da KIEV – La penisola di Crimea, annessa il 18 marzo 2014 dalla Federazione russa tramite un referendum non riconosciuto e attualmente amministrata dalla regione di Krasnodar, sembra essere ormai da tempo territorio conteso non solo tra Ucraina e Russia in tema di politica estera, bensì anche geograficamente. Il Cremlino lo rivendica come territorio russo e pretende che venga rappresentato nelle mappe locali e internazionali come tale; tuttavia l’Ucraina non la pensa allo stesso modo e chiede oggi a Google Maps di correggere le designazioni errate, proprio come ha recentemente fatto anche Mosca.

La richiesta dell’Ucraina

Lo scorso 6 marzo, l’ambasciatore ucraino negli Stati Uniti Valeriy Čalyj si è rivolto con una lettera ufficiale, ripresa in un post su Facebook, alla direzione del famoso motore di ricerca al fine di far correggere la rappresentazione errata della penisola di Crimea, che su alcune mappe viene indicata non come facente parte dell’Ucraina ma della Federazione russa.

Il diplomatico ucraino ha osservato che la designazione errata della Crimea su Google Maps contraddice la chiara e ferma posizione dell’amministrazione statunitense, del Congresso degli Stati Uniti e dell’ONU. Evidenzia, inoltre, l’inammissibilità del coinvolgimento di un’azienda di fama mondiale come Google nella guerra d’informazione che il governo di Mosca ha intrapreso a livello internazionale, diffondendo disinformazione, fake news e propaganda, come nel caso della Crimea sulle mappe.

Il punto di vista del Cremlino

D’altro canto, lo scorso gennaio, il portavoce del parlamento russo Vjačeslav Volodin ha richiesto un incontro con i rappresentanti di Google in quanto la penisola di Crimea veniva designata in maniera errata per alcuni utenti iOS in Russia, che la visualizzavano come territorio ucraino. “Contrassegnarla come territorio ucraino è incostituzionale” ha dichiarato Volodin, sostenuto dal portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, il quale ha ribadito che la Crimea fa parte integrante del paese e ci si aspetta che venga indicata correttamente a livello geografico.

Nonostante si sia rimediato all’errore, Mosca esprime la speranza di vedere Google Maps riconoscere la Crimea come parte della Russia non solo per gli utenti russi, ma anche per quelli del resto del mondo, e si dichiara pronta ad adottare una legge che prevede multe in caso di raffigurazioni della Federazione russa senza Crimea sulle mappe.

Le politiche di Google Maps

In un comunicato stampa, Google spiega che le mappe vengono designate in conformità alle leggi e norme locali sui confini internazionali, sforzandosi però allo stesso tempo di mostrare obiettivamente le regioni contese.

La società statunitense afferma che il contenuto localizzato su Google Maps UA e Google Maps RU è soggetto alla giurisdizione della legislazione di quel determinato paese, quindi in questo caso quella ucraina e quella russa. L’affiliazione della penisola dipende dalla versione del sito web e non c’è alcuna politicizzazione; la designazione della penisola non implica alcuna presa di posizione politica da parte di Google che, in materia di territori contesi, rappresenta queste controversie in maniera neutrale sulle mappe estere. “Ci sforziamo di visualizzare oggettivamente i territori controversi e per le versioni locali di Google Maps, come in Russia, rispettiamo le leggi locali quando visualizziamo nomi e confini”, afferma l’azienda.

Google Maps ha elaborato, così, tre diversi piani topografici della Crimea: uno per i visitatori che si trovano in Ucraina, includendo la penisola tra i suoi confini; un altro per gli utenti russi, dove la Crimea risulta parte integrante della Federazione russa, separata da una linea spessa con l’Ucraina e che ne determina il netto confine; e il terzo per la versione internazionale del sito, in cui l’utente identifica subito il confine conteso, segnato da una linea tratteggiata.

 

Immagine: Next Nature

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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Un commento

  1. Caro Putin, fino a quando la tua pazienza?

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