Mercoledì 21 novembre, il governo polacco ha deciso di accogliere le istanze della Commissione Europea, proponendo degli emendamenti alla legge del 3 aprile 2018, concernente l’abbassamento dell’età pensionabile dei giudici della Corte Suprema polacca. Il ministro della Giustizia della Polonia, Zbigniew Ziobro, ha affermato che il governo polacco sta rispettando i suoi obblighi, adeguandosi alla richiesta europea.
Il contenuto della legge
Il testo prevedeva l’abbassamento dell’età pensionabile da 70 a 65 anni, attribuendo al Primo Ministro il potere di nomina dei magistrati necessari a sostituire i giudici prossimi alla pensione. Inoltre, il Presidente della Repubblica sarebbe stato autorizzato ad aumentare, in modo discrezionale, il numero dei giudici della Corte Suprema. La legge, entrata in vigore con effetto retroattivo, ha pensionato 27 dei 74 giudici della Corte Suprema.
Il partito conservatore al potere, Diritto e Giustizia, aveva affermato che tale riforma si era resa necessaria per scardinare la presenza di anziani giudici comunisti dalle fila della Corte, in quanto inefficienti e legati a un passato ormai superato. Tra essi anche il Presidente della Corte, Małgorzata Gersdorf, che ha rifiutato il ritiro in quanto la Costituzione prevede un mandato di 6 anni, il quale le sarebbe negato. Gersdorf ha definito tale legge “una purga”, accogliendo il sostegno di proteste cittadine contro il governo polacco.
La risposta delle istituzioni europee
Le istituzione europee si erano già mosse da tempo per cercare di bloccare l’emendamento. La Commissione europea, vista l’assenza di misure del governo polacco atte a ristabilire la composizione precedente della Corte Suprema polacca, ha deferito il caso alla Corte di Giustizia dell’UE. Quest’ultima, il 19 ottobre 2018, ha richiesto la cessazione immediata della legge, in quanto lesiva del principio di autonomia giudiziaria e di inamovibilità dei giudici come valori fondanti dell’Unione.
La Corte di Giustizia dell’UE ha ricordato che l’autonomia dei giudici è necessaria al fine di un processo equo e imparziale. Il controllo politico del potere giudiziario, infatti, rappresenta una chiara violazione dello stato di diritto, principio evocato all’articolo 2 del Trattato dell’Unione Europea.
Foto: eulawanalysis.blogspot.com